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Nuovo report di Chainalysis sui Paesi dell’est Europa

Chainalysis, la piattaforma di dati blockchain che fornisce software, servizi e ricerche ad agenzie governative, borse, istituzioni finanziarie e compagnie assicurative e di sicurezza informatica in oltre 70 Paesi, ha pubblicato i risultati del rapporto sull’adozione delle criptovalute nell’Europa dell’est, come parte del 2022 Geography of Cryptocurrency Report Index.

Chainalysis: l’adozione delle crypto nell’est Europa

È uscito in questi giorni,  il nuovo report della società specializzata in analisi e ricerche su blockchain e crypto Chainalysis, che riguarda il mercato delle criptovalute nell’Europa orientale. Stiamo parlando di un mercato che rappresenta il 10% delle transazioni totali in criptovalute, con $630,9 miliardi di valore ricevuto on-chain tra luglio 2021 e giugno 2022.

Secondo i dati che si evincono dal report di Chainalysis, il ruolo comparativo dell’Europa orientale nel più grande ecosistema crittografico mondiale è rimasto sorprendentemente coerente negli ultimi anni, oscillando generalmente intorno al 10%. Altre regioni, invece, avrebbero visto una maggiore volatilità.

Nel report di Chainalysis si legge:

“In ricerche precedenti, abbiamo esaminato molto il ruolo dell’Europa orientale nella criminalità basata sulle criptovalute, in particolare la Russia. In particolare, abbiamo storicamente assistito a una quantità smisurata di ransomware e riciclaggio di denaro basato su criptovalute nell’Europa orientale, con quest’ultimo supportato da un ampio ecosistema di attività rischiose di criptovaluta. Alcune di queste attività, come il desk OTC Suex, sono state persino sanzionate dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti in risposta a questa attività nell’ultimo anno. Tuttavia, l’attività rischiosa e illecita è ancora prominente quando osserviamo l’attività on-chain dell’Europa orientale: le borse ad alto rischio, quelle con requisiti KYC bassi o nulli, rappresentano il 6,1% dell’attività di transazione nella regione, rispetto a solo l’1,2% per la prossima regione più vicina”.

L’aspetto delle attività criminose ed illecite sembra non aver avuto una sostanziale crescita, malgrado lo scoppio del conflitto in Ucraina, Paese da sempre molto attivo nel settore delle criptovalute, che secondo il Global crypto adoption index risulta al terzo posto tra i paesi al mondo dove è maggiore l’adozione degli asset digitali 8 mentre la Russia è al nono posto).

Gli analisti di Chainalysis hanno certificato che circa il 18% di tutta la criptovaluta ricevuta dall’Europa orientale, proviene da indirizzi associati ad attività rischiose o illecite, più di qualsiasi altra regione.

Criptovalute e guerra in Ucraina

Ma un aspetto piuttosto importante evidenziato dal report è che, sempre a proposito del conflitto in Ucraina, le criptovalute hanno mostrato a causa della loro scarsa liquidità, di non prestarsi ad essere uno strumento adeguato per evadere le sanzioni imposte dalla Russia, come qualcuno aveva lasciato intendere.

Il report continua:

“La Russia ha visto le transazioni crescere e ridursi entro un intervallo relativamente ristretto nei mesi successivi. L’Ucraina, d’altra parte, ha visto un costante aumento dei trasferimenti di criptovaluta dall’inizio della guerra fino a giugno 2022. È possibile che l’attività di criptovaluta degli utenti russi sia stata influenzata dalle restrizioni imposte loro da molti servizi in risposta all’invasione”.

I movimenti in givrina, la moneta ucraina, in criptovaluta hanno avuto una vera e propria impennata del 121% a marzo, subito dopo lo  scoppio della guerra, mentre quelli denominati in rubli sono aumentati, nello stesso periodo del 35%. 

Tatiana Dmytrenko, consulente di alto rango del Ministero delle finanze ucraino e membro della Task Force per le risorse digitali del World Economic Forum, intervistata dai consulenti di Chainalysis per commentare questi dati, ha fatto riferimento alla tematica legata ai controlli valutari attuati dal governo ucraino:

“A causa dell’introduzione della legge marziale in Ucraina, la Banca centrale ucraina ha imposto restrizioni sulle transazioni in contanti in valuta, come l’acquisto di dollari o euro”.

Il report ha analizzato, anche grazie al supporto di esperti in materia, il ruolo delle criptovalute per la Russia, dopo la sua rimozione dal sistema di pagamenti internazionali SWIFT. Secondo alcuni esperti, alcune aziende russe avrebbero già iniziato ad utilizzare le criptovalute per i propri pagamenti internazionali, citando Cina ed Iran come principali partner russi per questo tipo di transazioni.

Questo sarebbe dimostrato anche dal fatto che, a gennaio, le stablecoin rappresentavano il 42% del volume delle transazioni principalmente sui servizi russi. Quella quota è salita alle stelle al 55% a febbraio e al 67% a marzo dopo l’invasione.

Vincenzo Cacioppoli
Vincenzo Cacioppoli
Vincenzo è genovese di nascita ma milanese di adozione. E' laureato in scienze politiche. E' un giornalista, blogger, scrittore, esperto di marketing e digital advertising. Dopo una lunga esperienza nel marketing tradizionale, comincia attività con il web e il digital advertising nel 2011 fondando una società Le enfants. Da sempre appassionato di web e innovazione, nel 2018 approfondisce le tematiche legate alla blockchain e alle criptovalute. Trader indipendente in criptovalute dal marzo 2018, collabora con aziende del settore come content marketing specialist. Nel suo blog. mediateccando.blogspot.com, da tempo si occupa soprattutto di blockchain, che considera come la più grande innovazione tecnologia dopo Internet. A novembre è prevista l'uscita del suo primo libro sulla blockchain e il fintech.
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