HomeCriptovaluteEthereumVlad Zamfir di Ethereum: “code is not law” e l’immutabilità rimandata

Vlad Zamfir di Ethereum: “code is not law” e l’immutabilità rimandata

Vlad Zamfir è un ricercatore collegato alla Ethereum foundation. Durante un’intervista spiega come mai la sua filosofia è contraria al concetto di immutabilità che la narrativa blockchain ha interpretato finora nello studio di questa tecnologia. 

Coinvolto nel cuore dell’infrastruttura di ETH, Vlad si preoccupa di seguire le ricerche e l’architettura collegate al grande cambio paradigmatico in arrivo con Eth 2.0, la Proof of Stake.

Essendo il suo uno studio sul design di Casper, il sistema di consenso per Ethereum 2.0, non poteva mancare di interessarsi alle scienze sociali, alla legge e alla cultura applicati al mondo crypto.

Un software che viene lanciato all’interno di un sistema distribuito è mantenuto aggiornato e implementato da ingegneri e sviluppatori che, giorno dopo giorno, fanno scelte arbitrarie sulla forma del suo codice.

Il suo utilizzo crea un impatto sulla dimensione esterna e collegata alla realtà degli esseri umani che sono vincolati alle regole vigenti in ogni paese.

Il concetto di immutabilità è un assunto che sembra voler sostituirsi alla necessità di una governance, quando invece essa stessa presenta un modello di governo. 

La tecnologia applicata ha carattere politico, sociale ed economico e determina spesso la morale su cui si fonda una blockchain per funzionare. 

Queste le parole del responsabile del progetto Casper:

“Questo tipo di strutture rappresentano una nuova forma di istituzione”.

Come tale, è soggetta a modelli e norme, anche se non ancora ratificate da un qualsivoglia gruppo di potere, Stato o organizzazione.

La norma dominante non scritta che aleggia nelle comunità in Bitcoin ed Ethereum è l’immutabilità. Questo modello di pensiero sostiene che il protocollo, i contratti e il registro non possano essere modificati se non per ragioni tecnologiche. 

“Si potrebbe pensare che sia un modello anarchico ma si direbbe più un sistema iper paranoico timoroso che il potere delle grandi aziende o dello stato possano impossessarsi del protocollo”.

Così spiega Vlad mentre espone concetti molto complessi legati all’evoluzione di questo settore. Per riuscire nell’impresa, un sistema così dovrebbe essere completamente autonomo, ma non essendo tale Zamfir sostiene:

“La cosa giusta è un buon compromesso”.

La stessa difesa del concetto di immutabilità prevede un’educativa che ha l’obiettivo di mantenere tale immutabilità. Di conseguenza l’esigenza di difenderla prevede la possibilità che venga meno. Un ordine globale nella blockchain quindi è previsto e determinato da chi vi partecipa.

L’immutabilità è una norma creatasi nell’ecosistema blockchain che determina come ci si deve comportare di fronte a una disputa. Per Zamfir l’immutabilità non è legittima e afferma:

“Non condivido il fatto che “per norma” io non possa discutere la regola dell’immutabilità, sono filosoficamente contrario”.

Il suo dibattito sull’immutabilità è forte e contro tendenza.

Abbiamo da una parte la presunta immutabilità e dall’altra lo strapotere di una corporate o uno stato (permissioned VS permissionless).

Ecco quindi che parlare di crypto law (legge) non è del tutto insensato nella misura in cui il compromesso sia accettabile. Sembra quindi che l’assunto “code is law” stia perdendo forza lasciando spazio a “code is code” e “law is law”. 

Zamfir sostiene che una forma di legge per le crypto sia necessaria. Evitare la crescita di sistemi blockchain permissioned, che si vantano di essere a norma grazie al potere di strutture governate da poche entità è una responsabilità dell’interno settore delle blockchain pubbliche.

Per farlo si dovrà raggiungere una legge internazionale sulla quale basare le dispute tra persone collegate da questo settore. Senza di essa l’adozione sarà compromessa.

“Senza una migliore legislazione per le crypto la domanda di blockchain istituzionali crescerà”.

La colonizzazione di un sistema basato sul potere di pochi deve essere calmierata dalla presenza di protocolli che rappresentino un sentimento internazionale e coerente agli interessi dei più. 

Nel caso di una blockchain, dice Zamfir, ci saranno sempre limitazioni tecniche a ciò che possiamo e non possiamo fare. 

Cambiare il contenuto di un blocco senza per questo rompere la catena e perderne il consenso è impossibile, ma ciò non significhi che l’immutabilità sia una norma applicabile in ogni campo.

Lorenzo Dalvit
Lorenzo Dalvit
Educatore appassionato di Blockchain, esperto di vendite e marketing, social community manager, direttore artistico, musicista, amante dei paradigmi dirompenti e della vita. Le mie competenze riguardano l'interazione e la connessione umana
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