La recente riduzione da parte di Wall Street dell’esposizione alle azioni MicroStrategy segna un cambio di fase nel rapporto tra grandi investitori e Bitcoin, sempre più accessibile in forma diretta.
Summary
Perché Wall Street ha iniziato a ridurre le azioni di Microstrategy (MSTR) nel 2025?
Per anni, detenere direttamente Bitcoin è stato complesso per i grandi gestori. Vincoli di compliance, limiti interni e problemi di custodia rendevano scomodo avere BTC in bilancio, soprattutto per i fondi tradizionali.
Le azioni di Microstrategy quotate, invece, erano pienamente compatibili con i mandati esistenti. In questo contesto, MicroStrategy, società software con sede in Virginia, è diventata progressivamente il principale proxy legato a Bitcoin sui listini statunitensi.
Dopo la svolta del 2020, quando l’amministratore delegato Michael Saylor ha trasformato l’azienda in un veicolo di accumulo BTC, molti desk istituzionali hanno iniziato a comprare MSTR non per il software, ma per il suo bilancio carico di criptovaluta.
L’operazione era semplice: ottenere esposizione a Bitcoin tramite un titolo liquido, regolamentato e riconosciuto dagli organismi di vigilanza, evitando le complessità legate alla detenzione diretta dell’asset digitale.
Come MicroStrategy è diventata il “quasi ETF” di Bitcoin
Questa strategia ha funzionato per circa quattro anni. Saylor ha emesso convertibili, ha acquistato miliardi di dollari in BTC e ha ampliato l’esposizione degli azionisti ben oltre il semplice andamento del prezzo spot.
MSTR è così diventata una sorta di ETF ombra che Wall Street non poteva ancora comprare in forma ufficiale. La domanda è stata consistente: in alcuni momenti il titolo ha scambiato con un premio di 2x rispetto al valore netto di Bitcoin per azione.
La società ha abbracciato pienamente questo ruolo. Nel 2021 Saylor dichiarava: “Siamo una società operativa long Bitcoin con leva”. Inoltre, alcuni analisti hanno addirittura smesso di modellare i ricavi software nelle loro valutazioni.
Per molti allocatori, MSTR è diventato una posizione sintetica su Bitcoin: l’accesso diretto restava limitato, ma qui c’era un titolo la cui performance era strettamente legata a quella della criptovaluta.
Quell’equilibrio, tuttavia, non era destinato a durare per sempre.
Quanto pesa la riduzione di 5,38 miliardi nelle azioni di Microstrategy?
Tra fine secondo trimestre e fine terzo trimestre 2025, i portafogli istituzionali hanno ridotto l’esposizione contabilizzata in MSTR di circa 5,38 miliardi di dollari, secondo dati aggregati. Si passa così da circa 36,32 a 30,94 miliardi.
In termini percentuali, la flessione equivale a una diminuzione di circa 14,8% del valore nominale detenuto dalle istituzioni. Non si tratta di una svalutazione tecnica, ma di un ridimensionamento deliberato delle posizioni.
Nel periodo considerato, Bitcoin è rimasto relativamente stabile, intorno ai 95.000 dollari, con un picco sopra il nuovo massimo storico a 125.000 dollari. Il quadro, quindi, non è quello di un crollo di mercato.
Anche MSTR ha oscillato poco, scambiando per lo più vicino a 175 dollari. Questa stabilità di prezzo tende a escludere vendite forzate o forti deleveraging come cause principali. Non c’è stato un evento di liquidazione evidente.
Ne consegue che l’esposizione è diminuita perché i grandi investitori hanno scelto attivamente di smontare parte del trade.
Chi ha tagliato le posizioni e in quale misura?
Tra gli operatori che hanno ridotto maggiormente emergono nomi di primo piano come Capital International, Vanguard, BlackRock e Fidelity. Ciascuno ha alleggerito il portafoglio per circa 1 miliardo di dollari, o poco meno.
Il ridimensionamento non riguarda solo l’area periferica del mercato: coinvolge diversi gradini della scala istituzionale, dai grandi gestori globali ad altri player professionali.
Nel complesso si osserva un calo del 14,8% del valore detenuto, distribuito in modo ampio. In termini strutturali, questo movimento segnala un cambiamento di atteggiamento, più che un semplice aggiustamento tattico.
In valore assoluto, 5,3 miliardi di dollari sono una cifra notevole anche per Wall Street, dove ogni giorno passano di mano centinaia di miliardi. Tuttavia, va confrontata con l’insieme delle partecipazioni ancora in essere.
La riduzione delle azioni di Microstrategy è davvero così grande rispetto al totale?
A fine terzo trimestre, le partecipazioni istituzionali complessive in MSTR superavano comunque i 31 miliardi di dollari. La riduzione è quindi significativa, ma non azzera certo la presenza di questi investitori nel capitale.
