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La regolamentazione crypto dal 2022 al 2023

La regolamentazione delle crypto dal 2022 ad oggi è cambiata molto. 

Quello che è accaduto nel 2022, e ciò che sta continuando ad accadere in questo primo scorcio di 2023, sta convincendo molti legislatori a cercare di intervenire. 

Gli interventi concreti però sono ancora pochi, perchè c’è ancora molta confusione

La confusione della regolamentazione crypto nel 2022

La maggiore confusione normativa in ambito crypto si deve soprattutto alla mancanza di leggi chiare e specifiche. 

Tuttavia sembra ce ne sia ancora molta anche tra coloro che tali leggi dovrebbero scriverle. 

Prendendo come riferimento il quadro normativo statunitense, dato che gli USA sono il maggior mercato al mondo per le criptovalute, non sembra ancora esserci accordo nè all’interno del Congresso nè all’interno del governo su come procedere. 

In realtà al Congresso una proposta di legge c’è, ma dopo diversi mesi non è ancora riuscita ad essere completata ed approvata. Anzi, dopo una prima approvazione sono già state introdotte delle modifiche che non sempre sono in perfetta linea con l’intento originale. 

Inoltre tra gli stessi parlamentari ci sono posizioni anche molto diverse tra di loro, a cui si aggiungono le posizioni addirittura contrastanti dei vari Stati. 

Ad esempio il Texas sembra voglia approfittare dell’energia a basso costo per favorire il mining, mentre lo Stato di New York ha praticamente messo al bando il mining con fonti inquinanti. 

In un quadro così confuso non c’è da stupirsi che regole precise non esistano ancora, e che si stia facendo molta fatica a trovarne alcune che godano del sostegno della maggioranza. 

Oltre a ciò va aggiunto che in giro per il mondo la situazione non è tanto diversa, con poche ed in genere piccole eccezioni. 

Gli Stati più crypto-friendly

Nonostante ciò, ci sono alcune nazioni che stanno provando a diventare crypto-friendly, ovvero a dotarsi di una regolamentazione crypto favorevole al settore. 

Forse quella più avanti in tal senso è la Svizzera, con Lugano che mira a diventare il principale hub crypto in Europa. 

In Svizzera la regolamentazione ormai è abbastanza chiara, tanto che le sue norme crypto ad oggi sembrano essere tra le più avanzate al mondo. 

Ma la Svizzera, come accade spesso, è una sorta di piccola eccezione, che opera in modo differente anche rispetto ai Paesi limitrofi. 

Ad esempio all’interno della UE i Paesi più avanti nel regolamentare le criptovalute sono probabilmente l’Estonia, per certi versi, ed il Portogallo, per altri. A dire il vero anche la Germania sembra voglia dotarsi di una regolamentazione favorevole. 

In Europa l’altro Paese che sta spingendo molto da questo punto di vista è l’Ucraina, che però per ovvi problemi ad oggi è un po’ tagliata fuori dal mercato globale. 

Anche la Russia sembra voler fare qualche passo in avanti, ma in Russia non c’è un chiaro intento politico condiviso a favore dello sviluppo del settore crypto. Anzi, è uno degli Stati al mondo che negli ultimi anni si è comportato in modo più confuso e disordinato nei confronti delle criptovalute, insieme all’India. 

Appare complicata anche la situazione della Gran Bretagna, che vorrebbe diventare un hub crypto ma che allo stesso tempo per ora non sembra ce la stia facendo. 

Oltre alla già citata India, in cui c’è davvero un’enorme confusione a riguardo, e la Cina, che ha una regolamentazione crypto tra le più restrittive al mondo, in Asia sta emergendo Dubai come principale hub crypto, grazie ad una regolamentazione favorevole degli Emirati Arabi Uniti di cui fa parte. 

L’altro Paese da citare è ovviamente El Salvador, che vuole diventare l’hub crypto dell’America Latina. 

I principali problemi

In assoluto il principale problema che gli Stati si pongono di fronte alle criptovalute è la protezione dei consumatori. 

Questo da un lato significa cercare di evitare che vengano truffati, e dall’altro imporre agli operatori crypto norme e procedure che ne limitino i rischi. 

