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Bitcoin, Mass adoption o semplice speculazione?

Negli ultimi due anni, il periodo storico molto complicato e soprattutto inaspettato, ha minato l’avvicinamento alla mass adoption di Bitcoin. La sua popolarità è stata generata per lo più dalla assidua ricerca da parte degli investitori di asset altamente performanti.

Come il contesto generale ha influenzato la mass adoption di Bitcoin

Il Covid-19 ha portato alla luce quanto l’attuale economia capitalista sia totalmente inefficiente per il singolo individuo, ma efficiente solo per le aziende che tendono ad operare contraendo debiti.

L’inflazione ha raggiunto livelli che non si vedevano dagli anni ‘70 (8,5% – dato di marzo 2022) e ciò ha scosso l’intero sistema economico mondiale. I grandi investitori e fondi, ma soprattutto le istituzioni, hanno dovuto ricorrere a diversi escamotage per fare sì che il loro capitale non perdesse valore con il passare degli anni, dovendo quindi avvalersi di asset poco capitalizzati e di conseguenza molto volatili. 

Questo è stato causato dal forte ribasso del rendimento dei titoli obbligazionari, che vengono considerati investimenti sicuri. Gli investitori infatti, hanno dovuto ricorrere ad asset rischiosi in quanto il cost of opportunity si è sbilanciato verso l’aumento del risk premium, che per wealth creation, ha favorito securities come gli indici azionari, le equities mondiali ed i crypto assets che offrivano dei ritorni sicuramente più interessanti rispetto al rischio iniziale. 

A sostenere la configurazione dei crypto assets come strumenti di alto rischio vi è la forte correlazione evidenziata dal correlation coefficient tra equities americane e Bitcoin.

A dimostrazione di ciò, Bitcoin dal 13 marzo 2020 (data del minimo storico prima di inizio della bullrun) fino al 14 aprile 2021 (data dell’ultimo massimo che precede il primo crollo) ha performato per più di un 1500%. 

Questo movimento, chiamato dai mainstream media “rally of everything”, si è generato in quanto il cost of capital è stato azzerato a causa delle politiche monetarie espansive attuate dalle banche centrali del G20.

Molti analisti di mercato cercano costantemente paragoni con i precedenti cicli per cercare di capire come Bitcoin potrà performare nel prossimo futuro. Bisogna però sottolineare un fattore poco conosciuto ma fondamentale per comprendere che il ciclo attuale a cui stiamo assistendo è totalmente diverso dai precedenti.

Il nuovo ciclo del Bitcoin

In questi ultimi due anni infatti, l’interesse per i derivati finanziari è aumentato e con essi l’utilizzo della leva finanziaria (strumento che permette di contrarre prestiti grazie alla linea di credito del provider, in cambio dell’utilizzo di meno capitale da parte del trader per la posizione e di conseguenza per generare profitti – ma anche perdite in caso negativo – maggiori).

Bisogna inoltre sottolineare la contraddizione del sistema finanziario. Bitcoin è un asset ancora non regolamentato, mentre alcuni derivati finanziari di Bitcoin lo sono (es. future ed opzioni CME, ETF sul future). Perché questo? Le istituzioni finanziarie (istituti di credito, banche commerciali o corporate) non possono operare su asset non regolamentati, quindi la loro esposizione non è stata nei confronti dell’asset reale, ma obbligatoriamente sui derivati.

Questa considerazione cambia totalmente la visione del Bitcoin ed è la chiave per la comprensione della forte inefficienza che si è verificata tra 10k e 65k e per la determinazione dei movimenti futuri.

Per capire bene questo concetto dobbiamo innanzitutto dividere i derivati in 2 macroaree:

  1. I future
  2. Le opzioni 

In questo articolo andremo a trattare entrambe.

Future

I future si dividono in due macroaree principali:

  1. Coin-margin: si utilizzano le crypto come collaterale per l’operatività e si guadagna o si perde in crypto.
  2. Stable – margin: si utilizzano le stablecoin come collaterale per l’operatività e si guadagnano o si perdono stablecoin (prevalentemente usdt)

Per capire la portata di questo discorso bisogna partire con il grafico che rappresenta l’Open Interest (= numero di contratti aperti)

La prima cosa che si nota è la grandissima correlazione tra il numero di contratti aperti e l’andamento del prezzo di Bitcoin

Nonostante l’aumento dell’OI il quantitativo di Bitcoin presenti sugli exchange derivatives è diminuito drasticamente da marzo 2020

Questo implica che coloro che gestiscono i capitali sui derivati sono le “mani forti”.

La cosa più interessante però è vedere come dal crollo di maggio, l’utilizzo del coin-margin, necessario per la “crescita organica” dell’asset si è andato totalmente ad azzerare, rispetto a quelli con il Tether che invece continuano ad aumentare.

