Alla fine della scorsa settimana è stata pubblicata la trimestrale con i dati economico finanziari dell’exchange crypto Coinbase.
Nonostante tali dati siano risultati essere migliori delle attese, il titolo in borsa della piattaforma ha comunque perso terreno.
La trimestrale dell’exchange Coinbase
Che il 2023 fosse un anno di magra per gli exchange crypto lo si sapeva già, e nessuno credeva che Coinbase potesse fare eccezione.
Oltretutto da aprile a giugno la società è stata oggetto di attenzione da parte della SEC, e questo non poteva di certo aver avuto effetti positivi.
Quindi i mercati si attendevano risultati economici deludenti.
L’ipotesi che circolava era di un fatturato inferiore a 630 milioni di dollari, ovvero in netto calo rispetto agli oltre 760 milioni del primo trimestre.
E invece la perdita è stata solo dell’8%, perché il dato reale si è attestato poco sotto i 710 milioni di dollari.
Anche i ricavi netti sono risultati essere solo di poco inferiori, ovvero 663 milioni di dollari (il 10% in meno del primo trimestre).
Sono risultate essere in calo anche le spese operative, ma solamente dell’1%, attestandosi a 664 milioni di dollari.
Quindi nonostante un Adjusted EBITDA di 194 milioni di dollari, il trimestre è stato chiuso con una perdita netta di 97 milioni.
Da un lato questi sono numeri migliori rispetto alle attese, ma dall’altro non sono comunque numeri buoni soprattutto a causa del fatto che le spese operative non sono in netto calo, mentre è difficile immaginare che nel terzo trimestre dell’anno i ricavi possano crescere in modo significativo.
Il titolo di Coinbase in borsa
La seduta di venerdì si era aperta con il prezzo del titolo COIN a 89$, in netto calo rispetto alla chiusura di giovedì, e si è chiusa in calo a 87$.
Durante il post-market, e nel pre-market di oggi, non si è discostato molto dalla chiusura di venerdì.
Da notare che a metà luglio aveva lateralizzato per qualche giorno attorno ai 105$, quindi da allora la perdita è stata del 17%.
I valori attuali sono comunque ancora di molto superiore al minimo del 2023, toccato ad inizio giugno sotto quota 47$, escludendo i primi giorni dell’anno in cui stava risalendo dai minimi del 2022.
I minimi del 2022 infatti si sono registrati a dicembre sotto i 32$, che costituisce anche il minimo storico assoluto fino ad ora.
Non bisogna dimenticare che il titolo Coinbase è quotato in borsa solamente da aprile 2021, e da allora praticamente è stata una discesa.
Esordire nel bel mezzo di una bolla inevitabilmente porta a registrare poi perdite sul medio/breve periodo, anche se durante la seconda bullrun del 2021 il prezzo era un po’ risalito.
Il prezzo attuale è in linea con i livelli di fine maggio 2022, ovvero dopo il crollo dei mercati crypto dovuto all’implosione dell’ecosistema Terra/Luna.
Sebbene le perdite dai massimi siano superiori a quelle di Bitcoin, nel caso in cui vi sia una ripresa del prezzo di BTC, ed in generale dei mercati crypto, è lecito attendersi una netta ripresa anche del titolo Coinbase. In alternativa resta difficile immaginare una ripresa.
Perchè il COIN dell’exchange è sceso
Concentrandosi solamente sulla sessione di venerdì, potrebbe sembrare strano che il prezzo del titolo Coinbase in borsa sia sceso nonostante una trimestrale superiore alle attese.
Ma il problema è che, se da un lato i ricavi sono stati maggiori delle attese, le spese invece sono rimaste sostanzialmente le stesse, facendo temere che nel caso in cui i mercati crypto non dovessero ripartire a breve, anche il terzo trimestre del 2023 potrebbe essere chiuso con una pesante perdita.
In altre parole, se il recente passato sembra non essere stato disastroso, vi sono ancora forti dubbi sulla tenuta sul medio/lungo periodo per le casse dell’exchange.
Ai mercati il futuro interessa molto più del passato, quindi i timori sul futuro della società stanno pesando più dei risultati del recente passato.
Secondo alcuni analisti il prezzo potrebbe scendere ancora, fino a 82$, ed occorrerebbe un solido ritorno sora i 115$ prima di poter affermare che il trend discendente in atto da più di due anni possa dirsi veramente terminato.
