All’ingresso di una filiale della Unicredit a Catania è comparsa all’alba del 12 gennaio una corona di fiori. Sui nastri che le accompagnavano erano presenti le scritte “Felix MT103” ed i loghi di tre società che gestiscono Bitcoin.
Summary
La provocazione
Secondo alcuni si tratterebbe di una ‘”provocazione” contro le banche “tradizionali” e allo stesso tempo una trovata pubblicitaria legata alla commercializzazione dei Bitcoin.
Ma secondo altri il fatto che sia stata presa di mira proprio Unicredit, potrebbe essere anche un gesto di protesta contro la presa di posizione della banca contro gli investimenti in criptovaluta.

Unicredit e gli investimenti in Bitcoin
Tutto sarebbe partito da una richiesta specifica di informazioni di un cliente della banca del 7 gennaio scorso. Lo stesso cliente ha poi postato polemicamente la risposta ricevuta dall’istituto di credito che in pratica sconsigliava vivamente di fare operazioni in monete virtuali.
Non c'è nessun fraintendimento, leggete https://t.co/V3E2Lf66qs
Ho fatto una domanda diretta a #Unicredit proprio per evitare fraintendimenti e hanno risposto in modo chiaro, diretto ed esaustivo.
A meno che non sapete che #Unicredit uscirà con altra nota ufficiale a rettifica— Chef Luca (@ChefLuca7) January 9, 2022
Dopo avere spiegato che il sistema può “bloccare pagamenti per sicurezza verso siti di compravendita di criptovalute”, il servizio clienti della banca aggiungeva:
“Ti sconsiglio di effettuare pagamenti di questo genere perché non rispecchiano le policy della banca e questo potrebbe portare a delle segnalazioni e anche alla chiusura del conto”.
La segnalazione sul social ha scatenato la reazione di clienti della banca e di semplici investitori crypto che hanno gridato alla censura ed hanno augurato alla banca di fare la fine della Kodak o di Blockbuster.
Alle richieste di chiarimenti, un portavoce della banca ha confermato che la banca non permette attualmente investimenti in criptovalute, ma nulla è stato detto sulla eventualità della chiusura del conto come forma estrema per chi volesse detenere asset digitali. I chiarimenti però sono arrivati successivamente, sempre via social, con la precisazione che l’istituto non inibisce ai propri clienti investimenti in valute digitali
Chiarimento sul nostro tweet del 7 gennaio.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il link:https://t.co/5EvAIGKY8n https://t.co/85oZlJOarx pic.twitter.com/iF9fwIOYBH— UniCredit Italia (@UniCredit_IT) January 12, 2022
Consob e Banche contro la deregolamentazione delle crypto
La polemica scatenata dalle dichiarazioni di Unicredit è forse solo l’ultima in ordine di tempo di un rapporto piuttosto complicato tra la finanza tradizionale e quella digitale, non solo in Italia.
In occasione dell’assemblea annuale dell’Associazione bancaria italiana (Abi), il 6 luglio scorso il Presidente Antonio Patuelli, aveva parlato nella sua relazione anche di criptovalute affermando che:
“Bisogna porre argini al disordine delle criptovalute, che valute non sono, e ai fortissimi rischi di illegalità che nascondono”
Sulla necessità di intervenire sulla regolamentazione delle criptovalute è intervenuto in più occasioni anche il presidente della Consob Paolo Savona che a novembre durante un webinar promosso dalla università Sapienza di Roma ha definito le criptovalute come la fenice:
“Esistono, ma non sappiamo che aspetto hanno. Costruire un’economia con le criptovalute richiede di comprendere meglio questo complesso mondo finanziario, che sta ancora evolvendo”.
D’altra parte nell’ultimo rapporto proprio della Consob sulle scelte degli investimenti delle famiglie italiane, pubblicato pochi giorni fa, si evince come crescano presso gli italiani la propensione agli investimenti on line e soprattutto sulle criptovalute, che rappresentano il 6% degli investimenti delle famiglie italiane.