Il mondo delle ICO ha compiuto da poco quattro anni.
Avviato nel 2014 con la nascita di Ethereum, l’innovativo sistema di finanziamento collettivo “Initial Coin Offering” ha già dimostrato di avere il potenziale per rivoluzionare l’industria degli investimenti a livello mondiale.
Un recente studio pubblicato da Fabric Venture (VC specializzato nel settore blockchain) e TokenData (fornitore di dati in ambito criptovalute) stima il totale del capitale raccolto a livello mondiale tramite ICO pari a 5,6 miliardi di dollari per il solo 2017.
Un ammontare significativo se confrontato con il totale dei finanziamenti diretti alle startup europee nel più ampio ambito tech sempre nel 2017, il quale risulta di sole tre volte superiore.
Allargando lo sguardo, occorre tuttavia chiedersi: il giovane ecosistema blockchain è pronto a gestire queste enormi immissioni di capitale?
La disparità tra domanda e offerta
Lo vediamo sul fronte della forza lavoro, dove la domanda non riesce ad essere soddisfatta da un’offerta ancora carente.
Questo ha causato il diffondersi di costi elevati per tutte le aziende del settore, finanziate da ICO e non.
Basti dire che le agenzie di collocamento, per posizioni in ambito blockchain, applicano costi di intermediazione eccedenti la media degli altri settori, talvolta raddoppiando le tariffe.
La forza lavoro stessa, d’altra parte, applica rincari simili sul proprio salario.
Occorre aggiungere che, se da un lato tale fenomeno ha impatti negativi sull’ecosistema, dall’altro ha innescato il diffondersi a macchia d’olio di attività volte alla formazione di figure professionali nel settore blockchain.
Il mercato dell’educazione blockchain, nato come risposta alla disparità tra domanda e offerta, non è certo un caso isolato.
Con il diffondersi dell’adozione del sistema di Initial Coin Offering come metodo di finanziamento, si è infatti sviluppato anche un mercato di servizi al contorno diretti a supportare le varie fasi di una ICO.
Tutto questo ha avuto un impatto positivo sul sistema economico, facendo emergere nuovi business e una strutturazione più professionale del processo di raccolta fondi e di comunicazione con gli investitori.
Ne sono esempio le aziende di code auditing (ovvero revisione del codice), la cui attività è volta all’analisi dei programmi informatici successivamente utilizzati per le raccolte di capitale tramite Initial Coin Offering.
D’altro canto, la strada per arrivare ad una situazione ottimale è ancora lunga.
La scarsità di strumenti essenziali per la gestione del processo di crowdfunding, così come per l’ordinaria amministrazione delle aziende blockchain, non facilita le attività di gestione aziendale e finanziaria.
L’attuale incertezza e cosiddetto hype dei finanziamenti tramite ICO facilitano l’avvio di nuove attività imprenditoriali e favoriscono gli investitori, assicurando loro la possibilità di investire in asset liquidi.
La crescita esponenziale dell’interesse per l’ecosistema blockchain si scontra però con l’immaturità tecnologica.
Configurato non soltanto come la disponibilità all’apporto di capitale di un numero crescente di investitori, ma anche nell’incremento del numero di aziende e progetti che si immergono in tale ecosistema, attratti dalle ingenti quantità di denaro che vi ruotano attorno.
La semplificazione delle procedure promosse da alcuni servizi, combinata con l’esorbitante risonanza mediatica provocata dalle ICO e la possibilità per i privati di speculare sul valore dei token, ha causato infatti il proliferare di progetti dal dubbio potenziale.
Diventa sempre più difficile, quindi, riuscire a distinguere i progetti di valore da quelli mediocri o, peggio ancora, truffaldini.
Questi, spinti a volte da una scarsa conoscenza della tecnologia, altre volte dalla possibilità di profitto immediato intrinseca al sistema delle ICO, promuovono lo sviluppo di prodotti e servizi basati sulla tecnologia blockchain, promettendo evoluzioni che poi non trovano riscontro nella realtà tecnologica.
Quello delle ICO è dunque uno strumento ancora agli albori e nelle prime fasi di adozione, il cui enorme potenziale è strettamente legato alla maturità dell’ecosistema e ad un’evoluzione normativa in corso d’opera.