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L’intelligenza artificiale ci restituirà la creatività

2030: Odissea nei dati. È una mattina qualsiasi, anno 2030. L’avatar dello stilista, alimentato dall’ultimo LLM, ha passato al setaccio tutte le collezioni di moda globali e locali, di qualsiasi marchio, oltre a tutte le idee, gli schizzi, i post sui social media, le conversazioni private, video ed e-mail di tutti; tutto ciò, a partire dall’Impero Romano, grazie al famoso Google Odyssey, il database più grande al mondo, per cercare quella nuova idea di una camicia estiva, per la comunità Alpha di Berlino, ed in particolare per la tribù del CAP 10115, vicino al vecchio Muro. Il nuovo design viene creato istantaneamente dall’intelligenza artificiale e immediatamente distribuito ai primi 1.000, i fortunati a vincere la lotteria, tra coloro che si sono iscritti al workshop del marchio, con un semplice ‘tap’ delle dita dei loro avatar. Ricevono anche una frazione di bitcoin per il loro ruolo di ambasciatori. Se generano abbastanza interazioni, o buzz, su Roblox, verranno prodotte solo dieci capi e spediti a domicilio, a quelli con le migliori prestazioni. La designer del marchio non ha ancora disegnato nulla manualmente, ed il suo compito è piuttosto quello di interagire digitalmente con i suoi fan. Una volta che ‘un’ design viene battezzato per la produzione e distribuito in formato fisico, in edizione limitata, oltre che a venire prodotto in massa ma solo digitalmente, i diritti di proprietà intellettuale e i ricavi vengono distribuiti subito ai fan e agli azionisti, tramite blockchain, con calcoli elaborati da quantum computer che funzionano su occhiali, dispositivi indossabili o chip installati sul collo delle persone. Benvenuti nel futuro della moda.

Non siamo creativi e, se lo siamo, non veniamo pagati nemmeno adesso. L’intelligenza artificiale ucciderà la creatività e i diritti di proprietà. Questo è l’adagio più comune, che sento ripetutamente. Indovina? Non siamo creativi, da adulti, e la maggior parte delle cose che scriviamo online non dovrebbero essere protette, compreso questo articolo. Nel suo ultimo lavoro, “The Cost of Dull”, Adam Morgan mostra come un video in cui una vernice si asciuga abbia un rendimento molto migliore dell’85% di tutte le pubblicità del momento. Lo stesso vale per un video di mucche che mangiano erba. Morgan ha testato le sue ipotesi e presentato le sue intuizioni al famoso Festival della Pubblicità di Cannes, dove le persone più creative del pianeta si riuniscono per una settimana per parlare di creatività e, naturalmente, bere rosé.

Il problema è che i creatori di talento sono pochi, e non vengono pagati. La maggior parte delle interazioni sui social media sono passive (like) e i contenuti tendono a non essere originali (repost o retweet). Coloro che “creano” qualcosa di nuovo non ricevono abbastanza soldi. Secondo il Wall Street Journal, lo scorso anno il 48% dei veri creatori ha guadagnato 15.000 dollari o meno, mentre solo il 13% ha guadagnato 100.000 dollari o più. 

La capacità dell’intelligenza artificiale di moltiplicare la sperimentazione creativa ci fornirà gli strumenti per aumentare le nostre possibilità di coinvolgere il pubblico, se abbiamo qualcosa da dire (prompt). Ciò di cui abbiamo veramente bisogno è un sistema che ci permetta di monitorare il processo e i risultati dell’intelligenza artificiale, distribuendo al contempo gli incentivi lungo la catena alimentare. Ora abbiamo lo stack tecnologico: si chiama blockchain e AI. L’intelligenza artificiale sconvolgerà alcune professioni? Certo. L’intelligenza artificiale cambierà il modo in cui creiamo? Yes. L’intelligenza artificiale cambierà il modo in cui interagiamo digitalmente? Si’. Quindi, se gestisco una casa di moda, cosa faccio? O meglio, chi sarò come manager, creatore o leader d’impresa?

Chi sei? La creatività è un modo di operare, e necessita di un obiettivo e di una visione. L’obiettivo per qualsiasi azienda, e per la società in generale, quando i suoi poteri vengono aumentati dall’intelligenza artificiale e da altre tecnologie esponenziali come la blockchain, è triplice:

  1. Cercare conoscenza, come abbiamo fatto fin dall’Illuminismo, per risolvere problemi concreti delle persone, sempre in modo semplice ed efficace, e talvolta con una aggiunta di ispirazione e un senso di sorpresa, se pensiamo a come dovremmo trattare i nostri VIP e super-fan.
  2. Creare capitale sociale, ovvero assicurarsi che la nuova conoscenza e i suoi benefici siano condivisi il più ampiamente possibile, premiando azioni, contributi, ambasciatori, in linea con il tempo e la volontà delle persone di ‘ballare’ con un marchio, un’azienda e la loro rete di familiari, amici e contatti (giusto per essere chiari, pagandoli).
  3. Sfidare lo status quo, almeno digitalmente (simulare piu’ versioni di futuro), poiché i progressi tecnologici renderanno fragile qualsiasi attività e professione; e la tecnologia puo’ aiutare a costruire un Piano B.

Continua a macinare dati. La tecnologia ci renderà più creativi, più adatti a identificare e premiare equamente amici e sostenitori, e più capaci di far evolvere ciò che facciamo. 

Come sarà il futuro? Chiedi all’intelligenza artificiale, ma poni le domande giuste e controlla le risposte, se hai una visione di ciò che il mondo potrebbe conoscere, condividere e sognare. Se sei a corto di idee, continua a chiedere. Non troveremo una ‘teoria del tutto’ nell’AI, almeno fino al 2030. È sufficiente inseguire nuove conoscenze, un ampio accesso per tutti ad esse, e l’urgenza di cambiare, ripetutamente, o comunque essere pronti al nuovo.

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