E’ ormai dal 2018 che in il governo in India non si sa più come comportarsi nei riguardi delle criptovalute, decidendo ogni giorno di bannarle per poi ritornare sui propri passi, dichiararsi crypto-friendly e così via. Un circolo vizioso che rende molto incerta la situazione di miner e trader nel Paese.
Ed è così che anche oggi arriva l’ennesima notizia del fatto che in India si vogliano bannare le criptovalute. Infatti, il governo indiano avrebbe presentato una proposta di legge per fermare l’uso delle criptovalute nel Paese.
Queste legge, se approvata, renderebbe illegale il possesso, il trasferimento, il trading, i pagamenti, il mining e ogni attività relativa alle criptovalute. In effetti già nel gennaio scorso il governo aveva deciso di bannare le valute digitali private, definizione dentro la quale ricade anche Bitcoin secondo la regolamentazione del Paese.
Se la legge passasse, gli utenti avrebbero sei mesi per liquidare le proprie criptovalute. In Cina esiste una legge simile, che banna trading e mining, ma non il possesso. In India verrebbe quindi a crearsi la prima legge che davvero potrebbe fermare in tutto e per tutto il mercato crypto nel Paese.
Summary
Il ban e la pena per la detenzione di crypto in India
Nel 2019 si vociferava che la pena per la detenzione di criptovalute sarebbe stata la prigione, addirittura fino a 10 anni di incarcerazione.
Si tratta comunque di rumor. Non è ancora chiaro cosa succederebbe con questa nuova legge.
L’adozione delle criptovalute in India
Nonostante questo, secondo i dati di fine gennaio 2021 un’analisi condotta da Bit2Buzz ha registrato una crescita del 980% degli utenti e del 500% dei volumi sugli exchange crypto, dopo che Bitcoin aveva raggiunto il suo precedente massimo storico.
Già nel novembre del 2020 si avevano interessanti dati di crescita per l’adozione delle criptovalute nel Paese. Lo rivelava all’epoca un report di Arcane Research che aveva analizzato in particolare i volumi di scambio di bitcoin sulle piattaforme P2P come LocalBitcoins e Paxful. Su entrambe le piattaforme i volumi erano più che raddoppiati nel corso del 2020.