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Criptovalute e sanzioni, il sondaggio: manca la formazione

Le criptovalute rappresentano una sfida per le istituzioni finanziarie anche per il rischio sanzioni che comportano.

Questo è quello che ha accertato un sondaggio svolto dalla International Compliance Association (ICA) che è parte di Wilmington PLC. L’ICA aiuta le aziende ad essere conformi a regolamentazione e conformità alle norme.

La ricerca è stata svolta su 401 intervistati, provenienti da settori quali banche, contabilità, gestione patrimoniale, assicurazioni, servizi di pagamento e scommesse e giochi.

Il 46% dei rispondenti ha dichiarato che criptovalute e tecnologie finanziarie emergenti necessitano di maggiore formazione e istruzione in relazione alla conformità alle sanzioni.

Effettivamente si tratta di un settore nuovo, in continua evoluzione, sotto l’occhio dei regolamentatori per il suo pseudo anonimato con annessi rischi di riciclaggio di denaro o di finanziamento edl terrorismo.

Ross Savage, Course Director e Global Lead – Sanctions Compliance alla ICA ha spiegato:

“Con la rapida ascesa delle criptovalute e delle valute digitali e delle tecnologie finanziarie emergenti, naturalmente i regolamenti continuano ad evolversi.  Ciò significa che le organizzazioni che operano in più giurisdizioni hanno costantemente bisogno di rivedere e valutare l’impatto della nuova legislazione e regolamentazione.  Pertanto, eravamo desiderosi di identificare le principali sfide di gestione del rischio di sanzioni affrontate dai leader aziendali e dalle organizzazioni che operano in tutto il mondo”.

Le sanzioni oltre le criptovalute

In realtà il sondaggio mette in risalto la necessità di avere maggiore formazione sul rischio di sanzioni in generale e non solo sulle criptovalute.

I numeri parlano chiaro:

  • il 70% degli intervistati ha intrapreso meno di dieci ore di formazione sulla gestione del rischio di sanzioni negli ultimi 12 mesi.
  • il 39,4% ha intrapreso meno di cinque ore.
  • Il 13% ha detto che nessuna formazione specifica sulle sanzioni è stata fornita al personale.
  • Il 10% non ha intrapreso alcuna formazione.

Tra coloro che non hanno avuto alcuna formazione, più del 70% lavora in aziende con più di 100 dipendenti.

Rispetto alle sanzioni e alle conseguenze, queste sono state le risposte:

  • il 42% si è detto preoccupato per il danno di reputazione;
  • il 27% teme multe sostanziali;
  • il 13% teme che siano un ostacolo per condurre affari.

Tuttavia il 68% degli intervistati ha anche affermato che l’azienda per la quale lavora ha avviato una valutazione del rischio sanzioni negli ultimi 12 mesi. Inoltre, la maggior parte delle aziende ha una persona addetta alla gestione di questo tipo di rischi, mentre “solo” il 24% non ha questo tipo di figura.

Aggiunge Ross Savage:

“Con il 55% degli intervistati che prevedono di apportare modifiche al loro programma di rischio di sanzioni nei prossimi 12 mesi (20% modifiche importanti, 34% modifiche minori), questo offre l’opportunità di ampliare i programmi di formazione per garantire che il personale sia pienamente attrezzato per comprendere la natura mutevole del rischio e del controllo delle sanzioni e le conseguenze complete della non conformità.

Mettendo le sanzioni in prospettiva, i controlli quadro sono ora una questione che riguarda l’intero team di gestione senior e i membri del consiglio di amministrazione per garantire la conformità con le normative e, in ultima analisi, proteggere l’azienda attraverso catene di fornitura sempre più diverse, sullo sfondo di un panorama in continua evoluzione”.

Che il panorama sia in continua evoluzione lo dimostra quanto sta avvenendo ad esempio negli Stati Uniti. Nella notte infatti è stato approvato l’Infrastructure Bill: quando diventerà legge effettiva, i soggetti implicati nelle transazioni del settore crypto saranno obbligati a fare rapporto all’IRS, l’agenzia per la riscossione fiscale.

Questo implica la necessità per il settore di adeguarsi, pena appunto il rischio di sanzioni o di veri e propri blocchi.

Eleonora Spagnolo
Eleonora Spagnolo
Giornalista con la passione per il web e il mondo digitale. È laureata con lode in Editoria multimediale all’Università La Sapienza di Roma e ha frequentato un master in Web e Social Media Marketing.
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