Una nuova direttiva EU, la 843/2018 (AMLD5), che entrerà in vigore il prossimo 10 gennaio 2020, limiterà di molto il campo di azione delle crypto a causa dell’introduzione di ferree misure in materia AML (Anti-Money Laundering) e KYC (Know Your Customer).
Nel panorama della blockchain e delle crypto in particolare, uno dei problemi che spesso si incontra è la regolamentazione o troppo vaga o troppo restrittiva che ne impedisce di fatto un’adozione su larga scala.
Infatti, lo scopo della direttiva AMLD5 è quello di bloccare l’uso di questi asset per il finanziamento di attività terroristiche e di riciclaggio di denaro. E, purtroppo, anche se la direttiva non è ancora in vigore, ci sono già le prime vittime di questa regolamentazione.
Una di queste è Bottle Pay che ha annunciato di recente che a fine anno terminerà tutte le operazioni, nonostante avesse raccolto ben $ 2 milioni.
Anche la mining pool Simplecoin ha annunciato che terminerà il proprio servizio a causa di questa direttiva. Lo stesso vale per la piattaforma di gaming Chopcoin, a cui spetterà lo stesso destino con la chiusura a fine mese dopo 4 anni di attività.
Queste sono solo alcune delle piattaforme e servizi che hanno deciso di chiudere i battenti proprio per evitare problemi con la nuova regolamentazione, anche perché non dobbiamo dimenticare che adeguarsi alla direttiva comporta costi non indifferenti per le aziende, visto che la raccolta e la verifica dei dati è onerosa.
Che la nuova direttiva rappresenti uno strumento troppo aggressivo come lo fu per il famigerato Malleus Maleficarum, il celebre trattato che giustificava la caccia alle streghe nel medioevo, ora applicato al settore crypto?