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Mining: nuovo record per la difficulty di Bitcoin

Cattive notizie per chi fa mining di Bitcoin. 

Infatti, per la prima volta nella sua storia ha superato i 40T, portandosi a 43T. 

Il precedente record era stato registrato a fine gennaio, quando la difficulty era salita a 39,35T, ma dopo una leggera discesa il 12 febbraio, sabato ha spiccato il volo catapultandosi a 43,05T. 

Questo significa che minare Bitcoin è diventato più difficile che mai, anche se grazie a macchine sempre più efficienti il block-time rimane attorno ai 10 minuti. 

Sabato a dire il vero anche il block-time era schizzato in alto, superando abbondantemente i 13 minuti, ma ieri si è riportato sotto i 9 minuti. 

Perchè la difficulty è problematica per chi fa Bitcoin mining

Per chi fa mining di Bitcoin una difficulty alta significa maggiori consumi energetici.

Infatti più è alta, più sarà necessario estrarre hash prima di trovare quello che convalida il blocco e che dà diritto ad incassare il premio, attualmente di 6,25 BTC. 

Estrarre hash significa eseguire dei calcoli che richiedono un certo dispendio energetico, quindi più hash devono essere estratti, più energia bisogna consumare. 

D’altra parte però utilizzare macchine più efficienti significa consumare meno energia a parità di numero di hash estratti, quindi l’efficienza energetica consente di riequilibrare i maggiori costi dovuti ad un innalzamento della difficulty.  

Il block-time

Tutto ruota attorno al block-time, ovvero al tempo che ci si impiega in media per minare i singoli blocchi. 

Satoshi Nakamoto aveva deciso che doveva essere minato in media un blocco ogni circa 10 minuti, e questa regola non è mai stata cambiata. 

Quindi ancora oggi in teoria il protocollo Bitcoin dovrebbe autoregolarsi in modo da mantenere il block-time il più vicino possibile ai 10 minuti. 

Tale regolazione avviene per l’appunto con la difficulty, che viene aggiustata ogni 2.016 blocchi, ovvero più o meno una volta ogni due settimane. 

La scorsa settimana il block-time è rimasto quasi costantemente sotto i 10 minuti, con un picco minimo di 8 minuti il 16 febbraio. 

Con tali numeri era inevitabile un aggiustamento al rialzo della difficulty al blocco 778.186, solo che non ci si aspettava un incremento tale. Si è trattato di un incremento di quasi il 10%, che ha portato in un colpo solo al nuovo record storico, ed al superamento per la prima volta dei 40T. 

Basti pensare che esattamente quattro anni fa la difficulty era a 6T, e otto anni fa a 44G, ovvero 0,044T. 

Il livello dell’hashrate

Se il motivo per cui la difficulty aumenta è l’eccessiva riduzione del block-time, il motivo per cui il block-time si riduce è l’aumento dell’hashrate. 

L’hashrate, o hash power, è il numero di hash che in tutto il mondo complessivamente i miner di Bitcoin riescono ad estrarre in un secondo.

Prendendo come riferimento la media a sette giorni, il picco massimo di sempre da questo punto di vista si è toccato il 20 febbraio, quando si sono raggiunti i 323 Eh/s di media giornaliera sui sette giorni. 

Significa che nei sette giorni dal 14 al 20 febbraio 2023 in media ogni secondo sono stati estratti in tutto il mondo 323 Exahash, ovvero 323 miliardi di miliardi di hash. 

Al mondo esistono moltissime macchine specializzate nell’estrarre hash, i cosiddetti ASIC, ed in genere ognuna di esse può arrivare fino anche ad oltre 250 Th/s. Bastano quindi un milione di macchine simili per arrivare a 250 Eh/s, e le grandi mining farm ne hanno decine di migliaia ciascuna. 

Visto che ormai al mondo ci sono centinaia di grandi mining farm, più molte migliaia di farm più piccole, si fa in fretta ad arrivare a 250 Eh/s, o anche di più. 

Ad esempio un anno fa l’hashrate complessivo del mining di Bitcoin era di circa 190 Ehs, e quattro anni fa era di 44 Eh/s. Non a caso l’attuale hashrate è circa sette volte quello di quattro anni fa, e la difficulty attuale è sempre circa sette volte rispetto a quella di quattro anni fa. 

I costi del mining di Bitcoin

Il consumo energetico del mining di Bitcoin sul breve periodo aumenta in proporzione all’aumentare dell’hashrate. Ma sul medio e lungo periodo no, perchè escono in continuazione macchine più efficienti che a parità di hashrate consumano di meno, o a parità di consumo producono maggiore hashrate, 

Infatti ad oggi si stima che il consumo annuo complessivo del mining di Bitcoin sia di circa 90 TWh, ma quattro anni fa era di circa la metà. 

In altre parole in sette anni l’hashrate è cresciuto di sette volte, ma il consumo solo di due. 

Inoltre il maggior consumo in assoluto si è avuto a fine 2021, ovvero dopo il raggiungimento del nuovo massimo storico per il prezzo di Bitcoin, quando arrivò ad oltre 200 TWh. 

Il fatto è che il consumo di fatto viene allineato dai miner stessi agli incassi, quindi più si incassa più si possono far lavorare le macchine con consumi maggiori. 

Quindi è inevitabile che il consumo massimo ci sia quando i guadagni sono ai massimi, e dato che il premio è sempre di 6,25 BTC per blocco, fino all’halving del prossimo anno, è il valore di mercato di BTC che fa oscillare maggiormente i consumi. 

Ovviamente la questione chiave in tal senso è quella del costo, in particolare dell’energia elettrica, quindi il consumo in realtà si riduce ad esempio se aumenta il prezzo dell’energia elettrica. Ecco perchè si è più che dimezzato nel corso del 2022, dato che il costo dell’energia elettrica è salito. 

I guadagni del mining di Bitcoin

In realtà per chi fa mining di Bitcoin i guadagni non sono fissi. 

Sebbene vengano sempre incassati circa 6,25 BTC ogni circa 10 minuti, questi non vengono affatto distribuiti in parti uguali ai diversi miner. 

Il mining è una competizione in cui il singolo premio per la convalida del singolo blocco viene dato al singolo miner che estrae l’hash che convalida il blocco. 

Per questo motivo i miner fanno a gara ad avere quanto più hashrate possibile, in modo da massimizzare la possibilità di estrarre quel singolo hash. E questo è anche il motivo per cui si mettono insieme in pool, dividendosi poi i ricavi in proporzione al numero di hash estratti. 

Inoltre, c’è sempre il problema che il guadagno reale dipende dal valore di mercato di Bitcoin, perchè incassare 6,25 BTC quando un Bitcoin vale 69.000$ è una cosa, mentre incassarli quando vale solo 23.000$ è un’altra. 

Infatti in questo momento, con la difficulty ai massimi di sempre ed un valore di mercato di BTC che è del 66% inferiore a quello massimo, il guadagno per i miner è vicino ai minimi di novembre e dicembre, quando toccò il livello minimo di sempre. 

Va però sottolineato che la profittabilità del mining di Bitcoin varia molto a seconda dell’efficienza delle macchine che vengono utilizzate, ed a livello globale è solo una stima che potrebbe anche non essere esatta. 

Da questi dati comunque si capisce bene perchè il 2022 è stato l’anno più nero di sempre per il mining di Bitcoin. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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