A molti cittadini in USA le CBDC non piacciono, tanto che da diverse parti arrivano richieste in merito ad una nuova regolamentazione che vieti alla banca centrale di emettere un dollaro nativamente digitale.
Summary
La controversia sulle CBDC e sulla loro regolamentazione negli USA
Le CBDC, ovvero Central Bank Digital Currency, non sono criptovalute, ma banalmente versioni nativamente digitali delle normalissime valute fiat.
Dato che si tratta a tutti gli effetti delle medesime valute fiat già in uso tutti i giorni, può essere difficile comprendere tale controversia.
Il punto chiave è che una CBDC, a differenza delle versioni tradizionali delle valute fiat che vengono scambiate con strumenti digitali ma senza essere nativamente digitali, prevede che tutte le transazioni siano registrate su un unico registro centrale detenuto, custodito e gestito dalla banca centrale.
Fin qui potrebbe anche non esserci alcun particolare problema: Bitcoin ad esempio registra tutte le transazioni legacy on-chain su un registro centrale unico, addirittura pubblico.
Il problema è che le transazioni in CBDC non saranno anonime.
Infatti per il rispetto delle norme anti riciclaggio è previsto per legge che qualsiasi fornitore di servizi in CBDC debba procedere all’autenticazione ed alla verifica dell’identità dei suoi clienti.
In altre parole con una CBDC la Fed non solo ha accesso alle informazioni di tutte le transazioni, ma può anche risalire abbastanza facilmente a mittenti e destinatari.
Inoltre in teoria può bloccare o limitare a piacimento qualsiasi wallet e qualsiasi transazione, arrivando addirittura a poter annullare quelle già eseguite.
A molti un tale potere nelle mani di un soggetto che non è controllato direttamente dallo Stato pare eccessivo, ed anche qualora fosse controllato dallo Stato parrebbe lo stesso eccessivo.
La differenza con le criptovalute
Anche Bitcoin registra tutte le transazioni su un unico registro centrale.
Questo registro è pubblico, a differenza di quello delle CBDC, ma non vi sono registrate le informazioni personali dei mittenti e destinatari.
Ovvero le transazioni registrate sulla blockchain di Bitcoin sono anonime, dato che vengono registrati pubblicamente solo gli indirizzi pubblici dei mittenti e dei destinatari.
Va detto che ormai, al giorno d’oggi, esistono vari strumenti e metodologie che consentono in alcuni casi di risalire ai mittenti ed ai destinatari, ma si tratta di tecniche private, utilizzate solo da alcuni ed in alcuni casi, e che non sempre si rivelano efficaci.
Inoltre ormai esiste anche Lightning Network, dove le transazioni semplicemente non sono pubbliche.
Le vere criptovalute inoltre sono basate su protocolli decentralizzati che non consentono a nessun specifico soggetto (nemmeno agli Stati) di intervenire per bloccare, limitare o annullare transazioni.
In altre parole le CBDC non sono affatto criptovalute, ma valute fiat ancora più centralizzate di quelle tradizionali.
Il possibile ban negli USA
Il primo politico statunitense a promettere di vietare l’emissione di un dollaro nativamente digitale, ovvero la CBDC degli USA, è stato Ron DeSantis.
Qualche mese fa il governatore della Florida promise che, se fosse diventato Presidente, avrebbe vietato alla Fed di emettere una sua CBDC.
Inoltre ha emesso un’ordinanza che vieta l’utilizzo del possibile dollaro nativamente digitale nello Stato della Florida.
Va però detto che ad oggi le probabilità di DeSantis di diventare Presidente degli Stati Uniti d’America il prossimo anno non sembrano affatto elevate, e che non esistendo ancora alcuna CBDC degli USA la sua ordinanza allo stato attuale è lettera morta. Inoltre può sempre essere soppressa dai futuri governatori.
Ora però si sta muovendo anche il Congresso degli USA, ovvero l’organo che han il potere di legiferare nel Paese.
Lo ha fatto grazie al deputato repubblicano Tom Emmer, che ha proposto un disegno di legge che vieti espressamente alla Fed di emettere una CBDC.
I repubblicani sono in questo momento i politici più attenti alle questioni che riguardano la privacy in ambito finanziario, tanto da sostenere anche le criptovalute. Sono anche i più scettici sull’operato della Fed, non fosse altro per il fatto che l’attuale governo Biden è democratico e l’anno prossimo ci sono le elezioni presidenziali.
L’iniziativa di Emmer sembra a tutti gli effetti propaganda politica in vista delle elezioni del 2024, e difficilmente porterà ad un ban vero e proprio del dollaro nativamente digitale prima dell’insediamento del nuovo governo.
Tuttavia, rende ancora più palese il fatto che durante la lunga campagna elettorale che terminerà solo a novembre dell’anno prossimo si parlerà ancora molto di criptovalute e CBDC.