Ieri, sul sito web della CNBC è stato pubblicato un articolo in cui viene azzardata l’ipotesi che il prezzo di Bitcoin possa raggiungere le sei cifre a prescindere da chi vincerà le elezioni presidenziali USA di novembre.
L’ipotesi infatti immagina che dopo le presidenziali statunitensi possa iniziare una nuova bullrun in grado di portare il prezzo di Bitcoin sopra i 100.000$.
Summary
L’articolo di CNBC: prezzo di Bitcoin alle stelle grazie alle elezioni USA
L’articolo, pubblicato nella sezione Crypto World, è stato scritto da Tanaya Macheel.
Macheel è proprio una giornalista della CNBC, e si occupa di mercati e investimenti con un particolare focus sulle criptovalute, fin dal 2014.
Appare periodicamente anche nella programmazione televisiva dell’emittente, ed i suoi articoli vengono regolarmente pubblicati su CNBC.com. È anche una delle conduttrici dello show digitale quotidiano della CNBC “Crypto World”.
L’articolo è abbastanza approfondito, e non sembra essere un azzardo eccessivamente ottimistico.
Inoltre Macheel cita alcune dichiarazioni a lei rilasciate dal responsabile dei clienti privati e dei family office di Swan Bitcoin, Steven Lubka.
L’ipotesi bullish sul prezzo di Bitcoin
Macheel inizia l’articolo dicendo che Bitcoin prospererà sul lungo termine, indipendentemente da chi vincerà le elezioni presidenziali statunitensi di novembre.
Lo riferisce come un punto di vista che molti investitori in crypto stanno iniziando ad accettare.
Il punto è che in caso di vittoria di Trump i mercati crypto potrebbero reagire bene sul breve periodo, mentre una vittoria di Harris potrebbe non generare una tale reazione, ma a medio/lungo termine le differenze potrebbero attenuarsi parecchio, fino a scomparire prima o poi.
Lubka ad esempio ritiene che quasi certamente il prezzo di Bitcoin nel corso del 2025 finirà per salire sopra i 100.000$, a prescindere dall’esito delle elezioni di novembre.
Ha detto:
“Bitcoin è sempre stato un investimento che affonda le sue radici più nel profilo fiscale e monetario dei paesi, dei sovrani e degli Stati Uniti. Nessuno dei due candidati cambierà questa cosa”.
Lubka ovviamente non è imparziale, ma almeno è una persona che conosce bene Bitcoin.
Altre conferme
Macheel riporta anche le parole di altri esperti che sostanzialmente la pensano allo stesso modo.
Ad esempio, il co-fondatore della piattaforma di trading Crypto Valley Exchange, James Davies, pensa che i timori che un’eventuale presidenza Harris possa in qualche modo limitare la crescita del prezzo di Bitcoin, addirittura o farlo scendere, siano esagerati.
Forse il settore crypto nel suo complesso si troverebbe ad affrontare maggiori difficoltà, ma questo potrebbe avere un impatto solo marginale sull’andamento del prezzo di BTC sul medio/lungo periodo.
Davies ha aggiunto:
“La verità è che il mercato è solido, non è incentrato sugli Stati Uniti e non ha reagito negativamente ai grandi eventi da entrambe le parti.”
Le paure esagerate
Secondo Lubka, alcuni sopravvalutano i rischi di un’eventuale presidenza Harris, in particolare a causa dell’ostilità che il settore ha sperimentato durante l’attuale amministrazione Biden.
D’altronde Kamala Harris è l’attuale vice-presidente di Joe Biden, ovvero parte integrante del suo governo democratico, e negli ultimi 4 anni scarsi il settore crypto negli USA è stato bersagliato da una lunga serie di accuse, provenienti soprattutto dalla SEC, molte delle quali si sono poi rivelate fallaci.
Lubka fa notare, invece, che i segnali che emergono dall’atteggiamento di Harris nei confronti del mondo crypto sembrano a tutti gli effetti una de-escalation della retorica contrarian dell’era Biden.
Un aspetto che nell’articolo non viene affrontato, e che potrebbe spiegare sia l’escalation degli anni scorsi sia la recente de-escalation, è il coinvolgimento di molti politici democratici nel caso FTX.
Il fondatore ed ex CEO di FTX, Sam Bankman-Fried, aveva donato molti milioni di dollari soprattutto a politici democratici attingendo i fondi però da quelli di proprietà degli utenti dell’exchange.
FTX a novembre del 2022 è fallita, e SBF è stato poi arrestato e condannato.
Non è un caso che l’escalation democratica contro le criptovalute sia avvenuta proprio dopo novembre 2022, e probabilmente non è nemmeno un caso che la de-escalation sia iniziata dopo la condanna a SBF.
Il dopo-elezioni
Secondo il fondatore e presidente del consulente di investimenti 401 Financial, Tyrone Ross, i risultati delle presidenziali USA in realtà avranno effetti minimi sulle prestazioni di Bitcoin nei prossimi 12-18 mesi.
Lubka però aggiunge che se a novembre vincesse Trump ci sarebbe un pump immediato, mentre se vincesse Harris la pressione di vendita potrebbe aumentare, sul breve periodo, ma nel medio termine tutto ciò verrà dimenticato.
Inoltre comunque da quando Biden è entrato in carica, a gennaio del 2021, il prezzo di Bitcoin è passato da circa 35.000$ agli attuali 58.000$, quindi anche con anni di accuse il suo andamento è stato più che positivo.
Macheel aggiunge che dal 2012 Bitcoin è stato l’asset con le migliori performance in tutti gli anni, tranne in tre.
Secondo il responsabile della strategia presso l’operatore di wallet crypto Tonkeeper, Daniel Cawrey, probabilmente ci sarà comunque una ripresa del mercato crypto, anche perchè queste stesse elezioni hanno portato in primo piano il dibattito sulle criptovalute. Inoltre fa notare che, a differenza di Biden, Harris non ha adottato un approccio non interventista nei confronti delle criptovalute da quando è stata promossa a candidata democratica, ed ha parlato con le parti interessate del settore.
Quindi se sul breve termine l’impatto dell’esito delle presidenziali USA del 5 novembre sul prezzo di Bitcoin potrebbe essere temporaneamente significativo, a medio/lungo termine dovrebbe semplicemente esaurirsi.