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Brave vs Chrome, Google limita la privacy e i competitor ne approfittano

Brave vs Chrome, Google limita la privacy e i competitor ne approfittano. Read this article in the English version here.

Ultimamente Google ha rilasciato una nuova versione di Chrome (la 69) che ha una caratteristica – non molto apprezzata dagli utenti –  che li obbliga ad effettuare il login sul browser con il proprio account Google quando effettuano l’accesso ad uno dei servizi di Google, come ad esempio Gmail.

Mentre quindi prima era facoltativo il login sul browser, necessario solo nel caso in cui l’utente volesse sincronizzare i dati tra più dispositivi, ora invece è automatico: in altre parole entrando con Chrome sul sito di uno dei servizi Google che richiedono il login, questo verrà effettuato in automatico anche sul browser, senza un’esplicita richiesta di consenso e senza nessuna notifica.

Brave vs Chrome: questione di privacy

Uno dei competitor di Chrome che sta traendo vantaggi da questa nuova policy è Brave, il browser open-source creato dal fondatore di Mozilla Brendan Eich e finanziato attraverso una ICO.

Brave ha tra i suoi obiettivi, oltre a quello di bloccare i classici annunci pubblicitari dando agli utenti la possibilità di optare per annunci non invasivi e nativi per il browser stesso, è quello di rendere non tracciabile la loro navigazione sul web.  

La società che lo ha realizzato afferma che il suo utilizzo migliori la privacy online condividendo pochi dati con gli inserzionisti pubblicitari ed utilizza una cronologia di navigazione anonima che consente di fornire ai medesimi solo dati per l’appunto anonimi.

Inoltre, fornisce agli editori e ai creatori di contenuti una quota di compartecipazione agli utili, grazie al token ERC20 BAT (Basic Attention Token).

Brave ha acquisito rapidamente utenti da quando è stato lanciato l’anno scorso, tanto che ad esempio l’app per Android ha già più di 10 milioni di download.

Inoltre, secondo la società il browser viene già utilizzato da 4 milioni di utenti al mese sui vari dispositivi, rispetto ai 3 milioni dichiarati a luglio. Questa crescita poderosa è dovuta anche alle nuove policy di Chrome così invasive dal punto di vista della privacy.

La società che ha realizzato e lanciato questo nuovo browser ha anche presentato recentemente due denunce formali contro Google, sostenendo che viola il regolamento generale sulla protezione dei dati (il famigerato GDPR).

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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