A dire il vero non sembra affatto che nessuno Stato al mondo stia riuscendo a vincere la lotta ai truffatori crypto. Tuttavia in diversi casi, a truffa avvenuta, i truffatori sono stati arrestati, imprigionati e poi condannati. Ma quelli ancora a piede libero probabilmente sono la maggioranza. 

Questo punto non andrebbe affatto ignorato, perchè pensare che sia sufficiente cambiare le leggi per ridurre le truffe crypto, o per catturare i truffatori, è mera utopia. 

Per intervenire in modo efficace in tal senso servirebbe prima di tutto una migliore formazione finanziaria per le potenziali vittime, e poi una capacità di intervento più rapida ed efficace da parte delle forze dell’ordine. 

Per fare ciò servirebbe anche un coordinamento internazionale, se non globale, e la mancanza di tutto ciò rende la battaglia alle truffe una lotta impari che è destinata a terminare molto spesso con un insuccesso. 

Purtroppo però da questo punto di vista sembra che la politica preferisca fare orecchie da mercante, preferendo la proliferazione di leggi, leggine e leggiucce la cui efficacia è ancora tutta da dimostrare. 

Invece imporre agli operatori crypto regole più rigide per obbligarli ad essere più solidi ed onesti sembra una strada assolutamente praticabile. 

Questo tra l’altro è proprio ciò che sta chiedendo in questi giorni il Presidente della SEC, Gary Gensler, secondo cui gli intermediari crypto dovrebbero perlomeno dare le stesse garanzie che danno gli intermediari finanziari tradizionali. 

Questo non azzera i problemi e non elimina le truffe, ma ne riduce il numero e soprattutto gli impatti negativi sui consumatori. 

La nuova regolamentazione crypto per gli exchange: dal 2022 al 2023

Non è quindi un caso che proprio sugli exchange, e sugli altri fornitori di servizi crypto come ad esempio le piattaforme di prestito, si stia concentrando l’attenzione di molti legislatori. 

Ad esempio una norma che ancora non c’è – e che non si capisce perché non dovrebbe esserci – sarebbe quella che impone agli exchange di tenere completamente separati i fondi propri da quelli dei loro clienti. Si tratta di una norma che sta alla base del sistema finanziario di scambi internazionali, e che sarebbe buona cosa venisse introdotta anche nel mondo crypto. 

Come è possibile ad esempio che a FTX, che era un exchange registrato e regolamentato, venisse permesso di spendere miliardi di dollari di fondi appartenenti ai loro clienti? 

Un’altra norma che non si comprende bene perché non sia ancora stata introdotta è l’obbligo di assicurarsi contro i furti o le eventuali perdite di fondi dei clienti. 

Nel settore della finanza tradizionale i fondi custoditi per conto di terzi vengono assicurati, in modo che in caso di furto o perdita non ne facciano le spese i clienti, ma i custodi. Invece in ambito crypto continuano a farne le spese soprattutto i clienti. 

Queste due sono le principali norme che ci si aspetta vengano introdotte anche nel mondo cripto nel 2023, o negli anni a venire, anche se sarebbe meglio venissero introdotte il prima possibile. 

Va ricordato che i possessori di criptovalute non sono affatto obbligati a doversi affidare ad intermediari. Una delle caratteristiche di questa nuova tecnologia è proprio la disintermediazione, quindi esisterà sempre un sistema alternativo che non costringa a doversi affidare ad intermediari. 

Per questo motivo non vi è ragione per non imporre a tali intermediari misure di sicurezza che evitino che a farne le spese siano sempre i loro clienti, in caso di problemi. 

Ormai le norme AML, ovvero contro il riciclaggio, sono state imposte anche agli intermediari crypto, in quasi tutti i paesi avanzati, quindi ora è possibile passare allo step successivo. 

Se è sempre più improbabile che vengano introdotti nuovi ban, soprattutto nei paesi liberali, non è affatto improbabile che vengano imposte nuove norme agli intermediari crypto che ne rafforzino la sicurezza e proteggano sempre di più i loro utenti. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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