In concomitanza con il forte aumento dell’Open Interest anche il leverage ratio (che indica la proporzione tra l’Open Interest ed il numero di coins presenti sull’exchange) è aumentato, il che significa che si sta verificando un maggiore utilizzo della leva finanziaria. 

Dal punto di vista tecnico, i dati precedenti hanno mostrato che negli ultimi tempi, per comprendere i movimenti dei prezzi, è più utile guardare i dati dei derivati ​​piuttosto che quelli del mercato spot, anche se all’interno dei dati future dobbiamo evidenziare su quali abbiamo bisogno di concentrarsi maggiormente.

Osservando le riserve Tether sugli Exchange è molto facile notare la differenza abissale tra i volumi del mercato dei derivati ​​e del mercato spot.

 

 

In aggiunta bisogna sottolineare, come detto in precedenza, che i grandi istituti finanziari ed istituzionali che comandano grandi capitali, possono accedere solamente agli strumenti derivati regolamentati, tra cui il CME che presenta i volumi di trading maggiori.

Difatti è importantissimo tenere traccia del flusso di capitali passati per questi strumenti, in quanto la liquidità istituzionale è seconda solamente ai capitali delle Whales.

 

Questo grafico mostra il volume di scambio giornaliero attuato sui contratti future sul CME con annesso Open Interest degli stessi.

Questo grafico invece mostra il Monthly Turnover (capitali che entrano all’interno dei contratti) dei contratti future CME, che come possiamo notare raggiunge cifre comprese tra i 90mld ed i 100mld al mese.

Opzioni

Un altro strumento, poco conosciuto dai retail ma molto utilizzato dagli istituzionali, che permette la speculazione, sono le opzioni. 

A differenza dei future possiedono un volume molto più basso (vedi immagine sotto), in quanto sono strumenti non convenzionali per il trading che vengono utilizzati come copertura sul capitale per determinate ragioni, come l’hedging.

Il volume maggiore di scambio è presente su Deribit e viene utilizzato per lo più da whales e da hedge funds, mentre la parte istituzionale regolamentata è sui CME che presentano però volumi molto bassi.

 

La peculiarità delle opzioni è rappresentata dal delta. Questo è uno dei 4 indicatori che misurano i rischi intrinseci delle opzioni per i traders. Nello specifico l’esposizione alla variazione di prezzo tra la valutazione del contratto di opzione ed il suo sottostante (spot market).

Le opzioni su BTC si presentano spesso come out of the money, ovvero quando il prezzo del sottostante è inferiore del prezzo strike, per le opzioni call, e viceversa per le opzioni put. Questo presenta di fatto uno svantaggio statistico se utilizzate in maniera scorretta ed è la ragione del basso volume di scambio.

Difatti, come detto in precedenza, esse vengono utilizzate prettamente come strumento di hedging per coprire la volatilità del sottostante o per strategie di arbitraggio. 

Se i volumi di scambio delle opzioni venissero sommati al volume dei contratti future avremo un controvalore plurimiliardario che va nettamente oltre il volume dello spot market. Il volume dello spot market per Bitcoin si aggira intorno ai 50 miliardi di dollari attualmente. 

Il volume dello spot è calcolabile approssimativamente in base alle riserve sugli exchange per il prezzo medio di Bitcoin negli ultimi 90 giorni. Questo grazie all’assenza di leva. Il quantitativo di Bitcoin al di fuori degli exchange non è da prendere in considerazione perché non può andare a creare pressione di vendita a meno che le monete non vengano versate sugli exchange. 

Dall’altra parte il controvalore in dollari presente sui mercati derivati, che si aggira ugualmente intorno ai 50 miliardi di dollari, è in ogni caso più alto perché c’è la possibilità di utilizzare i seguenti strumenti per effettuare manipolazioni del prezzo:

    1. la leva (per un massimo di 125x)
    2. le stablecoin 

In conclusione, guardare solo ed esclusivamente i movimenti sullo spot market e tralasciare l’operatività degli istituzionali, continuando a credere che i prezzi raggiunti nell’ultimo anno e mezzo siano dovuti alla mass adoption, è in realtà dimostrato essere un presupposto errato. 

Lady in Finance Simone Eremitaggio
Lady in Finance Simone Eremitaggio
Simone è un trader e analista fondamentale, specializzato in analisi di dati statistici e comprensione delle metriche di mercato Lady in Finance è un'investitrice e trader, nata come operatrice nei mercati classici, dopo diversi anni di pratica decide di dedicarsi totalmente al mondo crypto e fintech, specializzandosi in analisi progettuale, analisi onchain, analisi di portafoglio e operatività in DeFi.
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