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Bitcoin: “Fear and Greed index” non tocca i minimi

Alternative pubblica il livello del “Fear and Greed index” di Bitcoin aggiornato giornalmente. 

L’indice esprime un valore giornaliero compreso tra 0 e 100, dove 0 è paura assoluta, e 100 ovviamente avidità assoluta. 

Sebbene fino ad ora non sia mai arrivato a segnare zero, ci sono stati rari momenti in cui è sceso sotto quota 10, in particolare a giugno di quest’anno. 

L’ultimo rilevamento, riferito alla giornata di ieri di mercoledì 9 novembre, è di 22. 

Questo valore esprime sì una situazione di estrema paura, ma non ai livelli massimi come quelli di giugno. 

Analizzando l’andamento negli ultimi giorni si nota come domenica 6 novembre il valore, riferito sempre alla giornata precedente, era di 40, ovvero paura non estrema. 

L’ultima volta che tale valore è stato neutro fu a metà agosto, poi dal 18 agosto è sempre stato negativo. Il punto più basso da allora è stato di 20 punti, toccato per ben quattordici volte tra fine agosto, settembre ed ottobre. A novembre per ora non è ancora sceso a quei livelli. 

L’anomalia nei valori attuali del “Fear and Greed index” di Bitcoin

Sebbene l’ultimo rilevamento, quello di oggi, si riferisca alla giornata di ieri, sembra comunque anomalo. 

Infatti, ieri è stato toccato il nuovo minimo annuale per il prezzo di Bitcoin, sebbene questa notte sia stato toccato nuovamente. 

Il minimo di ieri è stato a circa 15.500$, ovvero 2.000$ in meno dei 17.500$ toccati a giugno, quando l’indice precipitò a quota 6 (paura estrema)

Perché questa anomalia? 

Probabilmente si deve al fatto che le perdite recenti, espresse in rendimenti percentuali negativi, sono inferiori rispetto a quelle di giugno. 

Dal 5 al 12 maggio il prezzo di Bitcoin scese del 36%, per poi rimbalzare leggermente. Il picco minimo dell’indice della paura e dell’avidità di Bitcoin fu quota 8, toccata il 17 maggio (ovvero calcolato sui dati del 16). 

Dall’8 al 18 giugno il prezzo di Bitcoin scese del 43%, tanto che l’indice toccò il suo picco minimo annuale a quota 6 proprio il 18 giugno. 

Invece, negli ultimi giorni la perdita è stata “solo” del 27%, e questo probabilmente ha generato meno paura di quella di giugno. 

Fear and Greed index: un confronto con i valori di Bitcoin passati

In particolare quattro anni fa, a novembre del precedente ciclo, il prezzo di Bitcoin perse più del 50% nel giro di un mese, dal 12 novembre 2018 al 10 dicembre. 

Il crollo attuale sembra per certi versi ricordare quello di quattro anni fa, solo che per ora è nettamente inferiore, perché la perdita in percentuale è praticamente la metà. 

Inoltre, durante entrambi i precedenti cicli, il prezzo minimo toccato durante il bear market post-bolla fu dell’85% inferiore al precedente massimo storico. Nel caso in cui anche durante l’attuale ciclo dovesse verificarsi un’evenienza del genere, il prezzo minimo potrebbe essere di 11.500$, livello molto più basso dei 15.500$ toccati ieri. 

Quindi, il confronto con i cicli scorsi per ora sembra indicare che il prezzo di Bitcoin stavolta stia tenendo meglio che in passato. 

Va tuttavia detto che a novembre 2018 il crollo fu dovuto ad una massiccia vendita di BTC sul mercato che ne fece precipitare il valore, mentre stavolta, per ora, tale massiccia vendita non si è verificata. Ovvero a causare il crollo è la paura del collasso di alcune tra le più importanti infrastrutture dei mercati crypto, non la paura che Bitcoin possa avere di per sé dei problemi. 

Pertanto, a meno che nei prossimi giorni il valore dell’indice della paura e dell’avidità non scenda ulteriormente, sembra essere giustificata una paura minore rispetto a quella che causò in passato crolli maggiori a quello attualmente in corso. 

