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Polemica sul rilascio della nuova versione del software Bitcoin Core

Bitcoin Core è il software con cui si possono gestire i nodi Bitcoin. Non è l’unico, ma è in assoluto il più usato, visto che risulta installato su 14.729 dei 15.295 nodi pubblici attualmente censiti. 

Presto dovrebbe essere rilasciata la nuova versione, 24.0, ma ci sono polemiche a riguardo. 

La nuova versione del software Bitcoin Core

Attualmente è disponibile la versione 22.0, e la prossima è già in fase di release candidate. Quindi potrebbe essere rilasciata a breve.

Nella nuova versione ci saranno alcune importanti novità, che riguarderanno ad esempio il modo con cui i nodi scaricano i blocchi quando si sincronizzano con la rete. 

La polemica però riguarda l’introduzione di un’opzione aggiuntiva che consentirà agli utenti di applicare la logica completa replace-by-fee (RBF). 

Fino ad ora infatti i nodi Bitcoin Core applicavano la regola del “primo visto”, ovvero le transazioni in conflitto semplicemente non venivano accettate nella mempool. Nella nuova versione, invece, gli utenti potranno scegliere di fare in modo che i loro nodi accettino e inoltrino eventuali transazioni in conflitto se queste includono una commissione più alta rispetto alle altre transazioni con cui sono in conflitto.

RBF, cos’é?

RBF, detta anche “tariffa di sostituzione “, consente agli utenti di sostituire una transazione non confermata con una transazione alternativa con commissione maggiore, fino a che non viene inserita in un blocco. 

Lo schema però funziona solo con transazioni a conferma zero (0-conf), ovvero transazioni che possono essere accettate prima ancora che un miner le confermi inserendole in un blocco.

Il problema è che nella nuova versione di Bitcoin Core verrà integrata una logica RBF completa che consente la sostituzione delle transazioni non ancora confermate. Secondo alcuni, questo danneggerebbe la rete e addirittura aiuterebbe gli attacchi di doppia spesa. 

Va detto che argomentazioni del genere ci sono già dalla versione 12, ma si sono intensificate di recente a causa dell’espansione di Lightning Network (LN)

Lightning Network 

Il più scettico è il fondatore del LN Muun, Dario Sneidermanis.

Sneidermanis afferma che il tema di Muun ha esaminato la release candidate di Bitcoin Core 20 riscontrando alcune cose preoccupanti proprio riguardo l’implementazione di RBF full-opt-in. Scondo Sneidermanis le app zero-conf come Muun sono costrette a disabilitare le funzionalità zero-conf, ovvero arrivando addirittura a disattivare i pagamenti LN in uscita. 

Il tema è dibattuto, ma il punto della questione è se l’aggiunta della funzionalità RBF full-opt-in a Bitcoin Core crei o no problemi alle transazioni LN. 

Ad esempio invece, secondo lo sviluppatore di Bitcoin Core David Harding questo aggiornamento non cambierebbe la sostituibilità delle transazioni in modo significativo. 

La polemica sulla nuova versione del software di Bitcoin Core

Quindi la questione è ancora tutta aperta. 

Da un lato ci sono i sostenitori di LN che affermano che la nuova versione del software di Bitcoin Core danneggerà Lightning Network, mentre dall’altro ci sono i sostenitori di Bitcoin Core che sostengono che la nuova versione non danneggerà LN. 

Per ora, visto che la versione 24 di Bitcoin Core non è ancora in uso, non ci sono dati evidenti che dimostrano senza ombra di dubbio quale delle due parti abbia ragione, e quindi verosimilmente la polemica andrà avanti. 

Da notare che nessuno può impedire agli sviluppatori di Bitcoin Core di rilasciare una nuova versione con funzionalità RBF full-opt-in, quindi è molto probabile che la nuova versione 24 verrà rilasciata così com’è ora nella sua release candidate. 

Solo una volta che se ne sarà diffuso l’utilizzo si potrà capire se avrà portato degli svantaggi a LN oppure no. 

Intanto la polemica monta, anche perché tra coloro che vi stanno prendendo parte ci sono anche alcuni massimalisti molto poco propensi al compromesso, ed in genere per nulla gentili con chi la pensa diversamente da loro. 

I problemi dei miner

Nel frattempo si è scoperto che alcuni miner hanno grossi problemi a continuare a minare con profittabilità così bassa

Infatti, non sono pochi i miner che con gli attuali prezzi preferiscono tenersi i BTC incassati in attesa di venderli a prezzi superiori. 

Alcuni, invece, sono costretti a venderli subito, con guadagni minimi. 

Ad esempio Core Scientific, che ha enormi problemi finanziari a causa di un credito non riscuotibile di 2 milioni di dollari nei confronti della fallita Celsius, è stata costretta a vendere quasi 2.300 BTC ad un prezzo medio inferiore ai 19.700$. 

Core Scientific è quotata in Borsa, e quindi è tenuta a riferire alla SEC informazioni importanti per gli azionisti. 

Qualche giorno fa ha riferito che nel mese di ottobre ha venduto 2.285 Bitcoin ad un prezzo medio di 19.639 dollari per BTC, con un ricavo totale di circa 44,8 milioni di dollari. Inoltre, ha anche ammesso che al 31 ottobre deteneva solamente 62 BTC, oltre a circa 32 milioni di dollari cash. 

In altre parole è stata costretta a svendere quasi tutti i BTC che aveva accumulato nel corso del tempo e che stava ancora detenendo in cassa, probabilmente in attesa di venderli ad un prezzo maggiore. 

Da notare che nel corso del 2022 il prezzo delle sue azioni è passato da 11$ a 0,16$, con una perdita del 99%. La società si era quotata ad aprile 2021 con un prezzo iniziale di circa 10$. 

Per ora non risultano altri crolli simili nel settore del mining di Bitcoin, ma di sicuro con gli attuali prezzi ci saranno anche altri miner in grossa difficoltà. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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