In attesa dell’insediamento di Donald Trump come Presidente degli USA, il dollaro statunitense (USD) è sempre più forte.
Questo periodo di gran forza però potrebbe anche non durare a lungo.
Summary
Donald Trump aumenta la forza di USD
Prendendo come riferimento il Dollar Index, la risalita è iniziata ad ottobre 2024.
Infatti da giugno a settembre il Dollar Index scese da quota 105 punti a quota 100, anche se in passato era stato molto più in basso.
Anzi, ad inizio 2021, quando divenne presidente Joe Biden, era attorno ai 90 punti, ovvero il punto più basso degli ultimi dieci anni. Per trovare livelli ancora più bassi bisogna risalire al 2014, quando era in carica Barack Obama.
Nel primo anno e mezzo abbondante di amministrazione Biden il Dollar Index era salito fino a più di 113 punti, ovvero il punto più alto degli ultimi 20 anni. In seguito non è riuscito a reggere quei livelli, tanto che già a febbraio 2023 era sceso a 101 punti.
Da allora non è mai più sceso sotto i 99 punti.
Pertanto, a dispetto della propaganda anti-americana, sotto l’amministrazione Biden il dollaro USA (USD) non si è mai veramente indebolito. Anzi, ha continuato a mostrare segni di forza.
USD e Donald Trump: un rapporto d’amore e odio
Durante la precedente amministrazione Trump, da gennaio 2017 a gennaio 2021, il Dollar Index invece non aveva mai veramente superato i 100 punti, se non per breve tempo durante l’inizio della pandemia.
Aveva iniziato il 2017 a 100 punti, e dopo una brevissima risalita fino a 101,9, aveva poi iniziato una lunga discesa durata un anno che lo aveva portato sotto i 90 punti.
Nel 2019 era tornato sopra i 98 punti, per poi fare una breve escursione a 103 punti a marzo 2020, ma solo per poi tornare a 90 punti a fine mandato.
In altre parole, durante la precedente amministrazione Trump USD non fu mai veramente forte.
Le prospettive di USD
Attualmente il Dollar Index è tornato attorno a quota 110 punti, ovvero non distante dai livelli massimi degli ultimi 20 anni.
Ciò è dovuto anche proprio alla vittoria elettorale di Donald Trump, dato che fino a ottobre era ancora sotto i 105 punti.
L’ipotesi che circola infatti è che Trump punterà ad un dollaro forte.
Vi sono però almeno due indizi che fanno credere che ciò non sia per niente scontato.
Il primo, molto semplicemente, è il confronto con il precedente mandato di Trump, durante il quale il dollaro USA fu debole e non forte. Si rafforzò invece durante il mandato di Biden, per poi salire ulteriormente tra fine 2024 e 2025 con la nuova vittoria di Trump.
Il secondo è che, in realtà, all’amministrazione Trump potrebbe giovare nuovamente più un dollaro debole che un dollaro forte.
Se il dollaro forte riduce i costi delle importazioni, riduce però anche le esportazioni. L’unico modo per evitare l’isolamento commerciale, nel caso in cui venissero applicati nuovi corposi dazi alle importazioni, sarebbe quello di avere un dollaro debole per non indebolire troppo le esportazioni. Non va infatti dimenticato che quando si mettono dazi sulle importazioni è estremamente probabile che i paesi esportatori reagiscano facendo lo stesso, facendo quindi di fatto anche aumentare i dazi sulle esportazioni.
Donald Trump e l’influenza sul dollaro statunitense
Pertanto da un lato vi sono le promesse e la propaganda elettorale, secondo cui Trump sarebbe un forte sostenitore del dollaro USA e vorrebbe un USD sempre più forte.
Dall’altro invece c’è la realtà dei fatti, che dimostra come storicamente a Trump un dollaro forte non sia mai piaciuto, e che induce a credere che anche stavolta al nuovo presidente possa tornare utile un dollaro debole.
I mercati finanziari in realtà per il momento, con Trump non ancora entrato in carica, sembrano continuare a scommettere su un dollaro forte, anche perchè le previsioni a breve termine sembrano confermare che difficilmente ci sarà un crollo imminente.
Tuttavia l’andamento storico del Dollar Index ci mostra come i suoi periodi di crescita o decrescita siano relativamente lunghi (mesi, e non settimane), e come tendano ad alternarsi.
Pertanto, al di là delle dichiarazioni propagandistiche, vi sono molti indizi che costringono a prendere in seria considerazione anche l’ipotesi che nei prossimi mesi USD in realtà possa indebolirsi, e non rafforzarsi.
La de-dollarizzazione
Negli ultimi anni si è tanto parlato di possibile de-dollarizzazione.
Va detto che in effetti qualche Paese (in particolare i BRICS) ha provato a mettere in moto questo fenomeno, ma con risultati a dir poco scarsi.
Innanzitutto nessuno è ancora riuscito a mettere sui mercati una valuta che sia in grado realmente di fare concorrenza a USD. Sia chiaro, le dichiarazioni e la narrativa non bastano nemmeno lontanamente a trasformare una valuta in una reale concorrente del dollaro USA.
Inoltre il Dollar Index ha dimostrato, dal 2015 in poi, che il dollaro statunitense non accenna ad indebolirsi sui mercati internazionali.
In questo momento non si scorge nessun reale concorrente al mondo in grado di sfidare USD, ma solo dei candidati che però appaiono ancora troppo deboli per scalfire il suo predominio (perlomeno per ora).
In altre parole, non solo non vi è in atto alcuna concreta e significativa de-dollarizzazione, ma non se ne intravedono nemmeno i segnali. Oltretutto con Trump sembrano essere ulteriormente scese le probabilità di un tale scenario, tanto che la narrativa della de-dollarizzazione potrebbe essere destinata ad indebolirsi molto nei prossimi anni.