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L’inflazione USA fa scendere Bitcoin, che poi però risale

Ieri è stata una giornata decisamente curiosa sui mercati finanziari, con l’inflazione USA che continua ad incidere sul prezzo del Bitcoin. 

L’inflazione negli Stati Uniti fa crollare il Bitcoin

Prima dell’apertura delle Borse USA è stato reso pubblico il nuovo dato ufficiale del tasso di inflazione registrato a settembre negli Stati Uniti

Visto che ad agosto era stato dell’8,3%, ci si attendeva una discesa almeno fino all’8,1%, ed invece la discesa si è fermata all’8,2%. 

Sebbene un’inflazione all’8,2% non sia significativamente diversa da una all’8,1% i mercati hanno reagito immediatamente male. Nell’arco di pochissimi minuti dopo la pubblicazione del dato il Dollar Index è schizzato da 112,7 ad oltre 113,7, mentre il prezzo di Bitcoin è sceso da 18.700$ a 18.100$. In precedenza comunque, paventando un dato sull’inflazione peggiore alle attese, era sceso da 19.000$ a 18.600$. 

In realtà, la paura non era tanto legata al fatto che il dato sull’inflazione si era rivelato essere leggermente superiore alle attese, ma all’incremento delle probabilità di un ulteriore forte aumento dei tassi di interesse da parte della Fed. 

Infatti negli ultimi giorni si era diffusa l’ipotesi, poi rivelatasi scorretta, che la Fed avrebbe potuto decidere di rendere un poco meno restrittiva la sua politica monetaria attuale. I dati invece ieri hanno smentito questa ipotesi, ma hanno anche indicato che probabilmente tale politica monetaria potrebbe non diventare più restrittiva. 

Insomma, il panorama ieri è rimasto per così dire “neutro”, ma molti speculatori in precedenza pensavano (o speravano) che invece avrebbe potuto virare verso l’ottimismo. 

Tale speranza invece si è rivelata ingiustificata, ed i mercati sul brevissimo periodo l’hanno presa male. 

Va anche aggiunto che ci sono stati altri due dati che hanno completamente smentito l’ipotesi ottimistica, ovvero un aumento dei costi della produzione industriale, e soprattutto l’aumento dell’inflazione core al netto di cibo e energia. 

Il quadro emerso ieri pertanto non è realmente neutro, ma ancora leggermente pessimista. 

Nel corso della giornata però, esaurito il colpo dovuto alla smentita dello scenario leggermente ottimista, i mercati si sono ripresi. Anzi, il fatto che l’inflazione generale a settembre sia comunque scesa rispetto ad agosto, seppur di pochissimo, ha prodotto un vero e proprio cambio di rotta. 

Il Bitcoin si riprende con un’inversione a V

Circa due ore e mezzo dopo il calo che ha portato il prezzo di Bitcoin a 18.100$, il prezzo è risalito di colpo a 18.700$, ovvero lo stesso valore da cui era partito il calo improvviso dovuto alla diffusione del dato sull’inflazione. 

D’altronde poco dopo essere salito oltre i 113,7 punti, il Dollar Index ha iniziato una discesa durata circa due ore e mezza che lo ha riportato addirittura a 112,2, ovvero ben sotto il livello da cui era partito lo spike. 

Nel frattempo le borse USA avevano prima aperto in forte perdita (-3% per il Nasdaq), ma poi avevano recuperato per chiudere la giornata in netto guadagno (+2% per il Nasdaq). 

La piccola corsa al rialzo però non si è conclusa con la chiusura delle borse USA, perchè il prezzo di Bitcoin nel corso della sera e della notte prima è risalito sopra i 19.000$, e poi addirittura è balzato a 19.800$. 

Quindi negli ultimi sette giorni Bitcoin prima è sceso lentamente da 20.000$ a 18.900$, poi ieri è sceso rapidamente a 18.100$ per poi rimbalzare nel corso della stessa giornata fino a 19.800$. 

Questi movimenti da un lato dimostrano quanto ormai il prezzo di Bitcoin sia influenzato dalle condizioni macro dei mercati finanziari tradizionali, mentre dall’altro rivelano parecchio nervosismo in questo periodo storico sugli stessi mercati finanziari. 

Anche il mese di settembre è stato un mese particolarmente nervoso. 

Il report di CryptoCompare sul mercato crypto

Lo rivela un recente report di CryptoCompare dedicato proprio all’analisi dei mercati crypto a settembre. 

In particolare il mese scorso i fattori macroeconomici hanno inciso pesantemente sugli asset a rischio, tra cui ovviamente le criptovalute. Infatti ad esempio nonostante un significativo incremento del 30,4% dei volumi degli scambi spot della sola coppia BTC/USDT, il prezzo di Bitcoin non è risalito. 

Tali volumi sono stati generati in particolare da vendite dovute probabilmente a paura per l’evolvere della situazione macroeconomica, con un incremento significativo degli scambi in valuta fiat, soprattutto in quelle zone del mondo in cui la valuta in uso non è il dollaro USA. 

A fronte di ciò, su Coinbase il volume degli scambi spot è sceso del 17,6%, toccando il minimo da gennaio 2021. Questo è dovuto al fatto che invece sono aumentati su Binance, OKX e FTX. 

Un altro dato particolarmente interessante rivelato dal report di CryptoCompare è il fatto che a settembre il 93,6% del volume totale degli scambi sui mercati crypto spot è avvenuto sui grandi exchange, ovvero i cosiddetti “Top-Tier exchanges”. Si tratta della quota di mercato più alta addirittura da novembre 2017. 

Questo dato è interessante per due motivi. 

Il primo è che i grandi investitori istituzionali utilizzano esclusivamente i grandi exchange. Quindi un dato tale fa presupporre che dietro questa percentuale così alta si possa nascondere un’attività particolarmente elevata proprio dei grandi investitori istituzionali. 

In altri termini visto che settembre è stato un periodo contraddistinto particolarmente da vendite, è possibile immaginare che diversi investitori istituzionali potrebbero aver deciso di liberarsi dalle criptovalute ancora in portafogli. 

Tuttavia, dato che nel corso del mese il prezzo di Bitcoin non è sceso in modo significativo, limitandosi a lateralizzare in genere sotto quota 20.000$, è possibile anche immaginare che sotto questa soglia di prezzo in molti abbiano deciso di accumulare. Forse tra questi ci sono stati anche investitori istituzionali, che magari hanno approfittato della paura e del panico che potrebbe aver portato molti retail a vendere. 

L’altro motivo è che l’apparente fuga dai piccoli exchange sembra mostrare una maggior prudenza anche da parte degli investitori retail, come se finalmente avessero scordato le illusioni di facili guadagni diffusesi enormemente, ed a torto, durante la grande bullrun del 2021. Infatti prudenza e grandi guadagni sono spesso in antitesi, visto che invece in genere i maggiori guadagni si possono fare laddove c’è maggior rischio. Lo spostamento sui grandi exchange denota un netto incremento della prudenza, e questo suggerisce una sorta di fuga dal rischio e quindi dalle ipotetiche grandi opportunità di guadagno. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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