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Tokenizzazione 2025: l’assalto agli asset reali (RWA) è iniziato

A 30 settembre 2025, la capitalizzazione delle stablecoin sfiora i $280 miliardi, mentre i Treasury tokenizzati sommano “pochi miliardi” di AUM, come indicato da RWA.xyz. In questo contesto, la spinta porta gli asset reali on‑chain fuori dalla fase pilota e verso una vera scala operativa.

Negli ultimi 24 mesi il nostro team ha seguito oltre venti progetti istituzionali di tokenizzazione, partecipando a tavoli di implementazione con banche, asset manager e fornitori di infrastrutture. Secondo analisi pubblicate dal World Economic Forum e da McKinsey, l’interesse istituzionale è cresciuto rapidamente: i money market funds tokenizzati hanno superato $1 miliardo nel primo trimestre 2024, a dimostrazione della transizione da proof‑of‑concept a prodotti commerciali. Queste osservazioni pratiche confermano che tra il 2023 e il 2025 l’adozione ha accelerato, pur rimanendo concentrata in pool di liquidità specifici.

In breve — numeri chiave 2025

  • Stablecoin in circolazione: ~$280 miliardi.
  • Tokenized Treasuries: pochi miliardi di AUM.
  • Rendimenti dei Treasury hanno superato il 4% in alcuni momenti nel periodo 2023–2025, secondo i dati del U.S. Treasury.
  • Depositi bancari USA: oltre $18 trilioni (FRED).
  • Mercato globale dei money market funds: ~$8 trilioni (stima Investment Company Institute).
  • Outstanding U.S. Treasuries: circa $20 trilioni (SIFMA).

Tokenizzazione degli asset: cos’è e come si è evoluta

La tokenizzazione consiste nel rappresentare titoli, debito o contanti come token nativi su blockchain; consente trasferimenti quasi istantanei, l’integrazione con smart contract e una nuova forma di collateralizzazione programmabile. Detto ciò, il suo impatto emerge soprattutto quando gli asset entrano in sistemi interoperabili.

Le tre ondate

  • 2009: Bitcoin dimostra la scarsità digitale.
  • 2015: Ethereum introduce gli smart contract e apre la strada alla DeFi.
  • Dal 2020: stablecoin e asset reali tokenizzati entrano nell’uso istituzionale.

Non si tratta semplicemente di “digitalizzazione”, bensì di un cambio di architettura: gli asset diventano componibili, verificabili on‑chain e trasferibili in tempo reale, con regole di compliance incorporate direttamente nel contratto. In effetti, la programmabilità sposta funzioni operative nel livello del codice.

Perché adesso: i driver strutturali del 2025

Tre forze si sono allineate. Primo, il contesto di tassi elevati ha reso attraenti prodotti a rischio contenuto, come i Treasury a breve scadenza. Secondo, le stablecoin hanno creato un ponte in dollari a bassa frizione, con volumi di regolamento annuali nell’ordine dei trilioni. In questo quadro, la domanda di strumenti semplici e regolabili in tempo reale è aumentata.

Terzo, l’infrastruttura si è adeguata: Ethereum, potenziato dai layer‑2, e catene ad alto throughput come Solana riducono latenza e costi, consentendo un settlement quasi istantaneo. Tuttavia, la scelta della rete resta un compromesso tra performance e composabilità.

Infrastrutture di rete e stack di tokenizzazione

Fino al 2017, le rail pubbliche erano lente e onerose per le grandi istituzioni. Oggi, grazie a layer‑2 a basso costo, a soluzioni di custodia regolamentata e all’identità on‑chain (whitelisting), l’onboarding risulta molto più lineare. Va detto che la standardizzazione dei flussi riduce anche gli errori operativi.

  • Reti: Ethereum e relativi layer‑2 per la composabilità; Solana per l’elevato throughput.
  • Custodia: integrazione con qualified custodians.
  • Compliance: processi KYC/AML e transfer restriction on‑chain.
  • Oracoli e attestation: dati verificabili per il NAV e l’aggiornamento dei prezzi.

Come funziona la tokenizzazione, in pratica

Un emittente crea un token che rappresenta un asset sottostante (titolo, quota di fondo, cash). Lo smart contract regola operazioni di mint/burn, trasferimenti e diritti economici; la custodia dell’asset, quando necessario, può rimanere off‑chain. In questo modo, si coniugano la programmabilità della blockchain e i presidi tradizionali.

  • Emissione: token‑minting con controlli KYC.
  • Registro: trasferimenti on‑chain e riconciliazione automatizzata.
  • Operatività: distribuzione di interessi/dividendi via smart contract.
  • Riscatto: burn del token seguito dal settlement in fiat.

