Oggi, si è verificato un altro crollo di Bitcoin.
In realtà si tratta solamente di un ritorno ai valori di cinque giorni fa, quindi più che un vero e proprio crollo si è trattato dell’annullamento dei guadagni degli ultimi quattro giorni.
Infatti mercoledì scorso il prezzo di BTC oscillava all’interno di una forchetta compresa tra gli 86.000$ e gli 88.000$, ma ad un certo punto si impennò di colpo salendo sopra i 91.000$.
Lì è rimasto fino a ieri.
Summary
Il crollo di oggi
Poco prima della riapertura delle borse tradizionali dopo il weekend, il prezzo di Bitcoin era ancora sopra i 91.000$.
Tuttavia pochi minuti dopo la riapertura delle borse oceaniche il future sull’S&P500 ha iniziato a scendere.
In particolare la sua discesa ha accelerato una mezz’oretta dopo, innescando così anche una discesa del prezzo di Bitcoin a 90.500$.
Alla riapertura delle borse asiatiche si è verificata una nuova accelerazione della discesa del future sull’S&P500 che ha innescato la discesa di Bitcoin sotto i 90.300$.
Questa discesa a sua volta ha innescato forti liquidazioni forzate di posizioni long in leva, a causa delle quali nel giro di un quarto d’ora il prezzo di Bitcoin è sceso fin sotto gli 89.000$.
A quel punto, in teoria, avrebbe dovuto far segnare un rimbalzo, anche perchè solitamente è così che avviene dopo rapide e violente liquidazioni forzate.
Invece, il future sull’S&P500 ha continuato a scendere ancora per un’ora, tanto che anche BTC/USD ha finito per continuare a scendere, fin sotto gli 87.000$.
L’assestamento
Poco prima della riapertura delle borse cinesi è iniziata una fase di assestamento che però è durata solamente un’oretta.
Infatti i future sull’S&P500 hanno ripreso a scendere, e così anche BTC/USD ha ripreso a farlo.
A quel punto però il grosso della discesa è stato fatto, e sebbene il picco minimo giornaliero del prezzo di Bitcoin sia stato toccato sotto gli 86.000$, poco prima della chiusura della borse di Tokyo c’è stato un piccolo rimbalzo che ha coinvolto sia il future sull’S&P500, sia le borse cinesi, sia Bitcoin.
Tuttavia mentre il future sull’S&P500 si è fermato a -0,8%, per poi risalire leggermente a -0,5%, Bitcoin ha fatto segnare un -6%, poi risalito leggermente a -5%.
Curiosamente, invece, le borse cinesi hanno fatto segnare un +0,5%, in netto contrasto con il -1,9% della borsa di Tokyo (che ora ha già chiuso).
Il problema
Il problema pertanto si è concentrato sulle borse oceaniche e su quella giapponese, ed ha riguardato in particolare il future sull’S&P500.
Da notare che il prezzo dell’oro è salito dello 0,5%, denotando così in effetti una certa paura dei mercati asiatici nei confronti proprio dell’S&P500.
D’altronde è ormai da settimane che si parla di una possibile bolla speculativa gonfiatasi negli ultimi mesi sul mercato azionario americano, quindi non stupisce affatto che circoli un po’ di paura.
Ciò che invece colpisce è la netta differenza di trend tra la borsa giapponese e quelle cinesi.
Dando uno sguardo allo yen però emerge proprio una situazione molto particolare per quanto riguarda il Giappone.
Infatti dopo essersi indebolito molto nei confronti del dollaro fino al 20 novembre, negli ultimi dieci giorni lo yen ha iniziato a rafforzarsi leggermente.
Da notare che il Giappone avrebbe proprio bisogno di uno yen debole per far fronte ai dazi imposti da Trump al suo export negli USA, pertanto una sua risalita non è una buona notizia per l’economia del sol levante.
Il problema di Bitcoin
Tutto ciò spiega perché si è innescato un calo del prezzo di Bitcoin, ma non l’entità di tale calo.
Infatti, quando il prezzo di BTC stanotte è sceso sotto gli 89.000$ a causa delle liquidazioni forzate delle posizioni in leva, in teoria avrebbe dovuto rimbalzare. E invece non solo praticamente non ha fatto registrare alcun vero rimbalzo, ma dopo meno di mezz’ora ha ripreso a scendere.
In questo specifico momento pare che alcuni importanti Market Maker (MM) abbiano problemi di redditività.
È possibile che la seconda forte discesa di stanotte del prezzo di BTC, quella da 89.000$ a meno di 87.000$, sia dovuta a corposi scarichi di balene come gli MM.
Non è detto che si tratti proprio di scarichi degli MM, ma sembra molto probabile che si tratti di scarichi di balene.
Fortunatamente ad un certo punto il calo della borsa giapponese è terminato, ed ha iniziato a far valere il suo peso la piccola risalita delle borse cinesi. Ciò però non è stato nemmeno lontanamente sufficiente per annullare le perdite appena descritte, ma solo per limitarle impedendo un ulteriore forte crollo sotto gli 86.000$.
Ora la situazione sembra essersi calmata, ma potrebbe tornare a diventare effervescente alla riapertura delle borse USA. Da notare però che solo i mercati oceanici e giapponesi stanotte hanno prezzato un netto calo dell’indice S&P500, mentre quelle cinesi prima hanno attutito il colpo e poi hanno prezzato un calo nettamente inferiore e per nulla preoccupante.
Esiste persino la possibilità che se il dollaro USA oggi dovesse continuare ad indebolirsi, come sta facendo da una settimana, le borse statunitensi possano persino virare in positivo.

