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Coinbase e la sua trasformazione in banca crypto

Diar ha oggi pubblicato il proprio report settimanale, stavolta parlando di Coinbase, dei minimi dei volumi di scambio di bitcoin e della scarsa volatilità del mercato.

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Innanzitutto lo studio si concentra sul rapporto tra Coinbase ed il sistema bancario americano. Secondo gli autori dello studio, infatti, l’aggiunta della stable coin USD Coin ancorata al valore del dollaro americano porta sempre più l’azienda ad essere un “Open Financial System”, simile ad una suite di prodotti bancari.

Coinbase ha già ottenuto diverse licenze ufficiali per poter operare come player regolamentato e sembra voler organizzare una vera e propria infrastruttura bancaria di secondo livello con canali in-chain.

Coinbase avrebbe anche potuto facilmente lanciare una propria stable coin, ma la scelta di farlo in partnership con Circle evidenzia il modus operandi dello scambio: creare un effetto di rete e integrare quanti più utenti possibile all’interno del loro ecosistema.

Con USDC probabilmente l’exchange mira a diventare addirittura un sistema di pagamento, ben aldilà dell’utilizzo del token per scopi speculativi. Infatti USDC può essere considerata a tutti gli effetti una “versione crypto” del dollaro americano, che unisce la stabilità ed il grado di accettazione di quest’ultimo, ai vantaggi delle criptovalute.

Inoltre, seppur sia vero che USDC è stato messo sotto accusa dai bitcoiner più intransigenti a causa del fatto che Circle sia in grado di congelare i fondi e inserire indirizzi in blacklist, per Coinbase è necessario garantire la conformità alle norme KYC e AML per poter continuare ad operare nel pieno rispetto delle normative americane.

L’obiettivo è quello di poter operare come un qualsiasi altro player tradizionale nel mercato finanziario USA.

L’aggiunta della stable coin a Coinbase rappresenta una componente chiave per il loro piano di diventare sempre più accessibile a tutti, probabilmente nell’ottica di arrivare ad offrire una gamma completa di servizi bancari.

Nel frattempo però i volumi del trading delle criptovalute hanno raggiunto il livello minimo negli ultimi 12 mesi, sia in dollari che in BTC. I volumi medi di ottobre degli scambi in bitcoin sono stati leggermente inferiori a 1 miliardo di dollari.

D’altro canto la volatilità continua la sua tendenza al ribasso, per tutte le maggiori criptovalute.

La volatilità di bitcoin a 30 giorni si attesta attualmente al di sotto dell’1,5%, in netto contrasto ad esempio con l’inizio dell’anno quando era attorno al 9%.

Monero ora è al secondo posto di questa classifica tra le criptovalute meno volatili, con il 2,7%, mentre un po’ più volatili rimangono ad esempio XRP e Stellar.

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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