Il co-fondatore ed ex CEO di FTX, Sam Bankman-Fried, sostiene che l’exchange in realtà non sarebbe mai andato in bancarotta.
Sostiene infatti che il problema che costrinse a chiudere i prelievi fosse solamente una crisi di liquidità, e non di un problema di insolvenza. Ritiene infatti che FTX avesse comunque sufficienti asset per ripagare tutti i clienti in quel momento, ma a causa di una crisi di liquidità si sia innescato panico sul mercato rendendo così impossibile incassare rapidamente i fondi.
Summary
L’intervista a SBF: la bancarotta di FTX non è mai accaduta
Tutto ciò è contenuto in una recente intervista che SBF ha rilasciato dal carcere al New York Sun.
L’ex CEO dell’exchange, infatti, è stato condannato a 25 anni di carcere per truffa, ed in realtà l’intervista è stata registrata in tre differenti sessioni di 15 minuti tenutesi presso il Manhattan Detention Center.
Gli argomenti trattati sono stati diversi, come i pensieri di Bankman-Fried sulla scena politica, le sue speranze di una grazia da parte del Presidente Trump, le sue riflessioni sul giudice che lo ha condannato e i suoi pensieri sul procuratore che ha ottenuto la condanna.
Inoltre, ha anche condiviso riflessioni più personali su cosa significhi avere molti soldi e perderli all’improvviso.
SBF ha espresso frustrazione e delusione per l’amministrazione Biden ed il Partito Democratico, in particolare in merito alle politiche relative alle criptovalute. Va anche ricordato però che contava molto sull’appoggio politico dei democratici durante il procedimento giudiziario che lo ha visto imputato, ma che di fatto non ha ottenuto praticamente nulla in tal senso, nonostante le donazioni miliardarie che aveva fatto loro.
Attualmente ritiene che il Partito Repubblicano sia più ragionevole su questi temi, ma queste dichiarazioni potrebbero anche essere legate alla sua recente richiesta di grazia a Trump.
Il fallimento di FTX
Innanzitutto SBF sostiene che il suo processo sia stato ingiusto e sbilanciato. Infatti crede che la sua condanna sia stata influenzata da pregiudizi politici e abusi da parte dei pubblici ministeri.
Lui d’altronde si è sempre professato innocente, tanto da affermare che FTX non sarebbe mai stata insolvente perché aveva abbastanza asset per rimborsare tutti i clienti.
In realtà FTX invece è stata evidentemente insolvente, dato che ad un certo punto l’exchange non è più stato in grado di soddisfare i prelievi dei clienti.
La sua tesi è che avrebbero dovuto dare loro il tempo per vendere gli asset che possedeva per incassare liquidi con cui erogare i prelievi, ma un exchange crypto non dovrebbe funzionare così.
Infatti le crypto detenute da un exchange per conto dei clienti devono essere mantenute tali, e non “investite” in altri asset, magari illiquidi o addirittura immobili. Una procedura come quella suggerita da SBF non è assolutamente tollerabile per un exchange crypto.
L’ex CEO di FTX invece sostiene che il fallimento della società fosse dovuto solamente ad una crisi momentanea di liquidità ed alla cattiva gestione del patrimonio fallimentare da parte di Sullivan & Cromwell. Ovviamente però non dice nulla sulla pratica assolutamente scorretta, ed illegittima, di non tenere in portafoglio tutte le crypto di proprietà dei clienti.
Sam Bankman-Fried però continua a credere che FTX ed Alameda Research andassero considerate solvibili, dat che comunque avevano più attività che passività, tanto da immaginare che i clienti avrebbero potuto essere già rimborsati per intero nel novembre 2022, mese della chiusura dei prelievi.
Dato che invece ci sono poi voluti più di due anni per giungere ai rimborsi, questa ipotesi di SBF sembra del tutto campata in aria.
Il resto dell’intervista
In seguito ha parlato del suo rapporto con il denaro, dicendo che era incentrato sull’avere un impatto positivo sul mondo piuttosto che sul consumo personale.
Invece si è scoperto che una parte non irrilevante dei fondi di proprietà dei clienti venivano spesi dalla società per il suo consumo personale, e quello degli altri dirigenti.
Ha sottolineato che ha donato denaro a cause come la salute globale, il benessere degli animali e la prevenzione delle pandemie, ma ovviamente senza specificare che quelli non erano fondi suoi, o della società, ma dei loro clienti.
Ha aggiunto che l’aspetto più difficile della vita in prigione è la perdita di libertà e la capacità di accedere alle informazioni, e che sente una mancanza di controllo nel sistema carcerario.
SBF ha presentato appello alla corte per la riesamina del caso, e si dice cautamente ottimista a riguardo.