Si può paragonare la situazione a un fondo con 100 miliardi di asset che decide di ridurre di 15 miliardi un singolo trade: il movimento è evidente, ma l’esposizione residua resta importante.
In termini pro capite, chi deteneva 100 dollari di esposizione istituzionale a MSTR alla fine del secondo trimestre si è ritrovato con circa 85,20 dollari alla fine del terzo. Un detentore di 1 miliardo è sceso a circa 852 milioni.
Detto ciò, il punto centrale non è solo la dimensione assoluta della riduzione, ma ciò che indica sul piano delle convinzioni. Il trade non è scomparso, ma appare in progressivo ripensamento.
Storicamente, nel 2021, quando Bitcoin segnava precedenti massimi e la volatilità era elevata, MSTR scambiava con premi vicini al doppio rispetto alle sue disponibilità nette di Bitcoin per azione.
Dal premio di scarsità alla libertà di scelta
Da allora, quello scarto si è progressivamente ridotto. In quest’ottica, la flessione del terzo trimestre 2025 sembra marcare un passaggio da un premio guidato dalla scarsità di alternative a una fase in cui gli investitori possono scegliere il canale più adatto.
Inoltre, oggi esistono molte più opzioni regolamentate per esporsi a Bitcoin senza passare per una società operativa. Questo riduce l’unicità del ruolo storicamente ricoperto da MSTR.
Cosa cambia con il calo di Bitcoin nel quarto trimestre?
Nel quarto trimestre lo scenario è mutato. Il prezzo di Bitcoin si è allontanato dai massimi recenti. Un’ulteriore pausa o correzione potrebbe mettere alla prova la tenuta degli azionisti ancora esposti al titolo.
Un periodo prolungato con Bitcoin sotto i 90.000 dollari evidenzierebbe la leva incorporata in MSTR: debito aziendale, rischio di diluizione azionaria e risultati del software spesso oscurati dalla gestione di tesoreria.
Se invece Bitcoin riuscisse a stabilizzarsi sopra i 100.000 dollari, il titolo potrebbe conservare una certa attrattiva come veicolo potenziato rispetto al possesso diretto dell’asset digitale.
In caso di nuova gamba rialzista, alcune società potrebbero persino invertire la rotta e aumentare di nuovo l’esposizione. Al contrario, una discesa verso area 80.000 renderebbe probabile un ulteriore alleggerimento delle posizioni.
Nel complesso, è plausibile che le comunicazioni relative al quarto trimestre mostrino una riduzione o, al massimo, un ritorno ai livelli precedenti, ma difficilmente un incremento marcato rispetto al secondo trimestre.
Qual è il vero significato strategico di questo spostamento?
La trasformazione in atto ha implicazioni che vanno oltre i singoli nomi coinvolti. È un segnale della maturazione raggiunta dai canali regolamentati per accedere a Bitcoin.
Per anni MSTR ha rappresentato una scorciatoia per Wall Street. Oggi quel percorso è diventato standard: sia gli investitori istituzionali sia i retail operano sul titolo con maggiore familiarità.
L’arrivo e la diffusione degli ETF spot e di soluzioni di custodia regolamentata consentono ai grandi portafogli di detenere BTC senza ricorrere necessariamente a un’azione come wrapper. Di conseguenza, strumenti come MSTR da imprescindibili diventano opzionali.
Per gli investitori al dettaglio il messaggio è duplice. Da un lato, il fatto che i grandi gestori rivedano il vecchio schema conferma che l’accesso diretto alla criptovaluta è entrato in una nuova fase.
Dall’altro, il ruolo del titolo tende a cambiare: più che canale principale per detenere Bitcoin, potrebbe assumere la funzione di copertura tattica o scommessa con leva sull’andamento del prezzo.
Le azioni di MicroStrategy nel panorama crypto
MSTR resta un asset di dimensioni considerevoli. A fine terzo trimestre oltre 30 miliardi di dollari di esposizione di mercato in mano alle istituzioni erano ancora collegati al titolo.
La società è lontana dall’essere irrilevante. Tuttavia, il monopolio di fatto sull’accesso al Bitcoin istituzionale mediante equity è terminato, sostituito da un ventaglio di alternative regolamentate.
Per chi mantiene una visione positiva di lungo termine su Bitcoin ed è disposto ad accettare il rischio aggiuntivo legato a una struttura societaria, MSTR rimane una scelta percorribile. Chi invece preferisce esposizioni più “pure” può ora utilizzare canali differenti.
In definitiva, la riduzione del 14,8% nel valore detenuto dalle istituzioni non rappresenta una fuga in massa, ma il riflesso di un diverso approccio al rischio e agli strumenti disponibili.
Per Bitcoin, questo passaggio è un indicatore di maturità del mercato. Per MSTR, è l’inizio di un ruolo ridefinito. Per l’ecosistema degli investitori, è il silenzioso atto successivo nella storia dell’adozione istituzionale delle criptovalute.

