Riot Platforms (RIOT), tra le società leader che si occupano di Bitcoin mining, ha rivelato una perdita nel secondo trimestre del 2024 triplicata rispetto all’anno precedente, a causa dell’hashrate ancora troppo alto.
Summary
La causa: l’halving
Il 20 aprile scorso, ovvero venti giorni dopo l’inizio del secondo trimestre del 2024, c’è stato il quarto halving di Bitcoin.
Questo halving ha di colpo dimezzato il premio per i miner che minano i nuovi blocchi della blockchain di Bitcoin, portandolo da 6,25 BTC a 3,125.
Sebbene i miner incassino anche le fee, che non si sono ridotte, l’halving ha improvvisamente ridotto di parecchio i loro introiti.
L’evento era programmato e ben noto da molto tempo, ma ciò che non si sapeva è di quanto si sarebbe ridotto l’hashrate.
Il problema dell’hashrate: le società di Bitcoin mining come Riot iniziano a soffrire
Il mining di Bitcoin è a tutti gli effetti una competizione che premia soprattutto chi dispone di maggiore potenza di calcolo.
Nell’ambito del mining crypto la potenza di calcolo è chiamata hashrate, e si misura nel numero di hash che si riescono ad estrarre (a caso) ogni secondo.
Più è elevato l’hashrate complessivo di tutti i miner del mondo, più bassa sarà la percentuale di probabilità dei singoli miner di riuscire a minare blocchi.
Per aumentare la probabilità di minare blocchi un singolo miner deve avere il maggior hashrate possibile, ma aumentare l’hashrate significa anche aumentare i costi, dato che la potenza di calcolo consuma molta energia elettrica.
Quando gli introiti si riducono, inevitabilmente i miner devono anche ridurre i costi se vogliono rimanere profittevoli, e questo lo possono fare solo riducendo l’hashrate.
La riduzione dell’hashrate post-halving
Prendendo come riferimento le medie settimanali, il picco massimo storico si era toccato proprio il giorno dell’halving, a quota 650 Eh/s.
Nei giorni seguenti l’hashrate ha iniziato a scendere, proprio perché i miner sono stati costretti a spegnere le macchine meno efficienti, ovvero quelle che consumavano più elettricità a parità di hashrate prodotto.
Il 9 maggio l’hashrate era sceso a 582 Eh/s, e dopo una breve risalita sopra i 650 Eh/s, a fine giugno era sceso fino a 556.
Il problema è che a fronte di un calo dell’hashrate del 14% gli introiti in BTC sono scesi molto di più.
In questo momento meno del 3% degli incassi dei miner derivano dalle fee, anche se fino a metà giugno erano superiori al 7%. Questo significa che la riduzione degli introiti dopo il mining non è stata di molto inferiore al 50%.
In altre parole, l’hashrate si è ridotto molto meno del previsto, e questo ha mandato in crisi alcuni miner.
Oltretutto a fine luglio è schizzato anche sopra i 670 Eh/s, sebbene solo per un breve momento.
Prima dell’halving spesso si aggirava attorno ai 600 Eh/s, mentre a giugno è sceso spesso sotto i 550. Nel corso del mese di luglio però è tornato spesso sopra i 600.
Riot: difficoltà nelle attività di Bitcoin mining
Queste dinamiche però non hanno lo stesso impatto su tutti i miner.
A farne le spese di più sono quelli che hanno costo maggiori, o perchè pagano cara l’energia elettrica, o perchè usano macchine poco efficienti che consumano molto, oppure perchè hanno da sostenere anche molti altri costi.
Riot Platforms ad esempio nel secondo trimestre dell’anno in corso ha perso più di 84 milioni di dollari, proprio a causa dell’aumento dei costi.
Hanno dichiarato che hanno dovuto fronteggiare un forte aumento delle spese di vendita, generali e amministrative, salito in un anno da 41,4 a 61,2 milioni di dollari (+48%).
In un momento in cui gli introiti si sono ridotti, un aumento dei costi era l’ultima cosa di cui avrebbero avuto bisogno.
Ieri il titolo RIOT in borsa ha perso più del 4%, scivolando a -37% da inizio anno.
Tuttavia il minimo annuale del 2024 è stato toccato tra fine giugno ed inizio luglio, quando scese fino a 9$. Il prezzo attuale di 10,2$ è comunque ancora nettamente superiore, ma è in linea con quello di 12 mesi fa.
Anzi, è tornato in linea con quello di dicembre 2020, quando era appena partita l’ultima grande bullrun. In altri termini, in quattro anni il prezzo delle azioni RIOT è salito del 160%, mentre quello di Bitcoin nel medesimo periodo è salito di quasi il 450%.
Le altre società di mining
La più importante società di mining crypto quotata in borsa, Marathon Digital Holdings (MARA), è a -20% da inizio anno.
Rispetto a quattro anni fa l’apprezzamento è stato sduperiore a +900%, ovvero molto meglio di Bitcoin.
Questo dimostra come l’halving abbia impatto differente sulle diverse società che si occupano di mining crypto, perchè molto dipende dalla loro gestione dei costi, che cambia da azienda ad azienda.
Aziende con costi maggiori, come Riot, possono performare bene soprattutto quando le cose vanno particolarmente bene, ma quando ci sono eventi come l’halving soffrono di più.
Invece aziende che sono maggiormente in grado di tenere a bada i costi performano magari meno bene durante i periodi bullish, ma tengono meglio durante quelli bearish.
Ad esempio dai minimi del bear-market del 2022 MARA ha fatto segnare un clamoroso +500%, mentre la performance di RIOT è stata circa la metà, in assenza di una vera e propria nuova grande bull run. Inoltre dai picchi massimi annuali del 2024 ha perso il 44%, contro il -41% di MARA.