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3 piccole ma grandi considerazioni su Ripple e XRP

C’è sempre una certa confusione riguardo Ripple e XRP, visto la società centralizzata che sta dietro al progetto offre soluzioni di pagamento per le banche. Inoltre, nonostante supporti e cerchi di proporsi come azienda che promuove la facilità di utilizzo dei digital asset, in realtà non possiede una vera blockchain.

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Tutto questo in realtà non ferma il successo della società di Ripple e l’ascesa in classifica di XRP che ad oggi, rappresenta la seconda crypto per volume d’affari, ma c’è bisogno di far chiarezza con 3 piccole ma grandi considerazioni su Ripple e sul suo token XRP.

  • Fiducia e Centralizzazione

Rispetto al sistema tradizionale delle valute fiat, la blockchain è un modello peer-to-peer che ha introdotto nuovi concetti innovativi sui sistemi di pagamento (e non solo) tra cui quello di decentralizzazione e di trustless. L’ecosistema crypto prevede infatti che non debba servire avere fiducia verso alcun intermediario o terza parte.

Con XRP, il token di RippleNet, controllata a sua volta dalla società Ripple, questo discorso sfugge di mano.

Ripple infatti, per rispondere alle necessità degli utenti ed investitori – soprattutto istituzionali – sulla volatilità della moneta digitale, e quindi per ottenere la loro fiducia, ha bloccato a titolo di garanzia ben 55 miliardi di monete XRP.

Una mossa che mette in dubbio anche l’ultima dichiarazione dello stesso Brad Garlinghouse, CEO di Ripple, che afferma “la crypto XRP potrebbe esistere anche senza Ripple”, il che forse potrebbe anche esser vero solo se Ripple fosse una società che partecipa al network di XRP, paragonabile quindi ad un singolo individuo, come per ogni sistema decentralizzato.

Questo, però non è possibile in quanto Ripple è il detentore del 62% di tutti gli XRP esistenti, attuando quindi una vera e propria centralizzazione, la stessa per cui è anche vittima di attacchi legali che vedono il token XRP come una security.

  • Ripple, XRP e il settore bancario

Il principio su cui si basa l’idea di criptovaluta è quello di evitare il controllo centralizzato cosa che, come già sottolineato, non è possibile con XRP visto la presenza centralizzata nella società Ripple.

Ma c’è una motivazione in più: i token sono già stati minati e quindi gli sviluppatori di Ripple possono decidere quando e quanto rilasciare o non rilasciare. Quindi, acquistare XRP potrebbe esser l’equivalente di investire in una banca.

Rimanendo sul tema bancario, si può notare che è vero che tutti gli individui possono acquistare ed utilizzare XRP, ma non è naturale che la stessa sia bloccata nel settore bancario, quasi volesse sostituire i processori di pagamenti bancari già esistenti, come SWIFT, per esempio. Garlinghouse ha di recente dichiarato che a breve ci sarà la possibilità che siano proprio le banche ad offrire servizi per custodire direttamente criptovalute per i loro clienti.

Ma se davvero la missione di XRP è quella di rimanere nel circuito bancario, cosa potrebbe succedere se gli stessi competitor – come appunto SWIFT – riuscissero nella stessa impresa di aggiudicarsi una crypto o un digital asset così da aumentare il proprio già reale potenziale attraverso la blockchain? Molto probabilmente, l’attuale successo di Ripple potrebbe esser messo in discussione.

  • Ripple, XRP e Bitcoin

L’ultima piccola ma grande considerazione è rivolta alle prime due attuali crypto in classifica Ripple – nonché il token XRP – e Bitcoin e all’immensa differenza che queste due tecnologie condividono pur risultando le più utilizzate.

Da un lato, Ripple (XRP) con Ripple Labs ha ricevuto investimenti da Santander, Axis Bank, Yes Bank, Westpac, Union Credit, NBAD e UBS. Dall’altro Bitcoin è l’ideale in assoluto di un sistema che elimina le banche e che, anzi, permetterebbe all’individuo di essere la propria banca, senza intermediari e limiti.

Nonostante i volumi di affari delle due crypto siano i più grandi dell’intero ecosistema e, valutando anche il fatto che si sia affermato che XRP è già utilizzato più di Bitcoin, rimane la sostanziale differenza del prezzo dei due crypto asset. La differenza tra i due rappresenta il reale valore attuale attribuito compreso di tutte le variabili tra cui l’utilità, cioè quanto gli utenti sono disposti a pagare per ottenere quel determinato asset.

Stefania Stimolo
Stefania Stimolo
Laureata in Marketing e Comunicazione, Stefania è un’esploratrice di opportunità innovative. Partendo come Sales Assistant per e-commerce, nel 2016 inizia ad appassionarsi al mondo digitale autonomamente, inizialmente in ambito Network Marketing dove conosce e si appassiona dell’ideale di Bitcoin e tecnologia Blockchain diventandone una divulgatrice come copywriter e traduttrice per progetti ICO e blog, ed organizzando corsi conoscitivi.
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