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Iniziato esattamente da una settimana (mercoledì 5 settembre), il ribasso colpisce tutte le altcoin, nessuna esclusa.
Delle prime 100 classificate il saldo settimanale è negativo e a doppia cifra. L’unico segno positivo è di Dogecoin (DOGE) che, in netta controtendenza, sale di circa il 30% dai livelli della scorsa settimana.
La giornata vede ancora soffrire Ethereum (ETH) con un ribasso del 10% dai livelli di ieri mattina.
Senza spingersi oltre le prime 15 posizioni, la stessa sorte colpisce Bitcoin Cash (BCH), Cardano (ADA) e Dash.
Nonostante le oscillazioni continuino a rimanere sotto la soglia della parità da oltre 24 ore, bitcoin continua a limitare i danni fermando la discesa sotto il punto percentuale, riuscendo a mantenersi sopra il supporto dei 6000 dollari.
La pesante discesa abbatte la capitalizzazione totale che torna a 187 miliardi di dollari, livelli di inizio novembre 2017. Le vendite che stanno accusando tutte le altre principali crypto, portano a rifugiarsi nel bitcoin che sfiora il 58% della quota di mercato.
Il più alto livello degli ultimi 9 mesi. L’ultima volta fu il 13 dicembre 2017, quattro giorni prima del record storico delle quotazioni a $20.000.
Crolla la posizione di Ethereum sotto il 10% della quota di mercato, il più basso livello registrato dall’8 dicembre 2017.
Per capire meglio la situazione attuale bisogna risalire al giugno 2017, quando tra bitcoin ed ethereum si sfiorò la parità di dominio, con il primo al 37% ed il secondo poco sotto il 31%.
In quei giorni il terzo token in classifica, Ripple (XRP), deteneva poco oltre il 9% della quota di mercato. Da allora bitcoin è tornato a conquistare quote di mercato, riuscendo a risalire al 65% nel mese di dicembre, incidendo negativamente su Ethereum di pochi decimali sotto i livelli di oggi.
Da marzo a giugno di quest’anno si è assistito ad un saliscendi in equilibrio tra il 36 e 45% di bitcoin. Da inizio estate è iniziata una lenta ma inesorabile conquista di mercato che ad oggi sta facendo segnare il nuovo record annuale.
Le vendite che si stanno abbattendo su Ethereum fotografano un momento decisamente critico sulla seconda criptovaluta. L’entusiasmo degli investitori che all’inizio dell’anno portarono Ether a volare oltre i 1400 dollari, oggi sembra un triste ricordo.
Oggi Ethereum è la mainnet utilizzata per sviluppare i progetti su ERC20 per oltre l’82% dei token presenti sul mercato.
Ed è proprio la stretta connessione tra Ethereum e ICO che, a differenza di dicembre, oggi sta pericolosamente stringendo il collo alle quotazioni.
La scorsa settimana risultano essere stati venduti oltre $30 milioni (pari a circa 153.500 Ether) da molte ICO lanciate nel corso dell’ultimo anno.
La liquidazione più pesante dallo scorso marzo. Una quota pari al 5% dell’intero ammontare ancora detenuto nei conti delle centinaia di ICO lanciate negli ultimi mesi. Il valore totale stimato è di circa $600 milioni, pari a 3,5 milioni di token Ether.
Oltre le difficoltà tecniche, anche le notizie che giungono nelle ultime ore contribuiscono a zavorrare ulteriormente non solo le quotazioni, ma anche l’umore dei team che recentemente hanno emesso ICO per la raccolta di capitali.
Ieri, un giudice federale statunitense, che sta seguendo alcuni casi di presunte truffe di raccolta fondi a mezzo ICO, ha dichiarato che molte offerte di ICO possono considerarsi al pari di titoli azionari, essendo considerate un investimento in denaro con una aspettativa di profitti derivanti da attività di impresa.
Inoltre, nella maggior parte dei casi risulta che gli emittenti di ICO non hanno rispettato i regolamenti della verifica degli investitori per mezzo dei KYC e antiriciclaggio AML.
E’ una posizione che rafforza ulteriormente le intenzioni della SEC e FINRA statunitense di regolamentare la raccolta ICO e definire la terminologia corretta tra token utility e security.
In attesa di evoluzioni nelle prossime settimane, l’incertezza continuerà a prevalere ed influire sulla volatilità dei mercati crittografici.
La via sembra ormai tracciata per la classificazione dei token per il futuro. Sarà da capire come verranno classificate e regolarizzate le centinaia di ICO già esistenti.