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Bitcoin e il caso FTX: effetto sulle giurisdizioni ristrette e sui creditori globali

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Nel panorama degli asset digitali, Bitcoin è spesso al centro dell’attenzione, ma il caso FTX degli ultimi mesi sta sollevando temi cruciali sulle modalità di rimborso per i creditori di tutto il mondo, in particolare nei cosiddetti “mercati a giurisdizione ristretta”.

Le vicende giudiziarie di FTX, con un focus particolare sui crediti provenienti dalla Cina, stanno tracciando nuovi confini su come la legge e la distribuzione delle criptovalute si intersecano, impattando direttamente le sorti di migliaia di utenti in tutto il globo.

Il caso FTX, Bitcoin e i crediti delle giurisdizioni ristrette

FTX, una delle piattaforme di scambio di asset digitali più influenti dell’ultimo decennio, ha richiesto al tribunale l’approvazione di una procedura che impatterà profondamente i creditori residenti in 49 giurisdizioni ristrette.

Secondo quanto emerge dai documenti giudiziari, tra i titolari di crediti provenienti da queste aree, ben l’82% del valore totale è attribuibile ad utenti cinesi, anche se questi ultimi rappresentano solo il 5% del numero delle richieste ammissibili.


Il piano di FTX riguarda esclusivamente territori dove il trading di criptovalute è vietato o dove la piattaforma operava senza le necessarie licenze di distribuzione.

Tra queste figurano, oltre a Cina, anche paesi come Russia, Iran, Corea del Nord, Afghanistan, Algeria, Belarus, Cambogia, Egitto, Libia, Myanmar, Pakistan, Siria e Zimbabwe.

La procedura proposta da FTX Recovery Trust stabilisce che tutti i crediti provenienti dalle giurisdizioni considerate a rischio rimarranno in stato “contestato” fino a quando non saranno ottenuti pareri legali favorevoli alla distribuzione delle somme.

L’obiettivo dichiarato è mitigare i rischi di compliance legati alle normative locali sui criptoasset e garantire che FTX non infranga né le leggi statunitensi né quelle dei paesi coinvolti.


I creditori interessati riceveranno 45 giorni di preavviso per contestare lo status della loro giurisdizione. Nel caso in cui non presentino obiezioni formali entro il termine indicato, perderanno automaticamente il diritto alla distribuzione delle somme.

Il meccanismo impone che ogni creditore intenzionato a contestare l’esclusione debba produrre una dichiarazione giurata (affidavit), accettando di sottoporsi alla giurisdizione dei tribunali americani.

Tali procedure legali comportano costi e complessità notevoli, spesso non accessibili al singolo utente medio.

In aggiunta, il FTX Recovery Trust deve presentare dichiarazioni giurate rinunciando a determinati procedimenti formali e accettando la giurisdizione dei tribunali competenti per ogni obiezione ricevuta.

Le obiezioni dalla Cina: rivendicazioni sul legittimo possesso di Bitcoin e criptovalute

Creditori cinesi si stanno già mobilitando attraverso azioni legali internazionali per contestare l’inserimento della Cina tra i Paesi a giurisdizione ristretta.

La loro tesi si fonda su un punto chiave delle normative locali: pur non sostenendo il trading di criptovalute, la legge cinese riconosce il diritto dei cittadini a detenere asset digitali nella sfera privata, classificando Bitcoin e simili come “beni di tipo commodity”.


Da qui, numerosi utenti stanno affidando a studi legali statunitensi la presentazione d’obiezioni ad ogni fase procedurale.

Non solo: viene sollevato anche il tema dei pagamenti in USD, dato che la riconciliazione dei crediti avviene in dollari statunitensi e i cittadini cinesi possono, entro certi limiti, detenere valuta estera all’estero secondo la normativa vigente sui controlli valutari.

Da febbraio 2025, FTX ha messo in atto due principali round di distribuzione dei fondi ai creditori. Il primo, riservato ai creditori con meno di $50.000 di esposizione (definiti “convenience class”), ha visto la ripartizione di 1,2 miliardi di dollari.

Il secondo round, destinato ai creditori con posizioni superiori, si è svolto a maggio 2025, con oltre 5 miliardi di dollari erogati.


Per garantire una maggiore accessibilità alla liquidazione dei crediti, FTX ha aggiunto Payoneer come terza piattaforma ufficiale di distribuzione, da affiancare a BitGo e Kraken, consentendo il pagamento in 93 giurisdizioni.

Tuttavia, gli utenti residenti nelle giurisdizioni ristrette non hanno ancora accesso a questi canali di distribuzione, rimanendo esclusi dai pagamenti.

Le restrizioni imposte dal tribunale e dal FTX Recovery Trust minacciano di prolungare ulteriormente l’attesa per migliaia di creditori, molti dei quali non hanno ricevuto risarcimenti da novembre 2022, data del collasso di FTX.

Questo scenario accentua il problema dell’esclusione finanziaria in regioni dove l’accesso alle cripto rappresentava una via alternativa di tutela del risparmio rispetto ai sistemi bancari tradizionali.


Il caso FTX solleva così nuovi interrogativi sulle ripercussioni delle restrizioni normative su Bitcoin e sui principali asset digitali nei mercati emergenti, dove la domanda rimane elevata ma la sicurezza regolamentare si fa sempre più incerta.

Casi giudiziari collegati: sviluppi e ripercussioni

Oltre al nodo sulle giurisdizioni ritenute a rischio, il tribunale ha respinto le richieste di Three Arrows Capital (3AC), giudicandole infondate e legate più a strategie di trading fallimentari che a presunte liquidazioni irregolari da parte di FTX.

Il quadro è reso ancora più complesso dalla vicenda giudiziaria dell’ex CEO Sam Bankman-Fried, attualmente imprigionato fino a dicembre 2044 per frode, e dallo strascico di cause civili contro celebrity endorsement.

Alcuni, come Shaquille O’Neal, hanno trovato un accordo pari a 1,8 milioni di dollari; altri, tra cui Tom Brady e Kevin O’Leary, sono ancora al centro di procedimenti aperti.

L’attuale vicenda di FTX e la questione delle giurisdizioni ristrette proiettano uno scenario di grande incertezza per i creditori alle prese con la lenta ripresa dei fondi.

Nonostante siano già stati erogati oltre 6,2 miliardi di dollari, migliaia di utenti rischiano di rimanere senza risarcimento a causa degli intrecci tra normativa locale, compliance e requisiti procedurali.

Di conseguenza, l’esito di questo dibattito condizionerà fortemente non solo le prossime distribuzioni ma anche il modo in cui piattaforme di asset digitali come FTX e gli investitori in Bitcoin si relazioneranno ai futuri sviluppi regolamentari a livello internazionale.

Per chi opera nei paesi a rischio, resta fondamentale monitorare ogni aggiornamento e valutare azioni legali o strategie difensive per tutelare il diritto al recupero dei propri asset.

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