Balaji Srinivasan è l’ex Chief Technology Officer (CTO) di Coinbase.
Assunse questo ruolo nel 2018, dopo che la sua Earn.com fu acquistata dall’exchange. Di fatto è stata la prima persona ad aver assunto tale ruolo in Coinbase, dato che l’exchange prima del 2018 non aveva mai avuto un CTO. Già l’anno successivo però lasciò l’azienda quando Coinbase Earn venne chiuso.
Da notare che in questo momento nello staff dei dirigenti di Coinbase non risulta esserci nessuno con il ruolo specifico di CTO, pur essendoci un CEO, un CFO (Chief Financial Officer), un COO (Chief Operating Officer), un CLO (Chief Legal Officer) e addirittura un CPO (Chief People Officer).
Il capo delle operazioni informatiche e tecnologiche dovrebbe essere il vicepresidente esecutivo del reparto engineering Manish Gupta.
Summary
La carriera dell’ex CTO di Coinbase
Srivasan è un imprenditore ed investitore statunitense di origine indiana.
Oggi ha 42 anni e nella sua già lunga carriera ha fatto molte cose.
Il suo primo successo fu la co-fondazione di Counsyl, nel 2007, ovvero una società che produce test genetici e che nel 2018 fu acquistata da Myriad Genetics per 375 milioni di dollari.
Da notare che Srinivasan ha una laurea e due un master, uno in ingegneria elettrica ed uno per l’appunto in ingegneria chimica.
Nel 2013 entrò a far parte della società di venture capital Andreessen Horowitz come socio accomandatario, ma in seguito si è poi messo in proprio come investitore.
Sempre nel 2013 fondò una startup di mining di Bitcoin, che però in seguito fallì dopo aver raccolto oltre 120 milioni di dollari dagli investitori.
Tuttavia, questa società in seguito si è trasformata in Earn.com, una società che consentiva pagamenti in valuta digitale, e che fu poi in seguito acquisita da Coinbase.
Nel 2014 co-fondò anche Teleport, ovvero un motore di ricerca di lavoro acquisito poi da Topia nel 2017.
Dal 2020 vive a Singapore, e l’anno scorso ha pubblicato un libro, The Network State: How To Start a New Country, che ha riscosso un certo successo.
La fama di Srinivasan
Srinivasan deve la sua fama ad una curiosa iniziativa presa quest’anno.
Infatti, a metà marzo pubblicò un tweet su suo profilo Twitter ufficiale in cui annunciava di fatto di aver scommesso un milione di dollari che il prezzo di Bitcoin avrebbe raggiunto il milione di dollari entro novanta giorni.
La notizia di questa scommessa fece il giro del mondo, rendendo per un breve momento Srinivasan una sorta di celebrità.
A dire il vero fin da subito si era capito che quella era una scommessa persa, e che molto probabilmente il vero obiettivo era solo quello di ottenere visibilità.
Infatti, il 2 maggio ha pubblicato un video in cui annunciava di aver di fatto bruciato un milione di dollari.
Dato che dall’anno scorso è un autore di libri dal contenuto a tratti fantascientifico, Srinivasan ora come ora ha bisogno di visibilità.
Il suo libro
Nel suo best-seller racconta ad esempio “come creare un nuovo Stato” per costruire qualcosa di nuovo senza vincoli storici.
Racconta come esistano a suo modo di vedere almeno sei modi per creare nuovi Stati, di cui tre convenzionali e tre non convenzionali.
Quello più fantascientifico è il sesto, ovvero l’idea di colonizzare altri pianeti. Sostiene che, sebbene molte persone lo considerino tecnicamente irrealizzabile, o addirittura completamente folle, in realtà la SpaceX di Elon Musk sta seriamente elaborando la possibile logistica per l’avvio di un nuovo Stato su Marte.
Nel libro aggiunge anche un settimo modo, probabilmente ideato da lui, secondo il quale si potrebbe creare una “cloud country”, ovvero una comunità digitale.
A dire il vero tra tutti i sistemi elencati questo sembra essere il più fattibile e concreto.
D’altronde le comunità digitali esistono già.
Apple e Google secondo l’ex CTO di Coinbase
Tutto ciò indica già chiaramente dove voglia andare a parare Srinivasan con la sua strategia di comunicazione su Twitter.
Da notare che comunque ha meno di un milione di follower, ovvero tanto per intenderci meno della metà di quanti ne abbia il fondatore di Dogecoin Shibetoshi Nakamoto.
Il suo obiettivo probabilmente è convincere quante più persone possibile che serva fare una tabula rasa a livello politico e sociale, ma che allo stesso tempo convenga farlo in modo pacifico e senza dover necessariamente iniziare dal distruggere l’esistente.
D’altronde la sua idea della cloud country si basa proprio sul concetto di creare qualcosa di nuovo che si sommi a ciò che abbiamo, e non di distruggere l’esistente.
È possibile che tale ispirazione gli sia venuta proprio da Bitcoin, e dalla sua evoluzione tramite second layer che si basano sul livello 1 esistente senza distruggerlo o modificarlo.
A questo punto appare piuttosto logico che definisca Apple e Google “rischi sistemici”, anche se nello specifico si riferisce al mondo crypto.
Il mondo crypto
Secondo Srinivasan il problema dei colossi come Apple e Google nel mondo crypto è che potrebbero diventare complici dei governi per “eseguire backdoor su iPhone e Android per esfiltrare le chiavi private”.
È molto probabile che Srinivasan abbia preso spunto dalle recenti vicende che riguardano Ledger.
Infatti, il celebre produttore di hardware wallet ha di fatto dichiarato che esiste un modo per estrapolare il seed di questi wallet. Fino a poco tempo fa si pensava che non fosse tecnicamente possibile, rendendo così impossibile assolutamente per chiunque estrapolarli.
Ed invece a quanto pare un sistema c’è, anche se di preciso non si sa ancora bene come funzioni dato che il codice del software degli hardware wallet Ledger non è pubblico.
Il punto è che se il proprietario di un hardware wallet può autorizzare l’esportazione del seed, anche se in tre frammenti separati e criptati, allora in teoria potrebbe essere possibile anche per un governo obbligare la società produttrice del wallet a farlo.
Lo ha confermato pochi giorni fa anche l’ex CEO di Ledger, Éric Larchevêque, secondo cui un governo potrebbe emettere un ordine rivolto ai custodi di quei frammenti per obbligarli a consegnarli.
Srinivasan però va oltre, ed al posto che riferirsi solo agli hardware wallet di Ledger, si riferisce a tutte le app per smartphone che custodiscono le chiavi private degli utenti.
Il rischio per i wallet su smartphone
Apple e Google sono i due produttori dei due maggiori sistemi operativi per smartphone, iOS e Android.
In teoria un governo potente potrebbe davvero costringere le due aziende ad inserire nei loro sistemi operativi una funzionalità in grado di recuperare dalla memoria del telefono delle eventuali chiavi private salvate in chiaro così da poterle inviare alle autorità. Forse potrebbero persino riuscire a decriptarle nel caso in cui fossero invece salvate sulla memoria del telefono in modo criptato.
Allo stato attuale queste sono solo teorie prive di alcun tipo di concretezza, per quanto se ne sa, ma ciò che immagine Srinivasan è tutt’altro che assurdo. In questo momento sembra fantascienza, ma nulla esclude che un domani possa diventare realtà.
Per questo motivo definisce Apple e Google come rischi sistemici per il settore crypto, anche se a dire il vero si tratta di rischi potenziali e per nulla reali allo stato attuale dei fatti.