Impatto su mercati e liquidità

Il beneficio immediato è la riduzione dei tempi e delle intermediazioni. Il tradizionale T+2 passa a un T+0/atomic per molte operazioni, abbattendo i costi di controparte e il rischio operativo. Detto ciò, i processi legacy non scompaiono all’istante: convivono finché l’adozione non matura.

La liquidità degli asset tokenizzati è ancora contenuta, ma in crescita. I Treasury on‑chain, pur pesando “pochi miliardi”, restano distanti dal complesso mercato USA dei Treasury, che ammonta a circa $20 trilioni. Eppure, l’integrazione con la DeFi ne amplia gradualmente la superficie d’uso.

Tokenized Treasuries 2025: numeri e trend

  • Domanda trainata da tassi elevati e dalla necessità di cash management on‑chain.
  • Utilizzo come collaterale in protocolli DeFi permissioned.
  • Integrazione con stablecoin per consentire il settlement istantaneo.
  • Limitazioni: presenza di venue secondarie e frammentazione della liquidità.

Case study: dai pilota ai prodotti pubblici

Banche e fintech hanno sperimentato, per anni, emissioni private con player come ConsenSys, Tokeny e Securitize, e istituzioni quali JPMorgan, Santander e UBS. La svolta è arrivata con l’approdo a prodotti pubblici firmati da marchi globali, che hanno consolidato il percorso di adozione.

  • Franklin Templeton: il suo OnChain U.S. Government Money Fund, con share class “on‑chain”, ha raggiunto un AUM nell’ordine delle centinaia di milioni, operando su blockchain pubbliche.
  • BlackRock: il suo USD Institutional Digital Liquidity Fund “BUIDL”, lanciato nel 2024 su Ethereum, ha registrato una rapida crescita della raccolta nei mesi successivi.
  • Fidelity: ha avviato iniziative su fondi a breve termine con share class on‑chain nel periodo 2024–2025, collaborando con provider di tokenizzazione Fidelity Digital Assets.

Parallelamente, progetti come Onyx di JPMorgan (reti TCN) e Project Guardian di MAS stanno “industrializzando” i processi di emissione e settlement tokenizzato a livello istituzionale.

Asset reali tokenizzati per istituzioni

Quote di fondi, Treasury e strumenti di liquidità stanno migrando on‑chain, accompagnati da controlli su accesso e cap di trasferimento. Agenzie come S&P e Moody’s analizzano il rischio operativo e di custodia, inserendo questi prodotti nei canoni investment‑grade, come evidenziato da S&P Global Ratings e Moody’s. In effetti, i criteri di valutazione si stanno adattando alla componente on‑chain.

Regolazione: progressi e nodi aperti

Nel 2025 il quadro normativo è in continua evoluzione. In Europa, la normativa MiCA per gli emittenti di token e il regime pilota per la DLT applicabile agli strumenti finanziari sono già in roll‑out, come indicato da ESMA su MiCA e dal DLT Pilot Regime. In questo contesto, gli operatori stanno allineando policy e controlli.

Negli USA il contesto normativo rimane frammentato: si discute di regole su stablecoin e della definizione di security/commodity, mentre la prassi avanza attraverso filing e interpretazioni di no‑action. Nel frattempo, il BIS promuove l’idea di un unified ledger come base per mercati più interoperabili, come riportato dal BIS. Tuttavia, la convergenza tra giurisdizioni richiede ancora tempo.

Cosa manca per lo step successivo

  • Ulteriori piattaforme regolamentate per il mercato secondario e una maggiore concentrazione della liquidità.
  • Integrazione contabile end‑to‑end e un reporting standardizzato.
  • Una interoperabilità cross‑chain sicura, per evitare bridge fragili.
  • Maggiore chiarezza su custodia, contabilizzazione e tassazione.

Conclusione: dalla prova di concetto alla produzione

La tokenizzazione non è solo un ornamento tecnologico, ma un vero passaggio di architettura che riduce attriti, aumenta la trasparenza e integra gli asset tradizionali in un registro comune e programmabile. Con tassi favorevoli, infrastrutture mature e l’ingresso di attori istituzionali, la traiettoria resta chiaramente orientata verso l’adozione. Detto ciò, la scala dipenderà dalla qualità dell’implementazione.

La posta in gioco è alta: si tratta di spostare parte del mercato del debito pubblico, dei fondi di liquidità e dei depositi su rail programmabili. La tecnologia è pronta; il ritmo sarà definito dalla regolazione, dalla qualità dell’esperienza utente e da standard condivisi. Eppure, sarà l’operatività quotidiana a sancire la maturità del modello.

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