Un certificato orientato alla tecnologia blockchain.
A lanciarlo è la tedesca Vontobel che propone, per la prima volta sul mercato, un Tracker Certificate (codice Isin DE000VN9C4B2) costruito sul Solactive Blockchain Technology Performance-Index.
E’ il segno delle attese positive che le grandi fabbriche prodotto della finanza cominciano a nutrire verso la tecnologia dei blocchi.
Il Solactive Blockchain Technology Performance-Index è un paniere che contiene fino a 20 titoli di società specializzate in Blockchain, o che stanno sviluppando tale tecnologia in diversi ambiti.
“Questo certificato consente di posizionarsi su un megatrend ancora in una fase embrionale ma dalle grandi prospettive”, afferma Helena Averty, Responsabile Public Distribution Italy di Vontobel Investment Banking.
Del resto le attese nei confronti della tecnologia Blockchain sono notevoli, è ancora un mondo inesplorato, occorrerà capire il ruolo che la catena dei blocchi avrà per l’economia e la società del futuro.
Secondo i dati di Deutsche Bank o Accenture, entro il 2027, circa il 10% del Pil globale potrebbe essere “immagazzinato” nella blockchain.
Per la Practical Blockchain del Gruppo Gartner, nel 2017 la tecnologia dei blocchi ha fornito un valore aggiunto stimato di 4 miliardi di dollari, che entro il 2030 dovrebbe raggiungere la cifra vertiginosa dei 3.100 miliardi.
Barclays potrebbe aprire al trading sulle cripto
Intanto l’istituto bancario inglese Barclays Plc sta valutando l’interesse dei suoi clienti circa un possibile servizio di trading desk per le criptovalute, in scia a quanto fatto da Goldman Sachs Group Inc.
Come specificato, Barclays ha finora fatto solo una valutazione preliminare della domanda e della fattibilità. In ogni caso si tratterebbe della prima banca europea disposta ad esporsi ufficialmente sul mercato delle cryptocurrency.
“Monitoriamo costantemente gli sviluppi nel settore della moneta digitale e continueremo ad avere un dialogo con i nostri clienti sulle loro esigenze sulle intenzioni di muoversi o meno in questo ambito”.
Ma il semplice fatto che Barclays abbia deciso di muoversi in tal senso confermerebbe che la domanda circa offerte di questo genere è alta, tanto da attirare l’attenzione di diversi hedge fund (si parla di circa 226 nomi presenti in un elenco risalente a febbraio di quest’anno, in aumento esponenziale rispetto al 2017 quando non arrivavano a 36), che si occupano di bitcoin e altre valute virtuali ansiosi di avere un garante o comunque una controparte che li aiuti a muoversi in un campo in cui le regole sono ancora all’inizio.