Da quando Joe Biden ha deciso di ritirare la sua candidatura alle presidenziali USA di novembre, indicando Kamala Harris come suo possibile successore, si sta speculando molto sulla posizione di Harris nei confronti delle criptovalute e della regolamentazione crypto.
Il problema è che Harris non ha mai fatto dichiarazioni pubbliche esplicite a riguardo, quindi ci si trova costretti a limitarsi alle speculazioni.
Summary
L’idea di Mark Cuban
Ieri si è espresso a riguardo Mark Cuban.
Cuban è al tempo stesso un sostenitore del mondo crypto, ed un democratico, quindi non è certo una fonte imparziale. Tuttavia in assenza di informazioni più precise, non si può fare a meno di prendere in considerazione anche le dichiarazioni provenienti da fonti non imparziali, se informate sui fatti.
Ieri il miliardario celebre per essere stato il proprietario della squadra NBA dei Dallas Mavericks, ha rilasciato un’intervista a Politico durante la quale ha parlato proprio di Kamala Harris.
Cuban afferma che i feedback che sta ricevendo in merito a Harris è che sarà molto più aperta al business, all’intelligenza artificiale ed alle criptovalute di quanto non lo sia stata fino ad ora.
La vicepresidenza in USA: Kamala Harris sarà pro alla regolamentazione crypto?
Attualmente Kamala Harris è la vice-presidente di Joe Biden.
Durante gli ultimi quattro anni ha operato all’ombra del presidente, senza mai prendere un’iniziativa che andasse contro la linea politica di Biden.
In altre parole si è adeguata al suo ruolo,lasciando che a prendere le decisioni strategiche fosse il suo presidente.
Pertanto si è anche adeguata alla politica sostanzialmente contro le criptovalute dell’amministrazione Biden, anche se in questo 2024 da questo punto di vista qualcosa è cambiato.
Anzi, a dire il vero non è che il governo Biden abbia fatto tanto per ostacolare il mercato crypto, anche se è parso in linea con l’atteggiamento del Partito Democratico al Congresso che di fatto ha bloccato l’iter della regolamentazione crypto fermo ormai da anni. Inoltre sono stati molti i democratici a prendere iniziative contro le criptovalute, a partire dal procuratore generale di New York ed arrivando fino al presidente della SEC Gary Gensler.
Harris non si è mai opposta a tutto ciò, ma non ha mai nemmeno espresso il suo chiaro sostegno a questa campagna. Ha preferito rimanere nell’ombra.
La svolta
L’ipotesi che sta circolando è che forse non fosse propriamente d’accordo con tutte le scelte politiche di Biden, della sua amministrazione e dei senatori e deputati del suo partito al Congresso.
Potrebbe aver semplicemente deciso di astenersi dal pronunciarsi su questioni su cui non era d’accordo per mantenere buoni rapporti con il presidente.
Lo stesso Cuban afferma che ora invece dovrebbe essere lei a comandare, e questo potrebbe cambiare il suo atteggiamento, rendendolo più aperto nei confronti del business.
Va precisato che tecnicamente Kamala Harris non è ancora il candidato del Partito Democratico che sfiderà il repubblicano Donald Trump a novembre, ma sembra essere nettamente la favorita, tanto che nessuno sembra prendere seriamente in considerazione altre ipotesi.
Il passato di Harris
Una cosa che non tutti sanno è che Kamala Harris in passato è stata vicina al business, soprattutto a quello della Silicon Valley.
È nata ad Oakland, in California, sulla baia di San Francisco.
Dal 2003 è stata procuratrice distrettuale di San Francisco, e nel 2010 è diventata procuratrice generale di tutta la California.
Ha quindi avuto per molti anni rapporti con le realtà produttive Californiane, come quelle della Silicon Valley, anche se dal punto di vista soprattutto legale.
Dal punto di vista politico, per quanto riguarda l’economia si è occupata soprattutto di protezione del consumatore e truffe, quindi in teoria potrebbe non essere molto vicina al settore crypto, ma è anche una forte sostenitrice della privacy.
Ma la cosa che dà maggiormente l’idea della sua posizione nei confronti del business è che in passato ha chiesto molte donazioni ai leader delle aziende della Silicon Valley, che spesso hanno risposto con generosi assegni. Infatti uno di questi, il co-fondatore e presidente esecutivo di LinkedIn Reid Hoffman, ha già annunciato il suo sostegno ad Harris.
USA: Kamala Harris e la regolamentazione crypto
Tutto ciò fa pensare che l’atteggiamento di Harris nei confronti del settore delle criptovalute, e soprattutto della regolamentazione crypto, potrebbe essere differente rispetto a quello di Biden.
Occorre però fare una precisazione.
In questo momento alcuni sondaggi danno Harris in vantaggio su Trump per consenso, e quindi per possibile numero di voti a novembre.
Ma nonostante ciò il favorito per la vittoria finale continua ad essere Trump.
Infatti il sistema elettorale USA non elegge come presidente chi prende più voti, ma chi conquista più delegati nei singoli Stati. Trump sembra essere ancora in vantaggio in molti Stati chiave, quindi così come già accaduto nel 2016 potrebbe vincere anche prendendo meno voti complessivi.
Pertanto se Harris comunque dovesse perdere le elezioni a novembre, tutte le considerazioni in merito al suo possibile atteggiamento nei confronti della regolamentazione crypto cadrebbero nel vuoto.
Ora starà a lei, una volta ottenuta ufficialmente la candidatura, spiegare con chiarezza quale sia la sua posizione nei confronti di quella regolamentazione crypto che durante i quattro anni di amministrazione Biden, durante i quali lei era vice.-presidente, è rimasta ferma al Congresso senza fare alcun reale passo concreto in avanti.
Dato che ormai persino la UE ha una regolamentazione crypto chiara, sembra davvero strano che gli USA siano rimasti indietro da questo punto di vista. D’altronde sono stati proprio i democratici a mettere il bastone fra le ruote all’iter della regolamentazione crypto, e non è detto che sotto la guida di Harris le cose possano realmente essere differenti.