Gibilterra è stata una delle nazioni che con maggior anticipo si è dedicata allo studio del fenomeno blockchain, tanto da poter introdurre, a metà 2017, una regolamentazione crypto completa che copriva la definizione di criptovaluta e il lancio delle ICO.
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A questo proposito, durante i Gibraltar day, il Ministro del commercio, Alberto Isola, ha descritto l’esperienza che il governo sta facendo in questo settore.
Come nel caso del gioco e delle scommesse legali, Gibilterra è sempre all’avanguardia nello studio di settori inizialmente visti con diffidenza ma che successivamente l’evoluzione sociale ha visto come accettabili, purché sottoposti ad una rigida regolazione.
Allo stesso modo, la blockchain viene seguita dalle autorità amministitive della peninsola sin dal 2014. “Questo genere di persone prima di tutto non vogliono sottostare a regolamenti”, fa notare Isola “Per cui non vengono a fare investimenti di questo tipo se vi è un processo di approvazione lungo, nel quale vengono attentamente controllati. Sono situazioni che semplicemente evitano”.
Il processo di approvazione a Gibilterra ha una lunghezza che dipende dal tipo di attività che si vuole svolgere, ma ci sono già le prime società del settore che sono diventate operative.
Sempre secondo Isola, “Dopo l’introduzione delle nuova normativa abbiamo avuto 38 richieste di autorizzazione, ed ora le prime società stanno terminando il processo, che è stato efficace perchè si tratta di società con marchi di qualità”.
Gibilterra trova Malta il principale concorrente nel diventare il luogo preferenziale della finanza innovativa nel Mediterraneo ma, come successo con il settore del gambling, la penisola cercherà di concentrarsi su poche società medio grandi piuttosto che su un gran numero di piccoli operatori.
A tal proposito, il Ministro fa notare: “Malta è stata il nostro maggior competitor da 20 anni, ma ha preso un approccio molto diverso dal nostro. Oggi 15 delle maggiori società di gioco B2C ha sede da noi, ed inizialmente erano 22, poi ridotte per processi di acquisizione e di fusione. Malta ne ha invece tre o quattrocento, Se il loro approccio sarà simile non saremo concorrenti, perchè noi non siamo interessati ai grandi numeri”.