Come annunciato, oggi a Londra si è tenuta una conferenza stampa durante la quale hanno “svelato” la presunta vera identità di Satoshi Nakamoto, rivelandosi poi un’iniziativa di puro marketing, dai contorni a dir poco sospetti.
Summary
L’identità “svelata” di Satoshi Nakamoto: solo una trovata di marketing?
Il corrispondente crypto di BBC News, Joe Tidy, ha partecipato alla conferenza stampa, ed ha poi postato su X le rivelazioni che sono state fatte.
Tidy innanzitutto ha svelato che la partecipazione alla conferenza stampa non solo era a pagamento, ma addirittura costava 500 sterline.
Inoltre, ha riferito che alla conferenza stampa era presente il sedicente Satoshi Nakamoto che rispondeva alle domande del pubblico.
Infatti ad un certo punto è salito sul palco un uomo chiamato Stephen Mollah che ha affermato di essere Satoshi Nakamoto.
Tidy però fa notare che Mollah già in passato aveva affermato di esserlo, tanto che ora è in disputa legale a riguardo.
I dubbi sull’identità di Satoshi Nakamoto svelata: campagna marketing riuscita?
Il giornalista di BBC News ha riferito che dopo più di un’ora di conferenza stampa Mollah non è ancora riuscito a presentare alcuna prova a riguardo. Si è limitato a raccontare storie.
Mollah in realtà è già ben noto alla stampa.
Qualche giorno fa The Standard gli aveva dedicato un articolo in cui veniva accusato di aver affermato falsamente di essere Satoshi.
Anzi, secondo quanto riferisce The Standard Mollah è stato accusato di essersi spacciato per l’inventore di Bitcoin addirittura all’interno in un procedimento giudiziario per frode in ambito crypto.
Inoltre avrebbe anche affermato falsamente di possedere 165.000 BTC a Singapore.
Il vero Satoshi invece pare che possegga più di un milione di BTC, e sicuramente li possiede in wallet non-custodial al portatore, e non a Singapore.
Inoltre nel processo penale che sta affrontando per una frode crypto del 2022 è coinvolto anche Charles Anderson, organizzatore della conferenza stampa di oggi.
Stephen Mollah è un uomo d’affari di 58 anni di Pimlico, un quartiere di Londra, mentre Charles Anderson è un 67enne di New Malden, in periferia di Londra. Anche la conferenza stampa si è tenuta a Londra, e la società che l’ha organizzata è la PR London Live di Charles Anderson.
Mollah e Anderson attualmente sono fuori su cauzione, ed il loro processo è fissato per il 3 novembre 2025.
La presunta truffa
La presunta truffa di cui sono accusati Mollah e Anderson sarebbe avvenuta tra novembre 2022 ed ottobre 2023.
La vittima è Dalmit Dohil, che ha sporto denuncia contro Mollah e Anderson per frode per falsa dichiarazione. I due si sono dichiarati non colpevoli durante un’udienza tenutasi il mese scorso presso la corte della Corona di Inner London.
Dohil sostiene che i due abbiano affermato che Stephen Mollah era Satoshi Nakamoto, e che Mollah possedeva 165.000 Bitcoin che si trovavano a Singapore, con l’intenzione di causare una perdita a Dalmit Dohil o di esporlo ad un rischio di perdita.
La vera identità di Satoshi Nakamoto
Oggi, oltretutto è il “compleanno” del mitico whitepaper di Bitcoin pubblicato dal vero Satoshi Nakamoto il 31 ottobre del 2008.
Da allora sono stati molti coloro che si sono spacciati per lui, in primis quel Craig Wright che alla fine è stato costretto proprio da un tribunale a negare di esserlo, alla luce di evidenti prove delle sue menzogne.
Il caso di Stephen Mollah non sembra poi tanto diverso, tanto che praticamente nessuno gli crede.
Vi sono stati anche diversi tentativi giornalistici di dare un nome a Satoshi Nakamoto, dato che questo sicuramente era uno pseudonimo, alcuni dei quali anche recenti.
Tuttavia ovviamente non basta affermare di essere Satoshi: bisogna portare anche le prove.
Il vero Satoshi potrebbe provare di esserlo molto facilmente. Sarebbe sufficiente che firmasse un qualsiasi documento digitale con la chiave privata dell’indirizzo che utilizzò per minare il primo blocco di Bitcoin.
Quell’indirizzo infatti non solo è pubblico, ma è anche sicuramente al 100% del creatore di Bitcoin, senza il minimo dubbio.
La chiave privata di quell’indirizzo ce l’ha solo Satoshi, ed è privata, quindi se qualcuno la usasse quello potrebbe essere solo lui. Inoltre, firmare con quella chiave privata sarebbe facilissimo, per chi ce l’ha, e soprattutto la firma sarebbe verificabile da chiunque utilizzando l’indirizzo pubblico del primo blocco di Bitcoin.
Fino ad oggi nessuno è mai riuscito a farlo, e dato che il vero Satoshi Nakamoto probabilmente è deceduto, senza lasciare le sue chiavi a nessuno, è probabile che nessuno mai ci riuscirà.