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L’aumento delle tasse crypto in Italia: un salto amaro dal 26% al 42%

Oggi, il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha dichiarato che il governo prevede un aumento delle tasse crypto in Italia. La proposta vedrebbe l’aliquota sulle plusvalenze derivanti da vendite di Bitcoin e criptovalute passare dal 26% al 42%.

Il governo italiano sta discutendo i dettagli della nuova manovra economica per il 2025, ed una delle novità a cui sta pensando è quindi l’aumento delle tasse crypto. 

La proposta dell’aumento delle tasse crypto in Italia

Il viceministro Leo questa mattina ha tenuto una conferenza stampa insieme al ministro dell’Economia Giorgetti, durante la quale hanno illustrato i punti principali della nuova manovra economica. 

Ad un certo punto Leo ha dichiarato esplicitamente che prevedono di aumentare al 42% la ritenuta sulle plusvalenze da Bitcoin

In Italia le plusvalenze ottenute con la vendita di criptovalute sono attualmente tassate al 26%, ovvero una percentuale in media con quella di altri Paesi europei. 

Stando ai dati di Tax Foundation Europa, l’aliquota sul capital gain in Germania è del 26,4%, ed in Spagna del 28%. 

Il 42% risulta essere la maggiore tassazione europea, attualmente applicata solamente dalla Danimarca. 

In Francia è del 34%, ed in Gran Bretagna è del 20%. 

In Svizzera, invece, risulta essere completamente nulla, pari allo 0%!

Oltre alla Danimarca non vi è alcuno Stato europeo dove sia maggiore del 40%, tanto che attualmente il secondo è la Norvegia con il 37,8%, ed il terzo è proprio la Francia con il 34%, al pari della Finlandia. 

In effetti ad oggi, con l’esclusione della Gran Bretagna, il 26% è l’aliquota più bassa in assoluto tra i grandi Paesi dell’Europa centro-occidentale. 

Le probabilità di successo della proposta

Stando alle dichiarazioni del viceministro italiano dell’Economia, le probabilità che una tale misura venga effettivamente approvata dal Parlamento sembrerebbero elevate.

Tuttavia, va detto non solo che il governo non ha ancora presentato al Parlamento il testo definitivo, ma che è assolutamente possibile che la proposta di alzarla al 42% venga ridimensionata. 

Potrebbe anche essere soltanto una strategia politica per far digerire un aumento, ma magari di entità inferiore. 

Ad esempio il governo potrebbe decidere di adeguare l’aliquota italiana al 28% spagnolo, o più probabilmente al 34% francese. 

A questo punto appare invece improbabile che l’aumento dell’aliquota sul capital gain crypto venga lasciata inalterata. 

A tal proposito la community crypto italiana sta cercando di far sentire la propria voce con una petizione su Change.org. Purtroppo, potrebbe avere scarse possibilità di convincere il governo a desistere da questa sua intenzione. Però, provare non costa nulla!

Gli svantaggi per l’Italia di un aumento delle tasse crypto al 42%

L’Italia è un Paese in cui la pressione fiscale è già abbastanza elevata, nel suo complesso. 

La percentuale di gettito fiscale in rapporto al PIL in Italia risulta essere del 42,6%, secondo l’OCSE, e sebbene sia decisamente inferiore al 47,4% della Francia, è comunque la sesta maggiore di tutta la UE. 

In Svizzera ad esempio è del 27,4%, mentre in Germania del 41,7%. Persino in Grecia è inferiore (41,9%). 

L’attuale governo inoltre aveva appena promesso che la manovra economica per il 2025 non avrebbe aumentato le tasse, ma ormai la credibilità dei politici italiani è così bassa che non ci si può più nemmeno stupire che un giorno annuncino che le tasse non verranno aumentate, ed il giorno dopo annuncino l’esatto contrario. 

Il problema è che quando un Paese con una tassazione già elevata aumenta ancora le tasse non fa altro che favorire l’emigrazione verso Paesi più benevoli da questo punto di vista, come ad esempio la Svizzera che non solo confina direttamente con l’Italia ma ha addirittura un intero cantone in cui si parla italiano. 

Oltretutto misure come questa rischiano di far scappare soprattutto chi ha patrimoni più elevati, di fatto impoverendo così il Paese stesso. 

Ad esempio secondo il professor Ferdinando Ametrano, che insegna Bitcoin e tecnologia blockchain all’Università Milano-Bicocca, l’imposta sostitutiva al 42% prevista per il 2025 sarebbe “fiscalmente discriminatoria e quindi iniqua, probabilmente anche incostituzionale”.

Ametrano conferma l’ipotesi che potrebbe avere l’effetto dannoso di far fuggire i capitali crypto dall’Italia, creando distorsioni di mercato e inducendo gli investitori italiani a realizzare il capital gain entro la fine del 2024. 

D’altro canto invece gli unici vantaggi che si possono immaginare da una tale iniziativa sono quelle di aumentare gli incassi per lo Stato italiano, cosa che oltretutto da diversi cittadini non è nemmeno considerata realmente un vantaggio. 

L’assurdità degli ETF

La cosa però più assurda è che la proposta svelata da Leo riguarderebbe solo Bitcoin e criptovalute, e non ad esempio prodotti derivati scambiabili in borsa come ETP, ETC e ETF. 

Lo fa notare lo stesso Ametrano, che rivela che la proposta di Leo creerebbe uno squilibrio irragionevole rispetto agli investimenti in ETP, ETC e ETF su Bitcoin, che rimarrebbero tassati al 26%. 

Quindi chi investisse o speculasse sul prezzo di BTC in Italia utilizzando prodotti derivati in borsa si troverebbe a pagare molte meno tasse sulle plusvalenze rispetto a chi invece lo facesse spot sugli exchange. 

Infatti in molti, come il professor Ametrano, stanno auspicando che il governo accetti un confronto tra il Ministero dell’Economia e delle Finanze e gli operatori crypto italiani, per discutere di soluzioni alternative che possano rafforzare efficacemente la raccolta tributaria senza irragionevoli sperequazioni. 

Se invece passasse la proposta Leo, il danno per l’industria italiana che fornisce servizi in ambito crypto rischierebbe di essere enorme, proprio in un momento in cui invece l’innovazione in Italia avrebbe in gran bisogno di essere rilanciata. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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