Secondo un comunicato ufficiale rilasciato il 19 novembre, la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (Consob), ha ordinato a tre business crypto di cessare la propria attività in Italia.
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La prima delle tre società è Richmond Investing, sotto accusa per aver violato il TUF, legge che regolamenta i mercati finanziari italiani, non essendosi registrata come intermediario finanziario in Italia.
Le altre due società sospese dalla Consob sono la Crypton Ltd e la Eagle Bit Trade. Inoltre, è stata sospesa anche l’attività individuale di Alessandro Brizzi, rappresentante di Cryptoforce Ltd, un’azienda che si occupa dello staking PoS e promuove una criptovaluta chiamata Crypton.
Brizzi ha ricevuto l’avviso perché pubblicizzava questa azienda su Facebook; Eagle Bit Trade, invece, offriva alla sua clientela trading package non autorizzati.
Summary
Un’azione non priva di precedenti
Come riportato lo scorso 9 novembre, la Consob ha recentemente fermato l’ICO di Togacoin Ltd, una società di diritto inglese.
Gli scopi del business della società erano il mining di criptovalute, il finanziamento di un data center a Tenerife, la rivendita di energia elettrica e l’avviamento di un’attività di hosting.
Il motivo per cui la Consob è intervenuta contro una società non italiana sta nel fatto che il sito ed il whitepaper fossero stati tradotti anche in lingua italiana, rendendo chiara l’intenzione di voler ricevere finanziamenti da cittadini italiani.
Togacoin dava prospettive molto precise ai suoi investitori, promettendo che $100, dopo un anno, sarebbero diventati $213, $423 in due e $654 in tre anni.
L’Italia sta per regolamentare le crypto
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze sta preparando un decreto che prevede l’istituzione di un registro nel settore delle criptovalute e un comunicato stampa del primo trimestre di quest’anno spiega lo scopo del decreto:
“Lo schema di decreto disciplina le modalità con cui i prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale sono tenuti a comunicare al Ministero dell’Economia e delle Finanze la loro operatività.”
Il comunicato spiega che non solo le società che intendono fare ICO o gli exchange di criptovalute saranno tenuti a comunicare la loro attività:
“Sono inclusi nell’obbligo di comunicazione anche gli operatori commerciali che accettano le valute virtuali quale corrispettivo di qualsivoglia prestazione avente ad oggetto beni, servizi o altre utilità.”
Lo scopo di questa iniziativa è “realizzare una prima rilevazione sistematica del fenomeno” e costruire una “consistenza numerica degli operatori del settore”.
Questi operatori saranno tenuti “ad iscriversi in uno speciale registro tenuto dall’OAM, l’Organismo degli Agenti e dei Mediatori, per poter esercitare la loro attività sul territorio nazionale”.