Sta per giungere al termine la questione legata al fallimento di Genesis ed alla chiusura del programma Earn dell’exchange crypto Gemini.
Infatti il giudice Lane ha approvato il piano fallimentare, dando così il via libera alla restituzione dei crediti.
Summary
Genesis e il servizio Earn del crypto exchange Gemini
Genesis Global Capital è andata in fallimento nel 2022, dopo il fallimento di FTX, e tra i suoi creditori c’era anche l’exchange crypto Gemini.
Come conseguenza del fallimento di Genesis, Gemini dovette chiudere il suo programma Earn, lasciando i suoi clienti senza più accesso ai loro fondi.
La sentenza di ieri apre finalmente la strada alla soluzione del problema, soprattutto per quanto riguarda i creditori di Gemini.
In seguito alla pubblicazione della sentenza, Gemini ha rilasciato una dichiarazione con la quale di fatto ringrazia il giudice ed evidenzia come tale sentenza non abbia impatto sull’accordo globale tra Gemini, Genesis e gli altri creditori.
La restituzione dei crediti
Il giudice Sean Lane ha ignorato sia le obiezioni della capogruppo di Genesis, DCG, che quelle del Genesis Crypto Creditors Ad Hoc Group e dell’Office of the United States Trustee, e si è pronunciato a favore del piano che prevede la restituzione di circa 3 miliardi di dollari ai creditori.
Il piano approvato non prevede però la restituzione in blocco di tutti i crediti, ma un processo in più fasi che assegnerà le risorse ai creditori in base alla denominazione dei crediti, con i crediti in dollari che verranno restituiti prima di quelli in crypto.
Inoltre, il giudice ha deciso che, ai creditori in dollari sarà restituito il 100% del valore dei crediti, grazie a tale precedenza, mentre ai creditori in crypto andrà solamente il rimanente.
Genesis: il crypto exchange restituisce i fondi ai creditori di Gemini Earn
Per quanto concerne la restituzione dei crediti ai creditori di Gemini Earn, questi inizieranno a ricevere i rimborsi già nel mese di maggio, ma riceveranno solamente il 97% circa dei fondi dovuti, perlomeno inizialmente.
Da notare però che i rimborsi saranno in criptovalute, quindi di fatto potrebbero anche ricevere fondi dal valore maggiore rispetto a quello che avevano nel momento in cui sono stati bloccati. In altri termini riceveranno meno fondi, ma probabilmente di valore superiore al valore del credito al momento del fallimento.
I fallimenti crypto
Questa metodologia è comune a molti fallimenti crypto.
Quando ad un utente che possiede criptovalute in custodia presso un exchange, o una qualsiasi piattaforme centralizzata, viene impedito di poter ritirare i propri fondi, a causa della mancanza di sufficienti fondi per soddisfare tutte le richieste di prelievo, di fatto la piattaforma va in fallimento.
In altri termini, dato che i prelievi sono richieste di restituzione di debito, il blocco dei prelievi corrisponde ad un debito non pagato, e questo fa scattare l’insolvenza.
Tuttavia le normative fallimentari prevedono che il calcolo dei debiti, ovvero dei crediti degli utenti, venga effettuato in valuta fiat.
Quasi sempre dal momento del fallimento al momento della restituzione dei fondi passano diversi mesi, o anche molti anni, e nel frattempo il valore di mercato delle criptovalute varia.
Se varia salendo, il valore complessivo delle criptovalute ancora in possesso della piattaforma fallita può anche arrivare a superare il valore complessivo del debito al momento del fallimento così come accaduto al celebre caso dell’exchange Mt.Gox fallito 10 anni fa.
Le restituzioni in fiat o crypto
Ad esempio per quanto riguarda il fallimento di FTX il curatore fallimentare ha optato per una restituzione di tutti i fondi in valuta fiat.
In quel caso però non c’era scelta, dato che gli asset in possesso dell’azienda fallita erano criptovalute solo in minima parte, mentre in gran parte erano altre tipologie di asset che sono state vendute dal curatore fallimentare in modo da incassare valuta fiat.
In questo modo l’exchange fallito aveva solo più dollari da restituire, ma con la possibilità di restituire ai creditori il 100% del valore che avevano in custodia sull’exchange al momento dal fallimento, a novembre 2022.
Invece in altri casi, come quello di Mt.Gox o Genesis, una parte dei crediti viene restituita in valuta fiat, ma un’altra parte in criptovaluta.
In genere in questi casi i creditori in valuta fiat ricevono il 100% dell’importo del loro credito, calcolato al momento del fallimento, mentre gli altri ricevono una minore quantità di criptovalute rispetto a quella che avevano in custodia al momento della chiusura della piattaforma.
Però dato che sul lungo periodo molte criptovalute stanno aumentando il loro valore di mercato, anche se ricevono meno criptovalute di quelle dovute, quelle che ricevono possono nel frattempo aver incrementato il loro valore di mercato misurato in valuta fiat rispetto a quello che avevano al momento del fallimento.
In alcuni casi, come quello di Mt.Gox, l’incremento di valore nel corso del tempo è tale che gli asset crypto che riceveranno i creditori avranno un valore superiore a quello di tutti gli asset che avevano sulla piattaforma al momento della chiusura, anche se ne riceveranno una quantità di gran lunga inferiore.
Nel caso di Gemini Earn riceveranno indietro il 97% degli asset, ma dal valore di mercato nettamente superiore.