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USA, le banche potranno offrire servizi di custodia crypto

La OCC statunitense ha dato il via libera alle banche per poter fornire servizi di custodia di criptovalute

La notizia è arrivata ieri tramite una lettera inviata dall’autorità USA che si occupa di vigilanza bancaria. Viene così dato il via libera per le banche di gestire finalmente questo settore.

OCC è l’Office of the Comptroller of the Currency è un ufficio indipendente del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti. Dunque questa pronuncia assume una valenza governativa. Tanto che può considerarsi già effettiva, le banche potranno già applicarla. 

Nell’annuncio, così come nella lettera, viene spiegato che le banche possono offrire questo servizio che comprende anche la custodia delle chiavi associate alle criptovalute. Viene inoltre aggiunto che le  banche possono fornire qualunque tipo di servizio legato alle criptovalute, a patto che rientrino nel rispetto delle leggi attuali. 

Come spiega l’OCC, questa svolta è dovuta per la necessità di usufruire di posti sicuri come le banche, e nello specifico, per tre ragioni:

  • Le chiavi dei wallet delle criptovalute sono irreplicabili se perse, quindi chi perde le chiavi perde il valore delle crypto possedute;
  • Le banche possono offrire servizi di sicurezza migliori rispetto a quelli esistenti;
  • I consulenti di investimento preferiscono affidare le chiavi dei loro clienti alle banche.

A ciò viene aggiunto che:

“L’OCC riconosce che, man mano che i mercati finanziari diventano sempre più tecnologici, sarà probabilmente sempre più necessario che le banche e gli altri fornitori di servizi facciano leva su nuova tecnologia e modi innovativi per fornire servizi tradizionali per conto dei clienti.

Fornendo tali servizi, le banche possono continuare a svolgere la funzione di intermediazione finanziaria che esse stesse hanno storicamente svolto nel fornire servizi di pagamento, prestito e deposito. Attraverso l’intermediazione, scambi di pagamenti, le banche facilitano il flusso di fondi all’interno della nostra economia e continuano l’importante gestione del rischio finanziario e altre esigenze finanziarie della clientela bancaria”.

Brian P. Brooks, Acting Comptroller of the Currency, a capo della OCC, ha spiegato:

“Dalle cassette di sicurezza ai caveau virtuali, dobbiamo garantire che le banche siano in grado di soddisfare le esigenze dei servizi finanziari dei loro clienti oggi. Questa opinione chiarisce che le banche possono continuare a soddisfare le esigenze dei loro clienti per la salvaguardia dei loro beni più preziosi, che oggi, per decine di milioni di americani, includono la criptovaluta”.

Banche e criptovalute, odio e amore

La svolta dell’OCC è stata accolta positivamente dal settore crypto.

Brian Armstrong, CEO di Coinbase, ha twittato molto brevemente una sola parola: “Progress

Brad Garlinghouse, CEO di Ripple, ha invece commentato

BOOM! La sentenza odierna è un enorme passo avanti. OCC è assolutamente all’avanguardia nel promuovere l’innovazione, proteggere i consumatori e offrire condizioni di parità per tutti. Il futuro non è mai stato fiat contro criptovaluta: questi possono e devono coesistere in armonia!

In realtà le criptovalute e Bitcoin nascono proprio per essere decentralizzati. Insomma, sono altra cosa rispetto alle banche. Da questo punto di vista la pronuncia dell’OCC e la scelta di un utente di affidare le proprie crypto ad una banca sembra rappresentare una contraddizione.

Tuttavia per le banche tale svolta sembrava inevitabile: le criptovalute infatti stanno diventando uno strumento sempre più usato, anche nella finanza, dunque è indispensabile che le istituzioni tradizionali, a partire dalle banche, possano essere al passo con i tempi e inizino a offrire servizi ad esse collegati. Il rischio è quello di essere tagliati fuori dal futuro. 

 

Eleonora Spagnolo
Eleonora Spagnolo
Giornalista con la passione per il web e il mondo digitale. È laureata con lode in Editoria multimediale all’Università La Sapienza di Roma e ha frequentato un master in Web e Social Media Marketing.
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