Ieri, il Presidente della CFTC, Rostin Behnam, ha affermato di ritenere che la maggior parte delle crypto non siano da considerare come dei security token.
Ha anche affermato che Bitcoin ed Ethereum vanno considerate commodity perchè c’è una sentenza di tribunale che lo dichiara, ma questo non vale ancora per la maggioranza delle altcoin.
Summary
CFTC e SEC: la guerra sulle crypto considerate security token
La CFTC è la Commodity Futures Trading Commission, ovvero l’agenzia governativa statunitense che vigila sui mercati delle commodity e defi future.
Furono loro nel lontano 2017 ad autorizzare lo sbarco in borsa dei primi future su Bitcoin, sui quali poi in seguito vennero emessi degli ETF approvati dalla SEC.
La SEC invece è la Securities and Exchange Commission, un’agenzia governativa che si occupa delle security e degli exchange.
Tra le due agenzie c’è da tempo una sorta di lotta per farsi assegnare il controllo del mercato crypto, e tale diatriba non è ancora stata completamente risolta.
Tuttavia considerando Bitcoin ed Ethereum commodity, è la CFTC che dovrebbe occuparsene.
La SEC però non è d’accordo, tanto che dopo aver approvato gli ETF sui future di Bitcoin bocciò quelli su BTC spot. Fu solo poi a fronte di un intervento esplicito di un tribunale che dichiarò illegittima quella bocciatura che la SEC tornò sui suoi passi ed alla fine a gennaio approvò anche quelli su Bitcoin spot.
Per quanto riguarda Ethereum invece a maggio al SEC li ha approvati, probabilmente proprio perchè c’è ormai una sentenza di tribunale che dichiara Ethereum una commodity.
Le security
Va però precisato che il ragionamento sulla natura di commodity o security delle criptovalute non può essere generalizzato, ma andrebbe sviluppato singolarmente per ogni singola criptovaluta.
Questo fa sì che non si possa affermare che tutte le crypto simili a Bitcoin ed Ethereum sono da considerare commodity solo perchè quelle due lo sono. Bisogna analizzare caso per caso.
Ad esempio per quanto riguarda XRP (la criptovaluta di Ripple) è stato sentenziato da un tribunale che i suoi scambi sui mercati secondari (gli exchange) non possono essere considerati contratti di investimento, quindi di fatto in quel caso è da ritenere una commodity.
Ma è ancora in corso una causa della SEC contro Ripple accusata di aver emesso XRP inizialmente sul mercato primario come un security token.
In ambito finanziario una security è un titolo emesso da un emittente che ha l’obbligo di registrarsi alla SEC per poterlo emettere a norma di legge.
Il punto chiave è che si tratta di fatto di un contratto finanziario con il quale l’emittente promette dei guadagni a chi lo sottoscrive, ma a fronte solamente di attività svolte dall’emittente stesso, e non dall’acquirente.
Quindi se qualcuno vende dei contratti di investimento ad investitori che li comprano con il solo scopo di guadagnarci grazie al lavoro di chi glielo vende, sta emettendo una security, ed ha l’obbligo di essere registrato presso l’autorità competente. Se non è registrato la security viene considerata non registrata, e quindi la sua vendita è considerata illecita.
I security token: quali crypto rientrano in questa categoria?
Questo ragionamento non vale solo per gli prodotti finanziari tradizionali, ma per qualsiasi tipo di asset finanziario, criptovalute comprese.
Pertanto se qualcuno crea una criptovaluta, o un token, che vende in cambio della promessa di generare un guadagno per chi lo compra, quella criptovaluta va considerata un security token.
I security token, essendo security a tutti gli effetti, devono essere registrati presso la SEC per poter essere venduti lecitamente sui mercati finanziari statunitensi.
Praticamente nessuna criptovaluta è registrata presso la SEC, tranne rarissime eccezioni.
Fanno invece eccezioni quelle criptovalute che non sono security perchè non promettono alcun guadagno.
I BTC ad esempio non sono mai stati venduti da chi li ha creati o estratti come dei contratti di investimento, ma solo come degli asset il cui valore di mercato è volatile. In altri termini chi li compra non riceve una promessa di guadagno.
La stessa cosa vale per ETH, anche se in questo caso c’è lo staking che promette dei guadagni. In teoria, però, lo staking esiste grazie alle attività svolte da chi possiede i token e li deposita su un suo nodo. Il discorso cambia solo per il cosiddetto staking-as-a-service che fanno ad esempio molti exchange crypto, che potrebbe rientrare nei contratti di investimento.
Le parole di Rostin Behnam
Se da un lato la SEC per diverso tempo ha cercato invano di dimostrare che Ethereum andava considerata una security non registrata, la CFTC invece ha sempre sostenuto che sia Bitcoin che Ethereum andavano considerate delle commodity.
Da questo punto di vista le parole di ieri del presidente Behnam non stupiscono: si è solo limitato a ribadire che ora c’è addirittura una sentenza di tribunale che lo attesta.
Invece sulle altcoin la CTFC non si era mai veramente pronunciata.
La SEC continua a ritenere quasi tutte le altcoin delle security, mentre invece la CFTC sostiene che gran parte delle crypto non andrebbe considerata tale.
Ieri, durante un’udienza presso il Comitato del Senato sugli stanziamenti, Behnam ha affermato esplicitamente di ritenere che il 70%-80% di tutte le criptovalute sono non-security.
Oltretutto lo ha detto esplicitamente, mentre invece il presidente della SEC Gary Gensler spesso ha fatto dichiarazioni poco chiare a riguardo.
Questo da un lato inasprisce il confronto tra SEC e CFTC, e la lotta per accaparrarsi la vigilanza sul mercato crypto, e dall’altro fa supporre che vi sia un 20% o 30% di token che invece andrebbero quasi sicuramente considerate security non registrate.