La Securities and Exchange Commission (SEC) della Thailandia pianifica nel 2020 di modificare l’attuale decreto reale, il royal decree, sulle attività che coinvolgono i digital asset, promettendo di essere più flessibile per incentivare la crescita di settore.
Secondo quanto riportato, sembra che la Thailandia si sia espressa riguardo la regolamentazione in ambito crypto affermando di voler modificare il decreto entrato in vigore il 14 maggio 2018, con l’obiettivo di proteggere gli investitori da rischi inutili seppur accogliendo il possibile aumento dei digital asset.
A tal proposito, ecco come il segretario generale della SEC, Ruenvadee Suwanmongkol, ha così descritto le nuove intenzioni dei regolatori sul tema crypto per il nuovo anno:
“Il regolatore deve essere flessibile per applicare le norme e i regolamenti in linea con l’ambiente di mercato. Ad esempio, le leggi non dovrebbero essere obsolete e dovrebbero soddisfare le esigenze del mercato, in particolare per i nuovi prodotti di asset digitali, ed essere competitivi con il mercato globale. Dobbiamo esplorare eventuali ostacoli.”
L’attuale decreto copre l’intero settore crypto: dalle criptovalute, token digitali a qualsiasi altra unità di dati elettronici. Non solo, anche le attività connesse come gli exchange, società di intermediazione, rivenditori e fornitori di servizi token (o portali ICO – Initial Coin Offering) sono incluse.
La Thailandia e il rapporto con i digital asset
E infatti, a inizio anno 2019, sempre la SEC Thailandese aveva fatto notizia in merito al rilascio delle licenze crypto sul suo territorio.
Nello specifico erano state rilasciate ben quattro licenze su sei domande per operare come crypto-exchange precisamente a Bitcoin Co, Bitkub Online Co Ltd e Satang Corporation Co Ltd, con una licenza come crypto broker e dealer dedicata a Coins TH Co Ltd.
Ad oggi, di queste licenze, sembra che la Bitkub Online Co Ltd e Satang Corporation Co Ltd continuino ad operare, mentre la Bitcoin Co ha chiuso il suo crypto exchange ad agosto.
Non solo, anche altre due società risultano essere operative sul territorio thailandese ma sembrano non aver ancora avviato alcuna operazione e sono la Bitherb Co Ltd (bitherb.net) e Huobi Thailand Co Ltd.
Con lo scopo, invece, di proteggere gli investitori dai rischi di frode, il royal decree parla chiaro: ci sarebbe, infatti, una multa di almeno 500.000 baht per i venditori di token digitali non autorizzati e per coloro che istituiscono seminari non autorizzati, con pene aggiuntive di detenzione fino a due anni.
Di contro, anche per gli investitori, il royal decree prevede delle imposte sulle negoziazioni digitali. Infatti, gli investitori sono soggetti al 7% di IVA e 15% di ritenuta sulle plusvalenze e ritorni degli investimenti in crypto. Mentre, per gli investitori al dettaglio si potrà non pagare l’IVA se si utilizzano gli exchange per il trading altrimenti dovranno pagarla anche se non generano plusvalenze.