HomeBlockchainRegolamentazioneIl governo italiano cambia idea: niente tassazione crypto al 42%

Il governo italiano cambia idea: niente tassazione crypto al 42%

Ad ottobre il governo italiano, tramite il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), aveva proposto di aumentare al 42% la tassazione sulle plusvalenze crypto. 

Se la misura fosse stata approvata in via definitiva, si sarebbe trattato della percentuale più alta d’Europa. 

Tale decisione aveva scatenato una forte reazione da parte del settore crypto italiano, perché la riteneva giustamente punitiva nei confronti degli investitori italiani, e del settore stesso.

In Italia ci sono più di un milione di persone che posseggono criptovalute, e diverse aziende che operano specificatamente nel settore crypto. 

La marcia indietro sulla tassazione crypto al 42%

Va comunque sottolineato che diverse forze politiche appartenenti a quella stessa maggioranza che appoggia il governo si erano subito mobilitate per cercare di fare qualcosa. 

Infatti già ad inizio novembre si era iniziato ad ipotizzare concretamente una possibile modifica alla misura proposta dal MEF. 

Ieri l’onorevole Giulio Centemero, della Lega, ha reso pubblico sul suo profilo X ufficiale che la commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha approvato l’emendamento alla legge di Bilancio riguardante specificatamente la tassazione delle plusvalenze crypto.

Tale emendamento porta l’iniziale aliquota del 42% inclusa nel testo della legge di Bilancio 2025 al 26%, per il 2025, mentre la porta al 33% per il 2026. Inoltre abolisce la non-tax-area sotto i 2.000€, ed introduce una rivalutazione al 18%.

Centemero aggiunge che già dal prossimo decreto Milleproroghe lavoreranno sull’aliquota del 2026, per cercare di ridurla dal 33%. 

Ora spetterà alla Camera approvare o bocciare l’emendamento, ma pare vi sia un’ampia maggioranza favorevole che comprende di fatto tutte le forze di governo ma anche parte dell’opposizione. Ciò induce a credere che sia molto più probabile un’approvazione di questo emendamento, rispetto ad una sua bocciatura. 

Chi ha voluto l’aumento della tassazione crypto al 42%

La cosa davvero strana è che non sembra esserci nessuno favorevole a tale aumento. 

Pertanto la domanda nasce spontanea: chi lo ha voluto? 

A quanto pare non è stato il governo, perché è lo stesso che ora è favorevole ad eliminarlo. 

Non sono state nemmeno le forze di maggioranza, perché tutti e tre i principali partiti che appoggiano il governo (FdI, Lega e FI) si sono detti contrari. 

La misura è stata elaborata ed inserita nel testo della proposta di legge per il Bilancio 2025 dal ministero. È stata anche annunciata esplicitamente in conferenza stampa dal vice-ministro Leo, appartenente a FdI (il ministro Giorgetti è della Lega). 

Quindi solo il MEF era a favore, mentre praticamente tutti gli altri, compresa l’opposizione, erano in gran parte contrari. 

Stando a quanto rivelato dallo stesso onorevole Centemero, quella norma è stata inserita nel testo della proposta di legge da un qualche imprecisato soggetto esterno. 

Sebbene non vi siano ancora certezze a riguardo, l’ipotesi che circola maggiormente è che a suggerire l’inserimento dell’aumento al 42% della tassazione sulle plusvalenze crypto in Italia sia stata l’unica agenzia di Stato che continuamente si scaglia contro le criptovalute, ormai da diversi anni.

I commenti

Molti degli esponenti delle principali società italiane che forniscono servizi crypto si sono detti contenti di questo esito, e si sono anche complimentati con quei politici che hanno accolto il loro appello dandosi poi da fare per risolvere il problema. 

Sebbene in teoria non sia ancora detto al 100% che l’aumento sarà eliminato, ormai sembra davvero improbabile che l’emendamento che lo elimina non vada in porto. 

In particolare il CEO di Binance Italy, Gianluigi Guida, ha commentato dicendo che la decisione di mantenere al 26% l’imposta sulle plusvalenze da cripto-attività può garantire, seppur entro certi limiti, la continuità operativa di un settore in rapida evoluzione, senza confinare le opportunità di crescita dell’ecosistema Web3.

Ha detto: 

“Desidero esprimere la nostra gratitudine verso le Istituzioni italiane ed i loro rappresentanti, che si sono impegnati per trovare un equilibrio volto a non soffocare l’innovazione. Grazie ai loro sforzi, è stato possibile avviare un dialogo costruttivo, che siamo fiduciosi porterà ad individuare soluzioni a sostegno della crescita a lungo termine del settore”.

Guida fa anche notare che, con la mobilitazione delle principali realtà crypto italiane che hanno iniziato a dialogare con le forze governative, hanno constatato un’apertura verso il Web3 delle istituzioni italiane, che ha favorito discussioni aperte, trasparenti e costruttive. 

Infatti ha aggiunto: 

“Auspichiamo che questo possa essere il punto di partenza per un dialogo sempre più continuo ed una collaborazione reciproca con le istituzioni: il nostro Paese ha le potenzialità per cogliere ed accogliere appieno le potenzialità di un futuro all’insegna del digitale, posizionandosi come un promotore dell’innovazione tecnologica e della blockchain”.

Ha però anche espresso preoccupazione per il previsto aumento al 33% dell’aliquota a partire dal 2026, anche perché introdurrebbe una disparità fiscale rispetto ad altre tipologie di investimento simili, e rischierebbe di compromettere la competitività dell’Italia in questo settore contribuendo all’esodo di cervelli verso l’estero.

La partita quindi non è ancora chiusa. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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