HomeCriptovaluteHashKey, il primo exchange crypto di Hong Kong aperto ai retail

HashKey, il primo exchange crypto di Hong Kong aperto ai retail

Ieri, 28 agosto 2023, potrebbe essere ricordato nella storia come un giorno parecchio importante nel settore crypto: l’exchange crypto HashKey di Hong Kong è stato il primo in assoluto ad aprire il trading agli investitori retail in modo completamente autorizzato e regolamentato. 

Per comprendere a fondo la portata di questo evento occorre ripercorrere l’intera storia del rapporto tra la CIna e le criptovalute. 

Va però ricordato che, pur essendo ormai Hong Kong parte integrante della Cina, è pur sempre un territorio autonomo con leggi proprie, anche se tali leggi non possono essere in contrasto con quelle della Cina mainland. 

In altre parole ciò che accade a Hong Kong accade in Cina, sebbene in un territorio particolare in cui a volte vengono tentati dei veri e propri test, come quello in atto per le criptovalute. 

Cina, Hong Kong e crypto con HashKey

Inizialmente la CIna non si era opposta al trading crypto. Anzi, in un primo momento sembrava che volesse cavalcare l’onda della blockchain. 

Tuttavia presto scoprirono che la libertà assoluta generata dalla decentralizzazione era in contrasto con il regime autoritario altamente centralizzato cinese, tanto che questo contrasto ancora oggi appare insanabile. 

E così ad un certo punto la Cina, qualche anno fa, ha deciso di chiudersi nei confronti del settore crypto, arrivando addirittura a bandire completamente il mining ed il trading crypto. 

Il ban però non è risultato essere molto efficace, tanto che ad esempio già un anno dopo molti miner cinesi avevano riaperto le attività, ovviamente di nascosto. 

Le autorità cinesi in un primo momento hanno cercato di opporsi, per mettere un freno al proliferare delle mining farm illegali, ma senza ottenere risultati significativi a livello generale. 

L’anno scorso sembra vi sia stato un cambiamento nell’approccio della Cina nei confronti delle criptovalute

In particolare è stato scelto il territorio autonomo di Hong Kong per fare un esperimento, ovvero quello di rimuovere completamente il ban sul trading crypto. 

Si tratta di un esperimento confinato ad Hong Kong, e rivolto solo ai residenti locali. È però possibile immaginare che, in caso di successo, possa essere esteso anche a tutto il territorio cinese. 

L’esperimento di HashKey 

HashKey è un exchange crypto di Hong Kong che ha sempre fornito servizi ad una clientela business (ovvero professionale). Con il ban cinese sul trading crypto non poteva però fornire servizi anche ai clienti retail (i comuni cittadini che investono per scopi personali), fino allo sblocco di quest’anno. 

Come ha riferito ieri la fonte locale South China Morning Post, HashKey ha iniziato ufficialmente ad accettare clienti retail, così da consentire loro di scambiare Bitcoin ed Ethereum

Il trading vero e proprio verrà loro consentito entro una o due settimane, e l’exchange ha dichiarato di ambire a registrare da 500.000 a 1 milione di utenti entro la fine di quest’anno, con l’obiettivo di arrivare a 10 milioni nel 2025. 

Questi numeri fanno capire che il suo target non sono solamente i residenti ad Hong Kong, ma che si rivolge anche a clienti esteri, o forse persino residenti in Cina mainland. La società però ha specificato che inizialmente si rivolgerà primariamente a clienti retail residenti ad Hong Kong. 

Ad oggi HashKey è l’unico exchange crypto di Hong Kong ad accettare clienti retail, e ve ne è solo un altro (OSL) ad aver ricevuto dall’autorità locale (Securities Futures Commission, SFC) una licenza per poter offrire servizi di trading di asset virtuali. 

In altre parole si tratta a tutti gli effetti di un esperimento, su cui gravano però molte aspettative. 

In realtà gli investitori retail cinesi non hanno mai veramente smesso di fare trading con le criptovalute, solo che fino ad ora erano costretti a farlo in modo illegale, di nascosto. Ora invece, a quanto pare, dovrebbero poter tornare a farlo anche alla luce del sole. 

Da notare che in questa fase la legge locale vieta il trading di stablecoin e derivati crypto.

Il resto della Cina

Questa vicenda rende evidente sia la svolta nei confronti dell’approccio verso le criptovalute della Cina, sia la vera e propria apertura in atto dall’anno scorso. 

In effetti dopo aver preso atto del fatto che il ban non stava funzionando, l’unica alternativa sembrava essere quella di investire enormi risorse per combattere un fenomeno che tanto si stava comunque diffondendo, ed a quel punto tanto valeva accettarlo ed inglobarlo all’interno del recinto normativo. 

Per ora, dal punto di vista strettamente tecnico, questa apertura non riguarda l’intera Cina, ma solo il piccolissimo territorio di Hong Kong. Tuttavia è impensabile che, in caso di successo di questo esperimento, l’apertura non verrà estesa anche al resto del territorio. 

D’altronde il vero problema del ban che non si riesce a fare rispettare non sta ad Hong Kong, ma nelle zone più popolose dell’intero Paese, ed in quelle in cui c’è disponibilità di grandi quantità di energia elettrica a basso costo per il mining. 

Ovviamente però se l’esperimento si dovesse rivelare problematico, è lecito attendersi una nuova frenata. 

Non va però dimenticato che la Cina sta attraversando un periodo difficile, dal punto di vista economico finanziario, evidenziato dal colossale fallimento di Evergrande. In una tale situazione è plausibile che vogliano trovare nuove fonti di entrate, ed il settore crypto potrebbe essere parte della soluzione.

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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