In un lungo articolo sul giornale online sudafricano Tweb, il professore Rabelani Dagada, professore della facoltà di Ingegneria all’università di Johannesburg, ha consigliato al Parlamento sudafricano di adottare una regolamentazione per le crypto, in quanto esse rappresentano una rivoluzione tecnologica non più arrestabile, alla stregua di quella industriale dell’ottocento in Gran Bretagna.
Summary
L’esortazione al Paese sull’apertura alle crypto
Scrive il professore:
“La tecnologia ha prevalso su l’opposizione violenta e regolamentare. Durante l’era della rivoluzione industriale, alcuni lavoratori in Gran Bretagna si ribellarono contro le aziende manifatturiere meccanizzate. Gli operai hanno intrapreso una guerra contro la tecnologia. Distrussero fisicamente macchinari di produzione, cotonifici e lanifici”.
Dagada fa riferimento alla grande occasione persa dalla Borsa sudafricana a dare il via libera, nel 2018, alla quotazione del primo ETF di Bitcoin, che lo avrebbe reso un vero e proprio hub per le criptovalute e l’innovazione digitale, considerando che il paese ha già servizi finanziari altamente sofisticati ed innovativi, rispetto ad altre economie in via di sviluppo.
Il professore cita come esempio l’exchange Luno, che è diventato in poco tempo uno delle principali piattaforme per il trading di criptovalute al mondo. A difesa della adozione della regolamentazione delle crypto il professore indica anche la possibilità per lo Stato di poter avere un introito importante dalla tassazione delle stesse.
“È chiaro che se SA vuole essere l’hub della criptovaluta, i suoi decisori politici e regolatori dovrebbero finalizzare la politica pubblica sulla criptovaluta” scrive in conclusione il professore.
Sud Africa, criptovalute e crimine
Il rapporto tra le autorità sudafricane e le criptovalute è da tempo piuttosto controverso, fatto di passi in avanti verso una sua regolamentazione e liberalizzazione alternati a clamorose retromarce.
Come quando ad agosto, Lesetja Kganyago, il Presidente della Banca centrale sudafricana, ha affermato che le criptovalute come Bitcoin non sono valute a causa del loro mancato rispetto dei tre standard chiave richiesti.
“Uno, deve essere un mezzo di scambio generalmente accettato. In secondo luogo, deve essere accettato come riserva di valore. E in terzo luogo, deve essere un’unità di conto. Una criptovaluta è una riserva di valore. È un mezzo di scambio ma non è generalmente accettato. È accettato solo da coloro che vi partecipano”, ha affermato durante una conferenza stampa Kganyago.
Il Paese da tempo permette lo scambio di criptovalute sui principali exchange ed ha legiferato in materia fiscale sugli asset digitali, per rispondere ad un sempre più crescente interesse verso il mondo cripto nel paese.
Nel 2021 il valore giornaliero degli scambi di criptovalute ha superato i 150 milioni di dollari. Si stanno però moltiplicando anche i casi di episodi criminali legati alle criptovalute, come la scoperta del più grande schema Ponzi legato alle criptovalute del mondo nel 2020, quando furono sottratti ad ignari investitori circa 580 milioni di dollari in Bitcoin.
Sempre in Sudafrica si è registrato nel 2021 il più grande episodio di hackeraggio, quando una misteriosa compagnia Africrypt, è riuscita a sottrarre dai conti di centinaia di investitori 3,8 miliardi di dollari.
Leggi più stringenti per regolamentare le cripto
Proprio per cercare di porre un argine a questi fenomeni, le autorità finanziarie sudafricane stanno accelerando verso l’approvazione di una rigida regolamentazione delle criptovalute che potrebbe essere pronta entro la fine dell’anno.
Così ha affermato Kuben Naidoo, CEO della Prudential Authority, che regola le banche e le assicurazioni del Paese. ha affermato a giugno a Bloomberg:
“Riteniamo che le criptovalute siano rischiose e vogliamo assicurarci che il settore finanziario sia consapevole di tali rischi e che i prezzi per tali rischi siano correttamente”.
Secondo le prime indiscrezioni tra le altre cose questa nuova regolamentazione dovrebbe permettere alle autorità finanziarie un maggiore monitoraggio delle attività legate alle criptovalute, comprese le negoziazioni giornaliere, la base dei clienti, i fornitori di servizi e il volume delle negoziazioni.
Sembra assodato ormai che per ora le valute digitali rimarranno prive di corso legale né saranno riconosciute come moneta elettronica.