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Amazon, Netflix e Google. I giganti del tech e la blockchain (parte 2)

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Leggi qui la parte 1 di questo articolo sulle FAANG e la blockchain

Tra i nomi del web, il colosso Amazon non solo da sempre vende beni, ma da lungo tempo commercializza anche data storage e capacità computazionale.

Considerata la sua posizione di fornitrice di servizi, per l’azienda è stato naturale sviluppare una propria piattaforma AWS, chiamata Amazon Web Services, in modo da poter supportare soluzioni blockchain:

La piattaforma permette di integrare su blockchain tutti i servizi offerti dal gigante di Jeff Bezos, con anche la possibilità di ricevere assistenza e consulenza da tecnici specializzati. Si tratta di una soluzione ormai consolidata e utilizzata da diverse aziende.

Tra l’altro è stato annunciato il 17 luglio scorso che anche l’intelligenza artificiale verrà integrata nella sua piattaforma con funzione antifrode e gestione dei servizi.

A inizio 2018 si era parlato della possibilità che Amazon accettasse criptovalute come pagamento o addirittura creasse un exchange, soprattutto dopo che si era scoperto che alcuni domini che fondevano Amazon col nome di diverse crypto (amazonethereum.com, amazoncryptocurrency.com, amazoncryptocurrencies.com) erano stati registrati a fine 2017. La voce si è rivelata inesatta o eccessivamente ottimistica, e nulla è successo in questo settore.

Cosa si sa di Netflix

Fra le FAANG quella che, per il momento, sembra la meno coinvolta nella blockchain è Netflix, soprattutto per la natura del proprio business, essenzialmente rivolto ai media.

Nel 2016 era uscita la notizia dell’introduzione della possibilità di pagare l’abbonamento tramite bitcoin, ma questa opportunità non si è ancora realizzata.

Eppure questa grande società di streaming dovrebbe prestare molta attenzione alle evoluzioni nella DLT, perché la possibilità di trasmettere dati in modo decentralizzato e sicuro non è limitata al settore finanziario.

Esistono già applicazioni come Livepeer sulla blockchain di Steem e Viuly su Ethereum che si pongono l’obiettivo della condivisione multimediale. Perfino Tron era inizialmente nato come piattaforma di condivisione multimediale.

Il lavoro di Google

Anche Alphabet, la holding di Google, si sta interessando in modo attivo alla blockchain. Già nel 2017 era apparso un brevetto per una blockchain non falsificabile facente capo all’azienda di Mountain View e si parlava di due filoni di sviluppo interni alla blockchain: il primo legato alla sicurezza, il secondo alla gestione dei servizi in cloud.

I due filoni paiono essersi però ricongiunti ed Alphabet si appresterebbe a lanciare un servizio su cloud collegato alla verifica delle transazioni e alla sicurezza.

Negli ultimi mesi vi è stata un’espansione notevole in questo settore effettuata tramite l’assunzione di esperti e accordi anche riservati con start up, secondo uno schema consolidato quando si vuole entrare con forza in un settore innovativo.

Ci sono stati anche contatti con Hyperledger Consortium, ma non è chiaro se questo sarà il partner principale per lo sviluppo della blockchain di Mountain View.

Insomma, anche se fonti ufficiali confermano la presenza di un nucleo di studio interno non è ancora chiara né la tempistica né il settore in cui questa tecnologia verrà applicata.

 

Fabio Lugano
Fabio Lugano
Laureato con lode all'Università Commerciale Bocconi, Fabio è consulente aziendale e degli azionisti danneggiati delle Banche Venete. E' anche autore di Scenari Economici, e conferenziere ed analista di criptovalute dal 2016.
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