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A Malta fanno sul serio. “Le criptovalute sono qui per rimanerci, così come la blockchain”. Parola di Silvio Schembri, sottosegretario per i Servizi Finanziarie nell’isola. Il messaggio vale soprattutto per le banche: per quanto possano cercare di contrastare questo progresso in atto, non possono fermare l’onda: la tecnologia alla fine vincerà.
Silvio Schembri, tra le altre cose, è l’uomo politico incaricato dell’implementazione di blockchain e crypto a Malta, Paese UE che con il primo quadro giuridico per regolare il settore, ambisce a diventare una “Isola Blockchain” per investitori e aziende.
Intervenuto in una sessione Q&A tenutasi di recente alla Camera di Commercio di Malta, in occasione della conferenza stampa di lancio del token legato all’euro EURS di STASIS, il politico maltese ha mostrato un certo ottimismo sulla possibilità che le autorità europee un giorno accoglieranno l’innovazione crypto anziché respingerla.
Alla domanda su quale dovrebbe essere il prossimo step per arrivare all’introduzione delle criptovalute a livello di Unione Europea, il ministro maltese ha raccontato che “nove mesi fa la sensazione generale era che si volessero bannare le criptovalute”.
Da allora qualcosa è cambiato, se è vero che “a quanto mi risulta, in un voto di fiducia in Parlamento di recente ci sono stati due astenuti e soltanto un voto contrario” al business crypto, ha dichiarato Schembri. Aggiungendo “stiamo riscontrando un grande interesse da parte di diversi paesi, tra cui la Francia”.
Insomma, secondo Schembri la posizione a favore delle criptovalute è ora molto più forte in seno all’UE rispetto a prima. Schembri ha citato anche la posizione di Christine Lagarde, la direttrice del Fondo Monetario Internazionale secondo cui le crypto sono qui per restarci e che bisognerebbe concentrare i propri sforzi nella creazione di un quadro di regolamentazione adeguato.
“Mentre gli altri paesi stanno appena iniziando a discutere i modi con cui regolare il settore, noi abbiamo iniziato a operare e penso che il nostro quadro giuridico sia molto robusto e potrebbe gettare le basi per altri Stati membri”, chiosa Schembri.
L’Europa si sta muovendo, anche se a piccoli passi, verso l’adozione della tecnologia blockchain per iniziative legate all’economia reale. Con la European Blockchain Partnership, per esempio, l’UE ha già investito 80 milioni di euro e intende investire altri 300 milioni entro il 2020 in progetti concreti.
In un’altra dimostrazione di apertura al settore, di recente è uscito un rapporto esaustivo del Parlamento Europeo in cui si sottolinea come le criptovalute non andrebbero né ignorate né vietate. Entrambi gli approcci sono ritenuti infatti “estremi” e controproducenti.
Con la collaborazione di Matteo Oddi