Jonathan Levin, nuovo CEO in carica della società di analisi on-chain Chainalysis, è preoccupato della grigia regolamentazione sul fronte delle stablecoin crittografiche.
In una nota pubblicata nella giornata di oggi ha auspicato che il Congresso degli Stati Uniti cambierà alcuni aspetti dell’attuale norma, che soffoca le società americane.
Tutti i dettagli di seguito
Summary
Chainalysis annuncia il nuovo CEO dopo la partenza di Michael Gronager
La società di analisi blockchain Chainalysis ha annunciato un cambio al vertice dopo la partenza di Michael Gronager in ottobre. In un comunicato del 5 dicembre la società ha dichiarato che Jonathan Levin, è stato nominato CEO.
La nomina del CEO di Chainalysis è avvenuta circa due mesi dopo che l’azienda aveva dichiarato che Gronager si era preso un periodo di aspettativa, citando motivi personali Inoltre, Paul Auvil, ex direttore finanziario di Proofpoint, è stato designato come direttore indipendente nel consiglio di amministrazione.
Questa rimodellazione interna della società, impegnata nell’analisi blockchain, riflette il cambio evolutivo del panorama crittografico.
In una recente intervista il nuovo CEO ha affermato che Chainalysis proseguirà ad espandersi a livello internazionale.
I suoi obiettivi principali sono quelli della tutela degli utenti nel mondo crypto ed il monitoraggio dei soluzioni di custodia degli asset digitali nel settore privato.
Levin ha aggiunto di non aspettarsi cambiamenti nell’approccio dei decisori politici riguardo all’antiriciclaggio (AML) e alla sicurezza nazionale.
Tuttavia lo stesso imprenditore crede che sul fronte stablecoin verranno adottati dei forti cambiamenti in chiave regolamentazione.
Ciò che preme di più la necessità di una nuova normativa è l’incertezza sul tema dell’emissione delle stablecoin, del riscatto e della supervisione internazionale.
Stablecoin crypto: il 2025 dovrebbe portare ad una regolamentazione più trasparente
Il nuovo CEO di Chainalysis si aspetta che il Congresso degli Stati Uniti prenderà delle misure drastiche nel 2025 per rivedere la regolamentazione delle stablecoin.
In particolare il primo passo potrebbe essere quello dell’abrogazione dello Staff Accounting Bulletin 121, una norma che obbliga gli istituti finanziari a conservare nei propri bilanci le risorse digitali dei clienti.
Alcuni legislatori avevano provato ad eliminare la norma introdotta nel 2022, ma l’ex presidente democratico Joe Biden aveva posto il veto, impedendo l’abrogazione.
Con l’arrivo di Donald Trump tuttavia finalmente il settore crypto potrà dire addio a questa soffocante regolamentazione che limita le sue possibilità di crescita.
In particolare gli emittenti di stablecoin fanno fatica a tener traccia di tutti i track record delle operazioni finanziarie svolte con le proprie valute.
A maggior ragione se queste risorse sono emesse in modo decentralizzato, il controllo ad personam diventa praticamente impossibile varcando territori internazionali.
Nel suo intervento il CEO di Chainlysis ha fatto anche riferimento ad un possibile rinnovamento della regolamentazione anche per altre tipologie di asset.
Ecco quanto riportato testualmente da Levin:
“Probabilmente assisteremo a maggiori livelli di orientamento e potenzialmente anche ad alcune lettere di non-azione negli Stati Uniti su nuovi tipi di applicazioni e token crittografici”.
Mercato stablecoin in forte crescita nel 2024
Nonostante una regolamentazione ancora parecchio incerta, il settore stablecoin continua a registrare numeri da record.
Come riportato da The Block, la Total Stablecoin Supply è ai massimi storici per numero di monete emesse sul mercato.
Attualmente contiamo una capitalizzazione di 199 miliardi di dollari, in crescita di circa 100 volte rispetto a dicembre 2020. Anche da inizio anno abbiamo assistito ad un forte incremento delle stablecoin, con circa 70 miliardi di nuove monete emesse.
USDT rappresenta la maggiore stablecoin del mercato con un dominio del 61,8%.
A seguire troviamo USDC che gestisce un 25,24%, mentre chiude il podio la neo-arrivata USDe con un 4,17%.
Menzioni d’onore anche per DAI, FDUSD, PYUSD e TUSD.
Il market share delle stablecoin US-pegged (che riprendono il valore del dollaro USA) è molto maggiore rispetto a quelle ancorate all’euro.
Questo dettaglio testimonia che una regolamentazione strozzante come quella del MiCA in Europa non aiuta il settore degli asset digitali.