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Il collasso della First Republic Bank e la fine della crisi bancaria

La crisi della First Republic Bank ormai sembra essere stata superata.

Infatti, dopo che la FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation) ha preso possesso della banca, ha concluso un accordo per la vendita della maggior parte dei suoi asset a JPMorgan Chase & Co.

In questo modo JPMorgan assumerà tutti i 103,9 miliardi di dollari di depositi di First Republic Bank, ed acquisirà la maggior parte dei suoi 229,1 miliardi di dollari di attività.

In realtà dal punto di vista tecnico si tratta comunque di una sorta di fallimento lampo, dato che la banca è stata considerata insolvente e praticamente sequestrata dalla FDIC. 

Secondo il Wall Street Journal, si tratterebbe del secondo più grande fallimento bancario nella storia statunitense, superiore anche a quello di Silicon Valley Bank di marzo. 

Da notare che il titolo First Republic Bank sulla borsa di New York ha perso più del 97% del proprio valore a partire da inizio marzo, con un -88% a marzo seguito da un ulteriore -80% nell’ultima settimana. 

First Republic Bank: la fine della crisi bancaria

Il fatto che la situazione in questo momento sembri per certi versi tornata ad una sorta di normalità lo evidenzia l’andamento dell’indice S&P500 degli ultimi dieci giorni. 

Dal giorno dell’inizio dell’ultimo collasso in borsa di First Republic Bank, lunedì 24 aprile, l’S&P500 ha prima perso il 2% in due giorni, e poi ha fatto registrare un rimbalzo di quasi il 3% nei giorni seguenti che lo ha riportato su livelli superiori a quelli del 23 aprile. 

In questo momento l’indice è vicino ai livelli massimi annuali toccati ad inizio febbraio. 

Inoltre, lo stesso Presidente USA Joe Biden ha affermato che sono sulla buona strada per stabilizzare il sistema bancario, dopo l’incredibile serie di grossi fallimenti che potrebbe essersi conclusa in questi giorni con il collasso di First Republic Bank. 

Oltretutto, mentre i precedenti grossi fallimenti di Silicon Valley Bank e Signature Bank non si sono ancora conclusi con il passaggio degli asset ad altri operatori bancari, quello di First Republic Bank sembra, invece, destinato a concludersi a tempo record, grazie all’intervento di JPMorgan e soprattutto al sostegno della Fed nei riguardi di tutti i depositi dei clienti. 

E così, secondo alcuni analisti, quest’ultimo collasso potrebbe segnare la fine della crisi bancaria statunitense del 2023. 

Il 3 maggio: cosa accadrà?

Domani, tuttavia, potrebbe essere lo stesso un giorno di forte volatilità sui mercati finanziari. 

Infatti, la Fed comunicherà la sua decisione in merito all’eventuale ulteriore aumento dei tassi di interesse

In realtà i mercati hanno già ampiamente scontato un aumento di 25 punti base, ma non sembra essere questo il punto critico. 

Le previsioni dei mercati indicano che l’aspettativa è per un paio di riduzioni da 25 punti base entro fine 2023, in particolare a fine anno. È possibile che i mercati stiano già anche scontando questa ipotesi. 

Dopo la comunicazione della decisione in merito ai tassi, la Fed terrà una conferenza stampa, durante la quale potrebbero essere pronunciate parole in grado di far incrementare in modo evidente la volatilità dei mercati. 

Ovvero se da un lato l’annuncio dell’aumento di 25 punti dei tassi di interesse potrebbe non generare particolare volatilità, potrebbero invece farlo le parole pronunciate nella successiva conferenza stampa, soprattutto se dovessero in qualche modo smontare, totalmente o parzialmente, l’ipotesi di un doppio tagli entro fine anno. 

Nel caso in cui invece la Fed domani dovesse annunciare di non aver aumentato i tassi i mercati potrebbero reagire subito, probabilmente bene. 

La paura dei mercati

Il motivo che spinge i mercati a ritenere possibile un doppio tagli dei tassi entro fine anno è che tassi così elevati potrebbero favorire una recessione. 

Da notare che l’attuale livello a cui sono stati alzati i tassi di interesse negli USA è ai massimi degli ultimi decenni, ed il suo impatto sull’economia del Paese alla lunga potrebbe essere devastante. 

Visto che l’inflazione sta diminuendo in modo significativo, e dato che la Fed potrebbe anche decidere di accontentarsi di non riportarla sotto il 2% già entro fine anno, sembra in effetti logico immaginare che per ridurre i rischi di una recessione possa essere deciso di ridurli un po’ in autunno. 

A dire il vero l’ipotesi di una recessione è ampiamente condivisa, ma si sta facendo strada la convinzione che potrebbe anche trattarsi di una recessione lieve. 

È possibile che ora sia questo il punto cruciale su cui investitori e speculatori stanno ragionando per aggiustare le loro strategie finanziarie, ed in un tale contesto la fine della crisi bancaria potrebbe giocare un punto a favore dello scenario migliore. 

Se la Fed dovesse in qualche modo supportare, o dare l’impressione di supportare, questa logica allora la reazione dei mercati potrebbe anche essere positiva. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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