L’altalena del valore delle principali crypto, compresa ovviamente Bitcoin unita alla debacle dell’ecosistema Terra LUNA ha insinuato il tarlo della preoccupazione nella dirigenza Biden.
Summary
Gli Stati Uniti di Biden tornano a regolamentare le crypto

A tal proposito con il Bitcoin che si aggira intorno ai $29.000, l’amministrazione federale e l’esecutivo del presidente degli Stati Uniti, sono tornati ad occuparsi in tutta fretta del mondo crypto.
Le valute digitali e le stablecoin destano preoccupazione a seguito degli eventi di LUNA e UST che hanno bruciato dal mercato 50 miliardi di dollari di capitalizzazione.
Gary Gensler, presidente della SEC ha dichiarato alla commissione di bilancio:
“Mi piacerebbe che avessimo più risorse da dedicare a quest’obiettivo: c’è stato un complesso di cripto che è passato in tre settimane da un valore di 50 miliardi di dollari a zero. Il pubblico non è protetto”.
La frase lascia intendere che i 50 dipendenti che già si occupano nel dipartimento di frodi nel mondo delle valute virtuali non sono abbastanza e che serve investire di più.
L’esecutivo targato Joe Biden preme sul congresso per rivedere le regole che sono alla base del mondo crypto in un’ottica di tutela del consumatore finale che sembra essere una pedina alquanto sguarnita di tutele.
L’idea verso la quale si sta andando è quella di obbligare le piattaforme a tenere separati gli strumenti degli utenti da quelli posseduti in proprio.
Proprio Coinbase di recente sull’argomento ha preso una posizione netta, che rende bene l’idea sui rischi che vi sono.
Coinbase, la prima piattaforma crypto a quotarsi sul Nasdaq e la più utilizzata al mondo si era espressa con questi preoccupanti toni:
“In caso di fallimento, gli asset crypto detenuti per conto degli utenti potrebbero essere soggetti alle procedure concorsuali e quegli utenti potrebbero essere considerati creditori generali non garantiti”.
Sempre Gary Gensler, sul tema, ha dichiarato che:
“Non pensate di essere davvero i proprietari dei vostri token quando aprite un portafoglio digitale. Se la piattaforma cade, non siete altro che una sua controparte. Mettetevi in fila nei tribunali fallimentari”.
A Mosca c’è aria di apertura
Mentre New York si preoccupa degli investitori e di mettere in atto una regolamentazione più ampia ed efficace dal punto di vista della tutela, a Mosca si respira un’aria nuova. Le criptovalute piacciono ed è il momento di incentivarle o quanto meno sdoganarle.
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Tass, il ministro dell’industria e del commercio russo Denis Manturov si dice ottimista sulla liberalizzazione delle crypto in Russia.
Incalzato sull’argomento il ministro ha dichiarato che:
“La domanda è quanto e come, e ci stanno lavorando sia la banca centrale che il governo. Ma tutti capiscono che si tratta di una tendenza del nostro tempo e che, presto o tardi, in un modo o nell’altro, andrà in porto”.
Elvira Nabiullina, governative della Banca Centrale Russa, ritiene che uno dei motivi per cui sia avvenuta un’apertura al mondo delle criptovalute è legata alle sanzioni occidentali contro Mosca, che hanno reso necessario ripensare l’economia russa e le risorse provenienti da questo mondo.