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Antonopoulos, “Lo smart contract è un programma stupido”

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Andreas M. Antonopoulos, famoso esperto del mondo crypto, ha su Youtube una rubrica dedicata ad Ethereum.

Nel suo ultimo video, pubblicato oggi, gli viene posta una domanda interessante relativa agli smart contract: “gli Smart Contract sono legalmente accettati? Cosa succede se una delle parti del contratto è inadempiente?”

Questa la risposta di Andreas:

“Questa è davvero una bella domanda. Io penso che la parola Smart Contract confonda la maggior parte delle persone. Cosa è uno Smart Contract. Be’, non è intelligente e non è un contratto. Uno smart contract è un programma stupido. Uno smart contract è un programma scritto in un linguaggio che viene eseguito all’interno di una macchina virtuale basata su blockchain. Sono dei programmi. E non sono particolarmente intelligenti. Sono programmi software veramente poco sofisticati. La parte importante è che gestiscono soldi.”

Già in questa prima battuta, viene ben evidenziata la funzione degli smart contract secondo Andreas, ovvero dei semplici programmi software che eseguono ciò per cui sono stati creati su una blockchain.

Da sempre gli smart contract vengono considerati come il mezzo tramite cui poter eliminare il lavoro umano in vari settori, per esempio quello dei notai o dei commercialisti.

In realtà, questi “contratti smart” portano una miglioria nella automazione di alcune delle funzioni di queste figure, ma probabilmente il mercato si adeguerà alla nuova tecnologia per lavorare meglio, non necessariamente di meno.

Le implicazioni legali di uno smart contract

“Potrebbero avere implicazioni legali? Potrebbero essere legalmente vincolanti?

Forse. Soprattutto se combinato con una sorta di contratto legale scritto.  Ma ci sono molte giurisdizioni in cui varie forme di accordi (scritti o meno) sono considerati legalmente vincolanti, quindi non c’è motivo per cui uno smart contract non possa essere giuridicamente vincolante. Non sono un avvocato, quindi sto solo dando la mia opinione su questo. Tuttavia, ciò dipende dalla giurisdizione e dipende anche da quali sono i precedenti legali, e fino a quando non ci sarà una casistica più consolidata, il termine smart contract è molto molto generico, quindi non dovrebbe essere considerato un contratto.”

Secondo Andreas, non dovrebbe essere considerato un contratto a corso legale. Questo ovviamente non influenza in alcun modo il comportamento dello smart contract.

Infatti, come poi puntualizza nella risposta alla seconda parte della domanda dell’utente riguardo all’inadempienza di una delle parti:

“Se il contratto intelligente gestisce quel particolare caso (inadempienza, n.d.r.) nel suo programma, allora qualcosa accade sulla blockchain. E’ legalmente vincolante o no? Non lo so. Questa è una domanda da chiedere a un avvocato. Ma questa è la cosa veramente interessante. Non è una questione di legge. Lo smart contract non è una questione legale. Sono software. Fanno modifiche sulle blockchain nonostante siano consentite, accettate o riconosciute dalla legge, non ha nulla a che fare con il modo in cui funziona uno smart contract.”

Facendo un esempio concreto, mettiamo il caso che in futuro si usino gli per pagare dei lavori, come ad esempio quello di un grafico.

Se lo smart contract viene creato in modo tale da tenere dei fondi bloccati in criptovaluta fino a compimento del lavoro, allora possiamo essere sicuri che nonostante le leggi esistenti su un determinato territorio, lo smart contract terrà i fondi bloccati fino a che non viene completato il lavoro specifico.

Questo consentirebbe al grafico di lavorare sapendo che i fondi per pagarlo ci sono (escrow) per poi vedere i fondi andare verso il suo wallet nel momento stesso in cui finisce di lavorare.

In conclusione, gli smart contract, sempre secondo l’esperto, non dovrebbero essere considerati dei contratti legalmente riconosciuti, ma possiamo stare certi che faranno quello per cui sono stati creati, poichè la matematica che c’è dietro non ha bisogno delle leggi umane per funzionare.

Guarda qui il video integrale del Q&A di Andreas Antonopoulos:

Matteo Cugusi
Matteo Cugusi
Matteo ama la tecnologia Bitcoin e Blockchain. Ha fondato diverse startup nel settore e fa parte del team marketing di varie ICO. Ha iniziato la sua carriera lavorativa prima in banca, lavoro che ha lasciato intenzionalmente dopo 3 mesi per buttarsi nel mondo di Internet. Nel 2015 ha iniziato ad accettare bitcoin per vendere prodotti e servizi online.
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