Poche ore fa The Block, nella persona del giornalista Larry Cermak, ha rivelato in esclusiva una “grande novità” sul caso Bitfinex-Tether e degli investimenti in bitcoin (BTC) effettuati dall’exchange con le riserve della stablecoin.
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Secondo l’articolo, infatti, Bitfinex aveva ammesso di aver usati i fondi di Tether per investirli in bitcoin. Anche noi di The Cryptonomist avevamo ripreso la notizia che sembrava così rilevante, ma ecco ora la smentita, che arriva direttamente dagli esponenti di Tether.
The Cryptonomist, infatti, ha contattato alcuni membri del team di Tether per vederci chiaro e ha ottenuto importanti informazioni che di fatto smentiscono la notizia riportata di The Block che sarebbe, quindi, solo un’esagerata montatura per attirare click. Insomma, quello che in gergo si considera “clickbait”.
The Cryptonomist ha quindi avuto l’address da cui sarebbero stati mossi i fondi e la cifra di cui si sta parlando è di 0.07551481 miseri BTC. Miseri, appunto, se pensiamo che si tratta di una stablecoin con un market cap di $2.911.518.178.
https://www.omniexplorer.info/search/1NTMakcgVwQpMdGxRQnFKyb3G1FAJysSfz
Inoltre, sempre stando alle dichiarazioni degli esponenti di Tether, questi BTC sarebbero stati comprati solo allo scopo di pagare le fee della blockchain di Omni, appunto il protocollo su cui gira Tether.
Bitfinex vs New York
Ma c’è di più. Nel documento presentato oggi da Bitfinex alla corte si spiega:
“L’ufficio del Procuratore generale di New York (“OAG”) ha avviato questo procedimento speciale apparentemente “per proteggere degli investitori di New York”. (Doc. 4, 1-2). Ma OAG ha scelto di puntare a due aziende di crypto che non hanno nulla a che fare con gli investitori di New York: l’azienda [infatti] non permette ai newyorkesi di usare la piattaforma né pubblicizza o fa affari qui. OAG non ha identificato, anche in senso generale, alcuna “vittima” a New York (o, dovrebbe essere notato, altrove). A peggiorare le cose, l’OAG ha proceduto secondo uno statuto, il Martin Act, che governa i titoli e le merci, nessuno dei quali descrive il prodotto acquistato dalle presunte “vittime”, ovvero la stablecoin chiamata Tether”.
Le cosiddette U.S. persons, quindi, come si legge anche nei Termini e Condizioni di Bitfinex e Tether, non hanno la possibilità di usare la piattaforma, per cui le motivazioni addotte il 25 aprile scorso dal Procuratore Generale dello Stato di New York, Letitia James, che aveva dichiarato che iFinex Inc. aveva commistionato fondi aziendali e dei clienti per coprire dei fondi mancanti e che il suo compito era quello di “salvaguardare gli investitori US”, non starebbero in piedi. Per questi motivi quindi iFinex, l’azienda emittente di Tether, ha chiesto oggi al giudice di archiviare il procedimento ai suoi danni.