Il mito del flippening

Quando il prezzo di Bitcoin scende si torna a parlare del cosiddetto “flippening”, ovvero il sorpasso di Ethereum ai danni di Bitcoin. 

Bitcoin, ovvero BTC, ha sempre avuto in tutta la sua storia una capitalizzazione di mercato superiore a quella di Ether (ETH), ovvero la criptovaluta nativa della rete Ethereum

In questo momento BTC capitalizza circa 320 miliardi di dollari, mentre ETH $146 miliardi, ovvero meno della metà. 

Tale rapporto, in questo momento a circa 2,2, è stato anche inferiore, ma il minimo toccato fu di 1,4 ai primi di gennaio 2018. All’epoca lo scoppio della bolla del 2017 sul prezzo di BTC era già iniziata da quasi un mese, mentre ETH era ai massimi storici di allora. Però, nel giro di un mese tornò sopra quota 2. 

Da allora ha raggiunto un picco massimo ad oltre quota 10 a settembre del 2019, perché spesso in bear market il prezzo di ETH scende più di quello di BTC. 

Il 10 novembre dell’anno scorso, in concomitanza con il nuovo massimo storico del prezzo di ETH, il valore di questo rapporto era sceso a 2,2, ovvero più o meno lo stesso valore odierno. Nel frattempo è sceso anche più in basso, con un picco minimo di 1,8 a dicembre 2021. Nemmeno a maggio 2021, quando ETH fece il precedente massimo storico, era sceso così in basso. 

Tuttavia, c’è chi crede che durante l’attuale bear market, invece, il flippening possa avvenire. 

Il punto è che con le nuove regole delle fee delle transazioni Ethereum, e con il passaggio a PoS, ETH sta diventando una moneta deflattiva. Ciò significa che vengono “bruciate” più unità di quante ne vengano create. Di conseguenza, la circulating supply diminuisce. 

Secondo l’ex CEO di Bitcoin.com, e attuale CEO della casa di sviluppo blockchain Laguna Labs, Stefan Rust, l’attuale crollo dei mercati crypto potrebbe finalmente vedere il sorpasso della capitalizzazione di mercato di ETH su quella di BTC. 

Rust dice:

“Bitcoin sembra scendere più velocemente di ETH. Quest’ultimo sembra reggere, e molto probabilmente il motivo è il fatto che ETH è finalmente completamente deflazionistico. Brucia più di quanto crea. Allo stesso tempo, Il volume delle transazioni ETH è cresciuto rispetto a ieri, e le commissioni di transazione sono piuttosto alte in questo momento.

Questo significa che probabilmente vedremo il primo flippening? Se si tocca il fondo ed inizia una ripresa, Ethereum – che ora è deflazionistico – ha enormi transazioni, volume e coinvolgimento degli sviluppatori. E questo grazie ad una serie di applicazioni e protocolli diversi. In quanto tale, sì: questo attuale shakeout delle criptovalute potrebbe finalmente portare al leggendario flippening, quando la capitalizzazione di mercato di Ethereum prenderà il sopravvento su quella di Bitcoin. È un periodo emozionante”.

A dire il vero, però, il rapporto tra la capitalizzazione di mercato di BTC e quella di ETH è salito durante i recenti crolli. 

Il picco minimo di quest’ultimo periodo si è verificato ad inizio settembre, quando è tornato su quota 1,8, ma da allora è risalito fino a 2,4 a metà ottobre. A fine ottobre era sceso nuovamente a 2, ma con il recente crollo è risalito a 2,2. 

Pertanto, durante questi crolli in realtà ETH perde più di BTC, così come ha fatto in passato. Ovvero nemmeno il fatto che ETH sia diventato deflattivo è riuscito ad invertire questa tendenza storica. 

A questo punto sembra difficile immaginare che possa invertirsi anche in futuro, sebbene non vada dimenticato che durante le bull run ETH in genere guadagna di più di BTC. Per cui se in realtà sembra difficile che il flippening possa avvenire durante il bear market, non è aprioristicamente da escludere che possa avvenire durante una nuova eventuale bull run. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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