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Anche Soros ha investito in Bitcoin

Il CEO del fondo del Soros Fund Management, Dawn Fitzpatrick, in un’intervista a Bloomberg ha ammesso che il fondo ha aperto delle posizioni su Bitcoin.

Fitzpatrick e il Bitcoin come strumento di massa

La sua dichiarazione sembra non lasciare troppo spazio alla fantasia:

“Dal nostro punto di vista, di nuovo, possediamo alcune monete, non molte, e le monete stesse sono meno interessanti dei casi d’uso di DeFi e cose del genere”.

Questa dichiarazione confermerebbe le voci sempre più pressanti che parlano di un ingente investimento di Soros nelle criptovalute, già ad inizio anno.

George Soros, sempre stato piuttosto scettico sulle criptovalute, ad inizio anno aveva dato mandato al suo gestore di fondi, Adam Fisher, che sovrintende ai macro investimenti di Soros Fund Management, di cominciare gradatamente il trading con valute virtuali. 

Fitzpatrick nella sua intervista, ha sostenuto che il Bitcoin non sia solo uno strumento di copertura contro l’inflazione, ma anche un investimento di massa. A sostegno di questo il fatto ha citato la capitalizzazione totale del mercato delle criptovalute, ormai superiore ai 2 miliardi di dollari.

“Ci sono 200 milioni di utenti in tutto il mondo, quindi penso che questo sia diventato mainstream”, ha affermato Fitzpatrick.

Secondo alcuni osservatori anche a questa notizia si deve al grande rialzo di Bitcoin, tornato nelle ultime ore, sopra i 55.000 dollari.

Soros
Soros

George Soros e il suo rapporto con le criptovalute

George Soros è salito agli onori della cronaca nel 1992, quando il 16 settembre, con il suo hedge fund Quantum, vendette allo scoperto 10 miliardi di sterline. Questo riuscì a provocare un crollo storico della moneta britannica, che costrinse la Boe a far uscire la moneta dal sistema monetario europeo. Con questa ardita mossa Soros guadagnò circa 1,1 miliardi di dollari.

Questo fatto lo rese leggendario nel mondo della speculazione finanziaria. Nei primi anni 2000 però decise di dedicarsi alla filantropia e agli investimenti solidali. In questa nuova veste di ricco finanziatore di battaglie politiche e sociali progressiste, ha spesso criticato il mondo delle criptovalute. Nel 2018 affermò durante un evento finanziario internazionale che:

La criptovaluta è un termine improprio ed è una tipica bolla, che si basa sempre su qualche tipo di malinteso”.

Dopo solo due anni il suo parere sembra essere cambiato decisamente. E’ stato infatti uno dei più critici verso il bando imposto dalla Cina alle criptovalute, definendolo un errore storico.

Tutti i ripensamenti sulle criptovalute da parte della finanza tradizionale

Quello di Soros è solo l’ultima di una lunga serie di radicali cambi di opinione in pochi anni sulle criptovalute e sul Bitcoin.

Il CEO di JP Morgan, Jamie Dimon, nel 2017 aveva paragonato le criptovalute alla bolla speculativa dei tulipani nel ‘600. Qualche mese fa, la sua stessa banca ha previsto per Bitcoin una quotazione oltre i 100.000 dollari entro il 2022.

Goldman Sachs dopo avere avvertito che le criptovalute non fossero uno strumento finanziario da prendere in esame, lo scorso maggio ha presentato alla Sec un etf sulla defi,. E questo, dopo aver già creato prodotti derivati sul Bitcoin. 

Clamoroso poi il cambio di opinione a 360° di Ray Dalio, fondatore del più grande hedge fund al mondo. Nel 2017 queste furono le sue parole nei riguardi Bitcoin 

“Non è un deposito effettivo di ricchezza perché ha volatilità, a differenza dell’oro. Bitcoin è un mercato altamente speculativo. Bitcoin è una bolla”.

Pochi giorni fa è arrivato invece a dire che il contante è spazzatura e che quindi sarebbe molto meglio investire in Bitcoin, che invece può essere considerato come una riserva di valore.

Uno dei pochi grandi esponenti della finanza tradizionale che ancora continua a tenere il punto sembra essere Warren Buffett, che continua a considerare Bitcoin come una semplice bolla speculativa senza un valore intrinseco. Anche in questo caso occorrerebbe misurare le parole con i fatti, considerando che la sua società di investimento a giugno ha investito 500 milioni di dollari in Nubank, banca digitale brasiliana.

Vincenzo Cacioppoli
Vincenzo Cacioppoli
Vincenzo è genovese di nascita ma milanese di adozione. E' laureato in scienze politiche. E' un giornalista, blogger, scrittore, esperto di marketing e digital advertising. Dopo una lunga esperienza nel marketing tradizionale, comincia attività con il web e il digital advertising nel 2011 fondando una società Le enfants. Da sempre appassionato di web e innovazione, nel 2018 approfondisce le tematiche legate alla blockchain e alle criptovalute. Trader indipendente in criptovalute dal marzo 2018, collabora con aziende del settore come content marketing specialist. Nel suo blog. mediateccando.blogspot.com, da tempo si occupa soprattutto di blockchain, che considera come la più grande innovazione tecnologia dopo Internet. A novembre è prevista l'uscita del suo primo libro sulla blockchain e il fintech.
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